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Maria Elena Boschi, Frans Timmermans e le riforme protagoniste in Europa

Frans Tittermans e Maria Elena Boschi

La presenza del primo vicepresidente della Commissione europea, l’influente tedesco Frans Timmermans, è stata la ciliegina sulla torta della missione del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi a Bruxelles. Il principale collaboratore di Junker e uomo forte della Commissione ha invocato uno sforzo comune contro i populismi che agitano i sonni dell’Europa e soprattutto ha speso parole di apprezzamento per il lavoro del governo italiano. L’iniziativa “Growth Goal” promossa da Formiche è stata l’occasione per presentare le riforme ma anche un Paese che, almeno nel Parlamento europeo, si rivela capace di convergere sull’interesse nazionale.

La Boschi è stata esplicita: l’Italia è arrivata a “un bivio” con il referendum sulle riforme istituzionali: “O si vota sì e si cambia, o si vota no e si resta così come siamo e ci vorranno anni per riprovarci”. Il ministro ha ricordato che le riforme istituzionali sono “fondamentali” per l’Italia perché “garantiranno stabilità”. Quanto all’impatto dell’esito del referendum sull’esecutivo, ha osservato che “è difficile immaginare che un governo non prenda atto” delle indicazione che ne verranno. Il referendum, per il ministro, “sarà solo una tappa”, perché “queste riforme serviranno per farne altre”.

Al dibattito sono intervenuti tra gli altri i due vicepresidenti italiani del Parlamento europeo David Sassoli e Antonio Tajani, il vicepresidente della Commissione Ue Timmermans e il presidente del gruppo dei socialisti e democratici (S&D) Gianni Pittella. Oltre ad esprimere un giudizio drasticamente negativo sul Fiscal Compact, il numero uno dei parlamentari della sinistra europea ha sottolineato che la leadership di Renzi oggi è di importanza cruciale per l’Ue e quindi si dovrebbe scindere l’esito del referendum dalla sorte del governo.

Dopo il voto pro-Brexit, è stato il ragionamento di Tajani del Partito popolare europeo, “bisogna reagire con le riforme e i cambiamenti per combattere i populismi”. In questa difficile fase della vita Ue “serve una presenza ancora più forte dell’Italia – ha aggiunto Tajani – e occorrono interventi anche sulle politiche economiche e per la concorrenza” europee. “Il cambiamento” che il voto sulla Brexit impone all’Ue, ha rilevato Sassoli dei Socialisti e democratici, “deve partire anche dalle riforme nei singoli Paesi. Il referendum in Gran Bretagna ha prodotto una ferita” alla quale bisogna rispondere partendo dalla consapevolezza che “non è vero che da soli si vive meglio”.

Nel corso dell’evento organizzato da Formiche al Parlamento europeo molte domande e osservazioni sono pervenute da parte della business community a cominciare da Business Europe e British American Tobacco. A fronte del generale apprezzamento del processo riformatore in atto in Europa (la cosiddetta Better Regulation voluta proprio da Timmermans) e Italia, le imprese sono particolarmente interessate a come le riforme si tradurranno in opportunità di crescita e cioè consentiranno alle imprese di operare in un contesto di maggiore trasparenza e cooperazione senza discriminazioni.

In conclusione, vale la pena di citare la sintesi proprio di Timmermans il quale ha quindi sottolineato che “non ci sono soluzioni facili” al malessere attuale dell’Europa e che “è responsabilità della politica dare risposte adeguate” mentre “la crescita resta un obiettivo, poiché ancora non siamo usciti dalla crisi con sufficiente forza. Siamo tutti sulla stessa barca e solo soluzioni europee possono risolvere problemi che hanno dimensioni europee”.

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