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Verità e bugie su guerra di religione e multiculturalismo

La cultura europea oggi prevalente è un misto di relativismo e nichilismo. Venduto come sensibilità storica e coscienza critica. Ne abbiamo isolato le quattro espressioni più diffuse e redditizie sul terrorismo, dato che accarezzano il politicamente corretto e ricevono in compenso riconoscimenti e benefici.

Tutte si difendono con l’ostracismo e la scomunica di chi non condivide il loro buonismo e masochismo. E a ciascuna di esse abbiamo fatto seguire la confutazione, che ne hanno fatto autentici e importanti intellettuali, quelli di cui è meglio non parlare, visto che sono stati qualificati dagli inquisitori come nazionalisti e xenofobi, se non anche come razzisti e fascisti.

NON È UNA GUERRA DI RELIGIONE

La religione è amore e solidarietà, come può realizzarsi con le guerre e le crociate? È il papa, soprattutto, che invita a tenere separate la guerra e la religione. Di certo, l’Europa cristiana non dichiarerà mai una guerra di religione, anche perché di religione ne ha poca. Le ha fatte nel passato, ora invece cerca un’intesa tra le religioni per difendere la pace. Una meravigliosa speranza. Purtroppo la guerra di religione gliel’hanno dichiarata gli altri.

Risponde Finkelkraut: “È stato l’islamismo radicale che ha dichiarato guerra agli ebrei e ai crociati, ne dobbiamo prendere atto. E ciò significa che il multiculturalismo, nel quale abbiamo creduto, è una illusione. Con l’Unione europea abbiamo voluto instaurare il regno della pace perpetua. Il nostro sogno si è frantumato sulla realtà dell’islamismo. Dell’odio che prova per noi, questo nemico non ha mai fatto mistero. Eppure abbiamo trascurato di identificarlo. Ci uccidono e parliamo di “islamofobia”, quando invece in Francia c’è una “oicofobia” (odio per la propria casa). Per ricevere meglio gli altri, svuotiamo la nostra casa: la Francia si sta disintegrando”. (La seule exactitude, Stock, 2106).

IL TERRORISMO NON È STATO ISLAMICO, LA QUASI TOTALITÀ DELL’ISLAM È MODERATO E LO DEPLORA

Ormai da anni la cultura egemone attribuisce il terrorismo non all’Islam, ma a gruppi di fanatici, a singoli malati, a lupi solitari, a schegge impazzite. Mentre nella sua totalità l’Islam sarebbe moderato. E su questa distinzione si fonda la speranza, purtroppo sinora delusa, che una parte dell’Islam possa aiutare l’Occidente nella sua lotta contro il terrorismo.

Risponde Samuel P. Huntington: “I leader americani sostengono che i musulmani impegnati in questa guerra strisciante sono una sparuta minoranza il cui ricorso alla violenza viene stigmatizzato dalla stragrande maggioranza dei musulmani moderati. Ma in tutti i paesi musulmani non si è avuto il benché minimo cenno di protesta contro gli atti di violenza antioccidentale. Il vero problema per l’Occidente non è il fondamentalismo islamico, ma l’Islam in quanto tale“. (Lo scontro delle civiltà, Garzanti, 1997).

OCCORRE RACCOGLIERE TUTTI I MIGRANTI

Lo richiede il dovere morale di aiutare e salvare tutti. Quanto fatto sinora non basta, troppi muoiono durante i viaggi. Gli stessi paesi ricchi dell’Europa dovrebbero organizzare il trasferimento sicuro dei migranti, in modo da evitare il commercio degli scafisti e i pericoli della traversata. Sbagliano quei paesi che costruiscono limiti (non muri, sinora, ma filo spinato e controlli) per frenare gli arrivi.

Risponde il card. Giacomo Biffi: “Occorre salvaguardare la fisionomia propria della nazione, senza snaturarne la specifica identità. Una nazione ha il diritto di gestire e regolare l’afflusso di gente che vuol entrare a ogni costo, non ha il dovere di aprire indiscriminatamente le proprie frontiere. Gli islamici vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra umanità, sono decisi a restare diversi, in attesa di farci diventare tutti come loro. Non è democrazia il rispetto delle minoranze e il non rispetto delle maggioranze. I “cattolici” inconsciamente preparano la propria estinzione. Io penso che l’Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana“. (Sulla immigrazione, LDC, 2000).

OCCORRE INTEGRARE I MIGRANTI IN UNA SOCIETÀ MULTIETNICA

I flussi migratori dall’Asia e dall’Africa hanno riversato in Europa milioni di persone, che fuggono le guerre, la fame, la miseria e le persecuzioni politiche. L’Europa sinora li ha accolti quasi tutti. Purtroppo questo imprescindibile dovere di solidarietà si è tradotto in problemi gravissimi per le nazioni europee, che hanno visto cambiare la demografia e perdere elementi della propria identità. E poi, una volta giunti, come inserirli in un habitat così diverso dal loro? Le nazioni europee hanno prima tentato di risolvere i conflitti con la assimilazione dei migranti, poi con la integrazione. Ci vuole, si dice, qualcosa di più, l’inclusione dentro una società multietnica, un’espressione alla quale si attribuisce il valore positivo del dialogo dell’arricchimento tra le culture.

Risponde Giovanni Sartori: “La politica italiana è il caso più stupido di tutti, in quanto è condizionata da un fasullo terzomondismo, nel quale confluiscono sinistre e populismo cattolico. Attribuire a tutte le culture eguale valore equivale ad adottare un relativismo assoluto che distrugge la nozione stessa di valore. L’integrazione avviene tra integrabili e pertanto la cittadinanza concessa a immigrati inintegrabili non porta a integrazione ma a disintegrazione“. (Pluralismo, multiculturalismo e estranei, Rizzoli, 2000).

Di fronte alla recente esplosione del terrorismo nei paesi europei occorre definire una strategia di difesa efficace. Che richiederebbe, preliminarmente, l’abbandono di quelle nefaste utopie, che sinora non hanno contribuito a frenarlo e, anzi, talvolta lo hanno favorito: “Il sogno della ragione produce mostri”.

(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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