Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Tutti gli errori di Matteo Renzi

Certo, alla base del “clamoroso” risultato referendario vi sono i riflessi di una crisi che ha annichilito il bel paese e che, in alcune situazioni, morde ancora: disoccupazione giovanile, disagio sociale, crisi aziendali che hanno coinvolto interi territori come la Sardegna. Tutto verissimo e tutto testardamente difficile da affrontare per qualsivoglia governo. Ma una cosa appare altrettanto certa, nella inattesa quanto dura sconfitta di domenica 4 dicembre c’è molto del “premier ragazzino” di colui che aveva fatto sognare, sperare, rianimare anche le situazioni più disilluse di un’Italia ripiegata su se stessa .

Dunque, lezione dura per colui che era divenuto la “buona novella”, la speranza!

Nei “famigerati” 1000 giorni lastricati di belle e buone intenzioni, molti sono stati i passi falsi: l’inelegante defenestrazione di Letta, la “buona scuola” che, nonostante le molte risorse allocate e la volontà di assumere tutti i precari, ha creato un caos mai visto prima, le inutili forzature su una legge elettorale – l’Italicum – ormai sconfessata da tutti.

Piccole crepe di un sisma latente con tre eventi ad elevatissima magnitudo che hanno minato le fondamenta del “progetto” renziano: l’inutile strappo su Mattarella (che ha portato alla rottura del patto del Nazareno, al disimpegno di Berlusconi ed a riforme condotte a colpi di maggioranza), il “micidiale” decreto salva banche (o, per meglio dire, “affossa risparmiatori”) e, l’incomprensibile inerzia sulla legge elettorale (che poteva – con buon senso e l’accordo di molti – essere rivista prima del voto anche con un – ben riposto- voto di fiducia).

Furbizia, disarmante approssimazione e sufficienza: peccati che in politica – inevitabilmente – si pagano e che – sia altrettanto ben chiaro – non hanno affossato il “progetto” di rinnovamento (di istituzioni, partiti e classe dirigente) che Matteo Renzi ha – per buonissima parte della sua ascesa politica – incarnato e di cui l’Italia – Renzi o non Renzi – non potrà fare a meno.

Quindi la sconfitta non archivia la proposta renziana né colui che l’ha ideata e per molto tempo incarnata. La sportellata archivia -c’è da augurarselo per lo stesso bene politico dell’ex-Sindaco- il renzismo: quella spocchia che ha affossato la simpatia e l’empatia con il popolo italiano.

Non è questione di odio (le parole attribuite al Premier: “non pensavo che mi odiasse tanta gente” sono assai eloquenti sulle difficoltà di analisi) ma di sostanza politica. L’Italia ha bisogno di essere cambiata. E l’Italia ha ancora bisogno del “sogno renziano”, non certo di un “condottiero” (con o senza stivali).

×

Iscriviti alla newsletter