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Le élite fanno ancora la storia?

Virginia Raggi

“Il terrorismo psicologico messo in circolo da qualche propagandista del no su specifici difetti e presunti rischi della riforma approvata dal Parlamento tende a nascondere una verità che a me sembra elementare”. Così Giorgio Napolitano in una lunga intervista a Il Foglio. Ma come? – domandiamo noi – chi fa del terrorismo psicologico? Chi è un propagandista? Non si è accorto il presidente emerito che persino la Confindustria, per sostenere il Si nel referendum sulla riforma Boschi, si è “fatta riconoscere” evocando, in caso di vittoria del No, il crollo del Pil e l’esaurirsi dei timidi segnali di ripresa economica? Ma per Napolitano, sempre in tema di terrorismo psicologico, “sarebbe una sciagura (sic! ndr) farsi sfuggire oggi l’occasione di superare il bicameralismo paritario, non dando ai governi del futuro maggiore stabilità, a partire dal momento della fiducia in un solo ramo del Parlamento e garantendo maggiore linearità e certezza di tempi al processo legislativo”. Giorgio Napolitano ha fatto politica per settant’anni fino ad essere l’unico Capo dello Stato eletto per due volte. Sempre in regime di bicameralismo paritario. Non male, vero?

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Le masse non si ribellano mai in maniera spontanea, e non si ribellano perché sono oppresse. In realtà, fino a quando non si consente loro di poter fare confronti, non acquisiscono neanche coscienza di essere oppresse.
(George Orwell)

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Alcuni raffinati commentatori hanno scoperto che “il popolo è sovrano” ed hanno voluto sottolineare che Erdogan è stato eletto attraverso libere elezioni, come, prima di lui, Morsi in Egitto. Ed anche la Brexit è stata votata dalla maggioranza degli inglesi. Così hanno fatto anche i torinesi con Chiara Appendino e i romani con Virginia Raggi. E se le élite storcono il naso, peggio per loro. Ma non sono state sempre le èlite a fare la storia?

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Quando Silvio Berlusconi sosteneva che lui, essendo stato eletto dal popolo sovrano, aveva il diritto di governare, gli ricordavano che nell’articolo 1 della Carta stava scritto che il popolo esercita la sovranità “nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

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A fare un bilancio della repressione in atto in Turchia c’è da credere che le liste di proscrizione fossero pronte da tempo e che per compilarle – viste le dimensioni degli arresti, delle sospensioni e dei licenziamenti – sia stato necessario un lungo lavorio dei servizi segreti in tutti gli ambienti della società e delle istituzioni di quel Paese. Delazioni comprese.

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La notte del 27 dicembre 1933 un incendio devastò il Palazzo del Reichstag, sede del Parlamento tedesco. Hitler (andato al potere attraverso libere elezioni) si avvantaggiò della situazione per dichiarare lo stato di emergenza e incoraggiare il vecchio Presidente von Hindenburg a firmare un Decreto che aboliva la maggior parte dei diritti civili forniti dalla Costituzione del 1919 della Repubblica di Weimar.

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