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Ecco i numeri che la Germania contesta a Renzi sui migranti

Renzi Merkel Bratislava

Il 22 agosto scorso Matteo Renzi, Angela Merkel e François Hollande sembravano in luna di miele a Ventotene. Grandi proclami europei a margine del mini vertice dove il premier Renzi, dal ponte della Portaerei Garibaldi, soddisfatto dichiarava: “Abbiamo voglia di scrivere una nuova pagina di futuro (…) con Merkel e Hollande parleremo anche di politica internazionale e di migrazione”.

IL DIRETTORIO CHE C’E’ E NON C’E’

Sembrava fatta, finalmente l’Italia era nel direttorio europeo, non più solo Francia e Germania, ma Italia, Francia e Germania. Secondo qualche “vecchio” europeista, mentre Renzi inneggiava a Spinelli e a Ventotene come luogo simbolico dell’europeismo, probabilmente Spinelli “si rigirava nella tomba” perché nessuno dei Padri fondatori avrebbe voluto “l’Europa del direttorio”, l’aspirazione era una vera “Europa dei popoli”. Quello che è successo nel corso degli anni è che si è passati dal metodo comunitario al metodo intergovernativo, proprio quello che i Padri fondatori non volevano. In altri termini l’Europa è stata dotata di Istituzioni e di un Parlamento europeo proprio perché i cittadini attraverso i loro eletti avrebbero dovuto contribuire a sviluppare l’idea di Europa. E invece vedere che le decisioni europee sono rimesse alla volontà di due/tre leader e comunque al di fuori dei normali luoghi istituzionali probabilmente significa aver tradito l’idea originaria.

COSA E’ CAMBIATO TRA VENTOTENE E BRATISLAVA

Ma tornando alla luna di miele a Ventotene, cosa è cambiato dal 22 agosto al vertice di Bratislava dello scorso week end? Renzi è passato da una piena sintonia con Merkel e Hollande al disaccordo completo. C’è chi fa notare che l’unico interesse del premier fino al referendum è ottenere flessibilità dall’Europa per i nostri conti pubblici. Ma nel momento in cui la flessibilità viene negata, al premier non resta altra soluzione se non attaccare l’Europa.

DOSSIER IMMIGRAZIONE

Renzi, oltre a non aver trovato terreno fertile sul fronte conti pubblici, non lo ha trovato neanche sul fronte immigrazione, come ha anche detto lo stesso premier durante la sua solitaria conferenza stampa a Bratislava, criticando l’assenza di riferimenti e decisioni sulla proposta del Migration Compat per gli investimenti in Africa.

COSA DICE L’EUROPA

Su questo fronte, il problema resta sempre lo stesso: l’UE, in tutti i documenti approvati negli ultimi anni, insiste sulla differenza tra migranti economici (persone che si spostano alla ricerca di un futuro migliore, considerati alla stregua degli immigrati illegali) e rifugiati (persone perseguitate per la razza, la religione, la cittadinanza, l’appartenenza a un gruppo sociale o le opinioni politiche, così come stabilito dalla Convenzione di Ginevra del 1951). In base a questa distinzione, e secondo le politiche di riallocazione dei rifugiati previste dalla UE, possono essere redistribuiti in altri Paesi europei solo i profughi a cui verrà riconosciuto lo status di rifugiato. Tutti gli altri saranno considerati immigrati illegali, dovranno essere rimpatriati e non verranno riallocati nel resto d’Europa.

LE ACCUSE ALL’ITALIA

L’accusa che viene mossa all’Italia da alcuni leader europei è quella che “i confini sono un colabrodo” (Merkel), perché spesso le persone che arrivano non sono identificate nella speranza che si spostino altrove.

I NUMERI CHE FANNO IMBUFALIRE IL NORD EUROPA

Per far fronte all’emergenza, nel settembre del 2015 il Consiglio “Giustizia e affari interni” della Commissione europea ha quindi deciso di aiutare Italia e Grecia con la ricollocazione di 160mila richiedenti asilo in altri Paesi dell’Ue, ma dall’Italia, si legge nelle tabelle pubblicate dalla Commissione, sono stati ricollocati solo 843 richiedenti asilo (situazione a luglio 2016), proprio perché il sistema delle identificazioni procede a rilento.

COSA SI CHIEDE ALL”ITALIA

Per essere ricollocati, i richiedenti asilo devono infatti essere identificati e presentare la domanda nel Paese di arrivo: se questa ha un’elevata probabilità di essere accolta ci sarà lo spostamento in un altro Paese in cui la domanda verrà trattata e, in caso positivo, accolta. Senza identificazione, però, non c’è nessun ricollocamento ed è nell’identificazione che l’Italia è carente.

LE CRITICHE DELL’ITALIA 

Alcuni addetti ai lavori fanno notare che il numero è così esiguo, perché solo i rifugiati possono essere riallocati e i migranti che sbarcano in Italia sono anche “migranti economici”, cui l’Italia deve far fronte con le sue sole forze. In risposta ai flussi incontrollati, gli altri Paesi europei si sono protetti in modo più o meno lecito, in attesa che anche l’Italia faccia la sua parte. Ma l’Italia può farcela da sola ad effettuare tutte le operazioni previste dall’Europa e sollecitate in primis dalla Germania?

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