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Ecco come la domanda interna ha dato una spintarella al Pil

Il Pil italiano è cresciuto di 0,3% t/t nel 3° trimestre, dopo essere rimasto stagnante a sorpresa nei tre mesi precedenti.

Il dato è risultato in linea con le nostre aspettative e superiore alle attese di consenso (0,2% t/t).

La crescita annua è accelerata più del previsto a 0,9% dallo 0,7% del trimestre precedente. Ciò è dovuto anche alla revisione verso l’alto del dato sul 1° trimestre 2016, da 0,3% a 0,4% t/t (si tratta di un massimo dal 2010).

Il dettaglio delle componenti non è ancora noto (verrà diffuso il prossimo 1° dicembre), ma quanto riportato dall’Istat è in linea con le nostre attese.

L’espansione è il risultato di una crescita del valore aggiunto sia nell’industria che nei servizi (a fronte di un calo nell’agricoltura): in particolare, stimiamo un contributo di almeno due decimi dall’industria (al netto delle costruzioni), visto che l’output nel settore è cresciuto nel trimestre al ritmo più elevato degli ultimi sei anni (+1,2% t/t); peraltro, in base ai dati già diffusi sulla produzione nei primi due mesi del trimestre, anche le costruzioni potrebbero aver dato un apporto alla crescita; all’interno dei servizi, un contributo positivo potrebbe essere venuto in particolare dal turismo.

A differenza che nel trimestre precedente, la crescita è tornata a venire dalla domanda domestica (quantomeno al lordo delle scorte), mentre il commercio con l’estero ha dato un contributo negativo: in base ai dati mensili nominali, entrambi i flussi commerciali dovrebbero essere cresciuti per il secondo trimestre consecutivo, ma, in estate al contrario che in primavera, la dinamica dell’import sembra essere stata più vivace di quella dell’export (peraltro, non sono stati ancora diffusi i dati sul commercio con i Paesi Ue di settembre). Il dettaglio delle componenti di domanda come detto non è noto, ma riteniamo che la ripresa sia venuta soprattutto dagli investimenti (dopo il debole 0,2% t/t precedente), mentre i consumi potrebbero risultare poco vivaci come in primavera (0,1% t/t). Anche le scorte dovrebbero aver dato un contributo positivo, compensando l’apporto negativo dal commercio estero (specularmente a quanto verificatosi nei tre mesi precedenti).

Dopo questo dato, la crescita “acquisita” per il 2016 (ovvero, nel caso il Pil non cresca nell’ultimo trimestre dell’anno) è pari a 0,8%, in linea con la nostra previsione sull’anno.

In sintesi, il dato è confortante, anche perché si riduce il gap di crescita con il resto d’Europa; anzi nel trimestre il nostro Paese è cresciuto in linea con l’eurozona e un decimo in più della Germania, anche se su base annua la crescita italiana, a 0,9%, resta ben inferiore sia a quella della media dell’area euro (1,6%) che a maggior ragione di quella tedesca (1,7%).

Per l’ultimo trimestre dell’anno, ci aspettiamo un’espansione meno vigorosa, attorno a 0,1% t/t, proprio in ragione di un minor contributo dall’industria dopo l’exploit estivo (sarà decisivo in tal senso l’andamento della produzione industriale a ottobre, attesa rimbalzare dopo la flessione di -0,8% m/m registrata a settembre: il dato sarà diffuso il prossimo 13 dicembre). D’altra parte le indagini di fiducia dal lato delle imprese hanno evidenziato un lieve miglioramento negli ultimi mesi, il che suggerisce che l’attività economica possa essere cresciuta anche a fine anno, sia pure su ritmi inferiori a quelli estivi. Nel caso in cui il Pil rallentasse a +0,1% t/t nel trimestre corrente, la crescita media annua 2016 sarebbe pari a 0,85%. Ciò suggerisce che, dopo il dato odierno, i rischi sulla stima di 0,8% per la crescita media annua 2016 siano verso l’alto.

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