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Ecco gli apparati informatici della Russia che gli Stati Uniti possono colpire. Parla il generale Jean

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Malware su reti statali per le comunicazioni militari. Colpire con sistemi tipo gli Stuxnet utilizzati contro le centrali nucleari iraniane i software delle industrie russe che si occupano di progettazione e fabbricazione dei missili balistici. Sistemi di comunicazioni delle navi che stazionano nel Mediterraneo orientale. Sono alcuni degli obiettivi delle potenziali azioni che gli Stati Uniti possono decidere contro la Russia nell’ambito della reazione cyber annunciata secondo Carlo Jean, esperto di geopolitica e professore di Studi strategici alla Luiss e alla Link Campus University di Roma: “Non è detto, ma è certamente possibile che gli Stati Uniti lancino una sorta di vendetta cibernetica, perché è da lungo tempo che subiscono le ingerenze russe sotto forma di attacchi hacker”, dice in una conversazione con Formiche.net il generale Jean.

LE TENSIONI CYBER RUSSIA-USA

Sabato la Nbc ha parlato di un piano già pronto sul tavolo dello Studio Ovale per lanciare attacchi cyber contro la Russia. Sono ormai tre mesi che gli Stati Uniti hanno alzato il livello di critiche nei confronti di Mosca, rea secondo le prove raccolte da Washington di aver avviato una campagna di attacchi informatici che ha colpito varie strutture e personalità americane, a cominciare dal Comitato Nazionale del Partito Democratico, o l’ex top ufficiale Nato in Europa, il generale Phillip Breedlove, oppure alcuni elementi di spicco della campagna presidenziale della dem Hillary Clinton, su tutti il capo del comitato elettorale John Podesta. Ora si è arrivato alle minacce di azioni dirette.

L’ANNUNCIO DI BIDEN

Sempre sabato il vice presidente Joe Biden aveva annunciato durante il programma televisivo “Meet The Press”, sempre di Nbc, che l’azione americana contro i russi sarebbe stata segreta, e dunque, essendo le vie possibili per una ritorsione le sanzioni o gli attacchi informatici, e stante al requisito della segretezza, resta in piedi la seconda opzione. Ora la domanda è, perché sono state diffuse informazioni su possibili attacchi anziché tenerle segrete? “Con ogni probabilità perché gli attacchi russi, o presunti tali, sono arrivati in un momento in delicato per gli Stati Uniti, interferendo con la fase elettorale presidenziale. Washington ha sopportato, ma ora la misura è colma e per questo ha annunciato la possibilità di una reazione”, spiega il generale.

I POTENZIALI OBIETTIVI SECONDO JEAN

Quale potrebbero essere gli obiettivi? “Svariati, dato che il sistema d’interconnessioni globale fornisce molteplici scenari. Di certo non interferiranno con la rete dell’aviazione civile o con quella delle ferrovie. Dubito anche che possano scegliere di attaccare la rete di distribuzione dell’energia elettrica o i gasdotti”. Questo anche per evitare obiettivi civili. “Possibile comunque che inseriscano malware su reti statali per le comunicazioni militari. Uno scenario potrebbe essere quello di colpire con sistemi tipo gli Stuxnet utilizzati contro le centrali nucleari iraniane i software delle industrie russe che si occupano di progettazione e fabbricazione dei missili balistici. Oppure, ancora, potrebbero attaccare i sistemi di comunicazioni delle navi che stazionano nel Mediterraneo orientale, area calda per il conflitto siriano, o quelli nelle zone contese del Mar Cinese. Le navi dipendono molto dagli apparati cibernetici, e a mio avviso sono uno degli obiettivi più interessanti, perché colpirle rappresenta andare al cuore dell’apparato difensivo, ma una nave messa fuori uso dal punto di vista informatico resta comunque a galla, mentre fare lo stesso con un aereo significherebbe farlo precipitare”.

NEL MIRINO I PUTINIANI

Si è parlato anche della diffusione di dettagli in merito alle enormi ricchezze, alcune opinabili, accumulate dal presidente russo Vladimir Putin: è uno scenario probabile? “Può essere, è noto che Putin abbia nascosto un tesoro nei paradisi fiscali, si parla di 40 miliardi di dollari, ma non credo che i russi, che sono abbastanza abituati ad episodi di corruzione, anche davanti a rivelazioni scottanti spostino il grosso del proprio consenso dal presidente”. E azioni contro realtà come il Comitato democratico o altri apparati statali? “Tutto è possibile, di certo gli Stati Uniti sono già inseriti nei sistemi informatici del governo russo, e potrebbero piazzarvi i cosiddetti Trojan. Mosca tiene in primo piano il cyberwarfare come campo di battaglia per la guerra ibrida, e a specchio Washington ha sviluppato capacità altrettanto forti sotto la guida del CyberCommand”.

I VERI INTERESSI RUSSI

La scorsa settimana il direttore della National Security Agency James Clapper, ha formalmente accusato la Russia di aver influenzato le elezioni americane, ma che interessi può aver Mosca? “I russi vogliono creare confusione per dimostrare che possono inserirsi nel sistema elettorale americano, è una prova muscolare, ma credo che sia soltanto l’aggiornamento moderno del SigInt, la Signal Intelligence, con cui durante la Guerra Fredda si raccoglievano informazioni attraverso le intercettazioni di altri segnali”. C’entra il candidato repubblicano Donald Trump? “Non credo, la questione dei collegamenti è più che altro pane per la polemica politica interna. Bisogna tener conto che la Russia non può completamente scommettere su un candidato, perché la politica estera americana è fortemente collegata al Dipartimento di Stato e al Pentagono, e su questa soprattutto gioca un ruolo decisivo l’influsso dei grandi think tank, come la Brookings o l’Atlantic Council per esempio, dunque avere il presidente non è garanzia. In più, la politica estera americana è strettamente dipendente dalle alleanze, è per questo che, con in mezzo paesi terzi alleati, un presidente americano non può fare giri di valzer ma deve allinearsi su una traiettoria coerente anche col passato”.

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