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Usa 2016, ecco le ultime mosse (vincenti?) di Donald Trump

Il Partito Repubblicano può mettere da parte i timori per una convention aperta. Il magnate dell’immobiliare Donald Trump ha raggiunto il numero minimo di delegati necessari per ottenere la nomination alle elezioni presidenziali americane: 1.237 rappresentanti. Ad aprile il principale consigliere di Trump, l’italo-americano Paul Manafort (qui il ritratto di Formiche.net), aveva detto al Washington Post che a metà maggio si sarebbe potuto capire se la cifra necessaria per la nomination era raggiungibile o meno.

NUOVO MESSAGGIO

Manafort aveva anticipato che, in caso di vittoria, il messaggio di Trump non sarebbe cambiato “nei suoi concetti fondamentali, ma sarà presentato in modo diverso. Avevamo un messaggio che ha funzionato, ma che non era pensato per l’intera durata della campagna. Bisogna creare un nuovo modello, più tradizionale, e Trump lo sa”.

Il 3 maggio Trump ha vinto nello Stato dell’Indiana grazie a un messaggio economico protezionista. I restanti candidati repubblicani, nel frattempo, hanno abbandonato la corsa e, a un mese dalla fine delle primarie, Trump si è ritrovato a essere l’unico candidato repubblicano, in attesa della conferma formale per la convention.

FARE POLITICA NEGLI USA

Lo stile aggressivo e polemico di Trump, pieno di provocazioni e insulti, sembra essersi esaurito. Da alcune settimane, l’imprenditore ha cambiato strategia e si vuole presentare come un’alternativa valida e conciliatoria. “Donald Trump riceverà la nomination repubblicana e nulla sarà uguale […] Il modo di fare politica in America è cambiato e non si tornerà mai più indietro”, ha scritto l’editorialista del Wall Street Journal, Peggy Noonan.

REPUBBLICANI DIVISI

Il successo di Trump ha provocato molte divisioni tra i repubblicani. Il presidente della Camera dei rappresentanti, Paul Ryan, si è rifiutato di sostenere la candidatura del magnate. In un’intervista alla Cnn, a inizio maggio, Ryan ha detto sull’endorsement che, “per essere completamente onesto, non sono ancora pronto a farlo”. Secondo lui, Trump deve dimostrare di essere capace di “unificare il partito, sedurre gli americani e conquistare una maggioranza indipendente”.

Oltre a Ryan, molti repubblicani – conservatori e moderati  hanno respinto l’alleanza con Trump, inclusa la famiglia Bush. L’ex governatore della Louisiana, Bobby Jindal, sebbene l’anno scorso avesse detto che Trump è un egocentrico narcisista, ora ha annunciato che lo sosterrà. Il candidato repubblicano, dal canto suo, resiste e non si piega alle direttive dei politici tradizionali. In un comunicato ha affermato: “Probabilmente nel futuro potremmo lavorare insieme e raggiungere un accordo su quello che è meglio per il popolo americano. Ma non sono pronto per sostenere l’agenda di Ryan”.

UNA DONNA VICEPRESIDENTE

“Trump vincerà. Vincerà a meno che noi – cioè, gente come noi –  faccia qualcosa di sbagliato. Non è una carriera difficile. Trump continuerà ad essere Trump”, ha spiegato Manafort a Howard Fineman durante un’intervista pubblicata dall’Huffington Post. Secondo il giornalista, “Trump potrebbe moderare alcune opinioni, sui musulmani per esempio, ma non si pentirà di nulla. Forse non sceglierà una donna o un membro di una minoranza come candidato alla vicepresidenza. Non raggiungerà il consenso di George W. Bush tra gli ispanici. Non avrà il sostegno della famiglia Bush, né lo vuole. L’unica cosa che deve fare è essere sufficientemente presidenziale nel suo primo dibattito, scegliere un candidato alla vicepresidenza con esperienza e sconfiggere Clinton come se si trattasse di una versione corrotta di Obama”.

Trump, mercoledì, ha confermato di avere cinque, sei nomi da valutare per il candidato alla vicepresidenza che lo accompagnerà durante il mandato in caso di vittoria. Ha detto che vorrebbe al suo fianco una donna. Tra i nomi figurano il governatore dell’Oklahoma, Mary Fallin, la senatrice dell’Iowa, Joni Ernst, ma anche gli ex governatori dell’Arizona, Jan Brewer, e del Texas, Rick Perry.

IL VOTO LATINO

Il 17 giugno del 2015, quando ha annunciato la sua candidatura alle primarie repubblicane, Trump ha denunciato il Messico per aver portato negli Stati Uniti “droghe e stupratori”. Ieri, invece, ha detto che “i messicani sono straordinari, voteranno per me. Quelli che sono qui legalmente”. “Amo gli ispanici!”, ha postato poi  su Instagram, con una fotografia che lo ritraeva a mangiare tacos al ristorante Trump Tower Grill. Secondo un sondaggio della Nbc, Trump ha il sostegno del 20 per cento degli elettori di origine ispanica. Fox News Latino dice che ne ha il 23 per cento e che molti “latinos” appoggiano Trump, ma in segreto, per via delle sue idee in materia di immigrazione.

ELOGI A KIM JON-UN

Anche sul rapporto con la Corea del Nord, il candidato repubblicano ha cambiato strategia. Cinque mesi fa voleva uccidere Kim Jon-Un, oggi vorrebbe incontrarlo per trovare un accordo prima che il programma nucleare cordcoreano possa diventare una minaccia reale. Il magnate dell’immobiliare ha elogiato il patriottismo e la determinazione del leader.

Sul Nafta trattato di libero commercio tra Canada, Stati Uniti e Messico – Trump pensa che si tratti di “un disastro totale”, mentre sulla Cina ha proposto di “cercare punti in comune sugli interessi condivisi”. Rispetto agli alleati di Washington, ha detto più volte che si devono ripensare gli accordo con i membri della Nato e i partner asiatici – facendo riferimento al Giappone e alla Corea del Sud –: “Dopo che sarò eletto presidente, convocherò un vertice con i nostri alleati della Nato e un altro vertice con gli alleati asiatici […] I nostri alleati non stanno pagando quanto dovrebbero per la loro difesa”.

IL RAPPORTO CON MURDOCH

Un’altra mossa strategica è stato il rapporto di amicizia tra il candidato repubblicano e l’imprenditore ed editore Rupert Murdoch. Murdoch e il presidente di Fox News, Roger Ailes, hanno sostenuto la candidatura del magnate e, sebbene ci sia stato uno scontro tra Trump e la presentatrice di Fox News, Megan Kelly, lo strappo è stato ricucito. Secondo la rivista New York, la rete televisiva avrebbe assicurato a Trump una copertura “giusta” dei dibattiti futuri. Matt Taibbi ha scritto su Rolling Stone che Murdoch era preoccupato per il distanziamento della “cara audience di idioti” e, siccome l’imprenditore vuole i vincitori, ha deciso di sostenere Trump.

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