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Ecco come Cdp e Bei mettono il turbo al Piano Juncker

Il piano Juncker fa un altro passo avanti e accelera sullo sblocco di risorse utili all’economia reale. Il meccanismo, che tramite il cosiddetto effetto moltiplicatore (qui l’approfondimento di Formiche.net dello scorso 13 ottobre) mira ad attivare fino a 500 miliardi di investimenti in Ue entro i prossimi quattro anni, ieri è stato ulteriormente limato, grazie alla sigla dell’accordo tra Tesoro, rappresentato dal ministro Pier Carlo Padoan, e Commissione europea, per la quale c’era il vicepresidente Jyrki Katainen. L’intesa prevede la costituzione di una piattaforma di finanziamenti interamente dedicata alle imprese, che mira ad attivare fino a sei miliardi di euro. Motori di questa operazione, la Banca europea per gli investimenti, braccio operativo del Piano Juncker e la Cassa Depositi e Prestiti, la quale fornirà le garanzie necessarie all’erogazione dei prestiti.

A CHE PUNTO E’ IL PIANO JUNCKER

In Europa ad oggi il Piano Juncker ha sbloccato progetti per 30,6 miliardi, attivando nel complesso investimenti per 163,9 miliardi di euro. In percentuale, si tratta del 52% dell’intera cifra stanziata in origine dal Piano (315 miliardi). Per quanto riguarda l’Italia ad oggi risultano approvate 28 operazioni tramite la Bei e 40 tramite il Fei, il Fondo europeo per gli investimenti. In totale, ha spiegato il vicepresidente della Bei, Dario Saccanapieco (nella foto) nella grande sala del Palazzo delle Finanze, si tratta di una ventina di miliardi di investimenti attivati.

COME FUNZIONA LA PIATTAFORMA E IL RUOLO DELLA CDP

E qui entra in gioco la piattaforma messa a punto da Mef e Commissione. Tutto ruota intorno alle risorse messe in campo da Tesoro, Cdp e Commissione, tramite il Fei, controllato dalla Bei, attraverso il programma Cosme: 225 milioni di euro che andranno a costituire l’ossatura dei finanziamenti erogati a loro volta dalle banche. Le quali però necessitano di apposite garanzie pubbliche ed europee. Nello specifico la Cassa, che con la manovra 2016 è stata elevata ad Istituto nazionale per la promozione dell’Italia, rilascerà 3,1 miliardi di garanzie fino all’80% sui nuovi crediti delle banche verso i beneficiari dei prestiti. A sua volta, la stessa Cdp potrà contare sulla garanzia del Fei, fino al 50% dell’esposizione. Il restante 30% verrà invece garantito dal Mef. Il tutto, nei calcoli della commissione europea, dovrebbe fruttare 6,2 miliardi di investimenti per circa 67.000 pmi italiane.

PRIORITA’ ALLE PMI

L’operazione, come ha spiegato lo stesso Padoan, è in chiave pmi. E infatti il primo beneficiario della piattaforma, sarà il Fondo di garanzia per le pmi, istituito presso il ministero dello Sviluppo. In questo modo il veicolo nato e pensato per favorire l’accesso al credito delle imprese minori, potrà aumentare notevolmente la sua potenza di fuoco.

SE (PER UNA VOLTA) L’UE COPIA L’ITALIA

L’incontro a Via XX Settembre è stato anche l’occasione per un prezioso assist dell’Ue all’Italia, una volta tanto, almeno a parole, esempio per le alte sfere di Bruxelles. Il là è arrivato direttamente da Katainen, che si è rivolto al numero uno della Cdp, Fabio Gallia. “So che l’amministratore delegato di Cdp è sempre molto impegnato, ma le suggerisco di dedicare un po’ del suo tempo ad andare in giro per l’Europa e dire ciò che avete fatto qui in Italia, perché dobbiamo moltiplicare e copiare il modello che avete creato qui. Abbiamo bisogno del vostro aiuto, e le piccole e medie imprese italiane hanno tutte le ragioni per essere orgogliose del risultato che avete creato insieme con le istituzioni europee”. Ipse dixit.

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