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Ecco sfide e tempi del dossier Ilva

La viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova ha convocato per il 21 giugno, alle ore 10.00, presso il dicastero dello Sviluppo economico i segretari generali dei sindacati metalmeccanici per analizzare la situazione dell’Ilva. Alla riunione parteciperà anche il ministro Carlo Calenda. Lo ha reso noto un comunicato diffuso ieri pomeriggio dal ministero che segue la vicenda del gruppo siderurgico attualmente commissariato.Il gruppo in questione, infatti, è stato messo in vendita dal commissario di governo ed entro fine mese dovranno essere presentate le offerte.

LA PREOCCUPAZIONE DI PALOMBELLA

Fiom, Uilm e Fim avevano precedentemente chiesto un incontro al ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda sulla prospettiva dell’Ilva.  “Siamo molto preoccupati – ha commentato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm – perché l’ultimo decreto allunga ancora i tempi del risanamento e del rilancio del centro siderurgico. Il vero problema all’Ilva è che si continua a perdere tempo e il tempo non è un fattore secondario. L’amministrazione straordinaria pur avendo ridotto le perdite continua a bruciare 20 milioni di euro al mese. La preoccupazione aumenta anche rispetto ai contenuti dei piani industriali e ambientali che le società in corsa per l’acquisizione dell’Ilva presenteranno entro il 30 giugno. Da quello che sappiamo c’è il concreto rischio di un pesante ridimensionamento dei livelli occupazionali. Una vera catastrofe per le famiglie di Taranto e per la città”.

COSA HA DETTO BARBAGALLO

Per quel che riguarda il gruppo siderurgico, il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, in una conferenza stampa tenuta proprio a Taranto l’altro ieri, ha invitato le Istituzioni ad accelerare i tempi: “L’Ilva – ha detto – ha bisogno di manutenzione e non c’è motivo di rimodulare l’AIA. Anche quest’ultimo decreto, però, determina un allungamento della tempistica che non va bene. Così come, è inaccettabile che l’immunità concessa ai commissari venga estesa anche ai nuovi soggetti industriali: sarebbe uno schiaffo alla legge”.

LO STATO DELLA PRODUZIONE

Intanto, si è saputo che la produzione dell’Ilva, almeno fino al 31 agosto, resterà invariata: sarà di circa 16mila tonnellate al giorno di ghisa e di 17mila tonnellate giornaliere di acciaio. Lo ha comunicato l’azienda ai sindacati locali in un incontro tenuto proprio nello stabilimento di Taranto durante il quale si è parlato degli assetti impiantistici e produttivi. Immutati anche gli assetti dell’area ghisa, con gli altiforni 1, 2 e 4 in marcia, e dell’Acciaieria (in funzione la 1 e la 2 con le quattro colate continue). Problemi invece per i tubifici (area a freddo) a causa della mancanza di ordini. Il Tubificio 1 sarà in marcia fino a metà luglio, poi si fermerà in funzione della domanda commerciale, così come il Tubificio Erw. Per gli impianti di Rivestimento e Tubificio 2 non sono previste ripartenze a breve. Nell’area laminazione si prevede la marcia del Treno nastri 1 fino al termine del mese; in seguito ci sarà una fermata di tre-quattro settimane. Il Treno nastri 2 marcerà fino ad agosto per poi effettuare lavori di fermata manutentiva per una durata massima di sei settimane. Il Treno lamiere dopo agosto si fermerà per un mese. Il Laminatoio a freddo, invece, osserverà una fermata nel mese di agosto per manutenzione ordinaria. “L’Ilva – hanno precisato in una nota Fim, Fiom e Uilm di Taranto – ha anche dichiarato che, nonostante la fluttuazione del mercato, la domanda di acciaio segna una positività produttiva con una concreta copertura di ordini fino al terzo trimestre 2016”. La media dei lavoratori sottoposti a contratti di solidarietà, a fronte dell’accordo di un tetto massimo di 3.095 unità, si è attestata su 1.500 lavoratori.

IL RUOLO DEL SITO TARANTINO

Quindi, nell’incontro tra sindacati e governo, stabilito per la mattina di martedì prossimo al Mise, si capirà meglio quel che potrà essere il futuro dell’Ilva, a partire dal ruolo che ribadirà il governo rispetto alle potenzialità dei possibili acquirenti. Lo stabilimento siderurgico nella città ionica rimane il cuore del manifatturiero nazionale, un settore indispensabile a mandare avanti l’industria dell’intero Paese e l’economia dello stesso. L’Italia può crescere dal punto di vista produttivo con investimenti pubblici e privati proprio nel manifatturiero che può sostenere la concorrenza internazionale ed europea grazie ad una concreta produzione d’acciaio di qualità fornito dal sito di Taranto.

IL DOSSIER ACCIAIO

Occorre tener presente che uno dei problemi che caratterizza il settore della siderurgia è quello della sovracapacità produttiva. Il contesto non lascia spazio a dubbi. Nel 2015 la capacità produttiva nominale mondiale ha raggiunto 2,362 milioni di tonnellate, con un aumento del 126% rispetto ai livelli del 2000. Il 72% a fine anno era situato nelle economie non Ocse. Dal 2008 la domanda globale di acciaio continua a diminuire mentre la capacità produttiva ha continuato a crescere. La massa di nuovi investimenti, prevalentemente in Asia e in misura meno intensa nel Medio Oriente, in Russia e America Latina, indica che entro il 2018 la capacità produttiva arriverà a quota 2.410 milioni di tonnellate.

IL RAPPORTO OCSE

“Per assorbire tutte le nuove capacità in costruzione e programmate il consumo mondiale dovrebbe aumentare del 6,3% fra quest’anno e il 2018 compreso, ma già oggi – indica un rapporto Ocse presentato nel mese di aprile a Bruxelles – i mercati globali dell’acciaio sono deboli e le prospettive di crescita fiacche”. Ciò creerà condizioni “molto difficili” alle imprese soffocate proprio dalla stretta della sovracapacità produttiva, dei bassi prezzi e della continua contrazione della produzione in tutte le aree del mondo. Rispetto a questo stato di cose è bene sottolineare, in merito alle scelte che potrebbero porre in essere i potenziali compratori del gruppo siderurgico in questione, che il trasferimento dei complessi aziendali di Ilva possa non può avvenire in modo frazionato a più acquirenti.

GLI AUSPICI

E’ importante che l’attuale configurazione del gruppo, con la sua integrità del ciclo produttivo articolato nei diversi siti italiani, continui a rappresentare una solida potenzialità. Infatti, l’attuale assetto è stato concepito proprio per assicurare la continuità produttiva attraverso la sinergia fra i vari siti collegati allo stabilimento di Taranto, in particolare con quelli di Genova e Novi Ligure. E’ bene, quindi, che l’eventuale cessione a terzi cessione si realizzi vincolando l’eventuale acquirente a sviluppare un piano industriale che preveda un livello dei volumi produttivi del sito di Taranto di una consistenza adeguata delle tonnellate annue di acciaio colato, affinché si possa garantire la sostenibilità economica dello stabilimento e dell’attuale occupazione, indotto compreso. Stiamo parlando di circa 11mila addetti, rispetto ai 16mila dell’intero gruppo. Ma c’è di più. Sono necessari programmi dei governi, Italia inclusa, per sostenere i lavoratori impegnati nel settore siderurgico. Ciò significa, nel caso Ilva, prorogare l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, visti i tempi di realizzazione del processo di cessione e ultimazione degli interventi di adeguamento alle prescrizioni ambientali.

COSA PREVEDE IL BANDO

A fine mese, quindi, dovrà essere individuato il compratore delle otto aziende del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria, fra cui la stessa Ilva con gli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi Ligure. I trasferimenti potranno poi essere completati dai commissari nell’arco massimo di quattro anni.L’acquisizione, recita il bando, sarà in fitto o concessione in fitto con opzione di acquisto. Le candidature pervenute per l’Ilva erano 29 alla scadenza dei termini del bando, il 10 febbraio scorso, ma l’immediata selezione le ha poi ristrette a 25 e di queste 12 puntano all’intero gruppo e 13 solo alle controllate, cioè a singoli e specifici asset. Dopo aver manifestato interesse all’Ilva, adesso i potenziali acquirenti dovranno esplicitarlo nel concreto attraverso la loro offerta economica. Sui giornali si è molto parlato di due offerte  collegate a due gruppi nazionali del ramo: quella di ArcelorMittal-Marcegaglia e  quella di Arvedi con Erdemir.

IL PROSSIMO INCONTRO

Per comprendere cosa c’è di vero al riguardo bisognerà aspettare ancora una decina di giorni. Il 21 giugno,intanto, sollecitato dai sindacati, il governo dirà la sua, perché è evidente come la vicenda siderurgica sia da tempo questione nazionale.

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