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Isis, Berlino, Fabrizia Di Lorenzo e Giuliano Poletti

lode, alfano, voto

Poter “emigrare” in Europa (a Berlino, Parigi o Bruxelles, ma anche in centri piccoli e quasi sconosciuti del continente) non è – come dice il ministro Giuliano Poletti – né un tradimento e né una costrizione sofferta: è un’opportunità. Di cui i nostri ragazzi, a differenza di noi parrucconi e bigotti, sono contenti. E vivono come una fortuna la possibilità di ” dirsi e vivere” da europei.

Fabrizia, ne sono certo, non si sentiva vittima defraudata o tradita dal proprio Paese se faceva un bel lavoro a Berlino. Lei e tanti altri avevano capito il significato di Europa e la sua utilità che per un giovane è questa: l’identità europea offre ai giovani italiani un mercato del lavoro e opportunità di realizzazione più largo che quello ristretto ai confini della propria ragione e del proprio paese. Fabrizia, leggete ciò che scriveva, amava l’Europa e l’opportunità di muoversi tra il Molise e Berlino.

I demagoghi e i primitivi che biasimano “l’emigrazione” dei giovani in Europa sono degli imbecilli. Non è emigrazione. È mobilità. E la mobilità è opportunità. È ciò che ha fatto ricchi e fortunati gli americani. I nostri giovani, intelligenti e intraprendenti più di noi, stanno sfruttando questa opportunità. Per carità: lasciamogliela.

Oggi questa bella occasione ha due nemici dichiarati: il terrorismo islamico e il populismo. Il terrorismo islamico ha dichiarato guerra ai giovani europei, in particolare. Il populismo è il contraltare del terrorismo islamico. Perché ha dichiarato guerra all’idea di Europa. Ma il populismo non è solo quello che propone referendum e misure per sfasciare l’Europa. È anche quello dei politici e dei sindacalisti che si agitano per evitare che le opportunità di Berlino si creino anche a Milano, Napoli e nelle nostre città.

Politici e sindacalisti vecchi, cupi, ideologici, antichi: macchine da No. Quelli che si spaventano per ogni flessibilità nel mercato del lavoro; quelli che disprezzano ogni forma più moderna di trattamento del lavoro e la bollano come precarietà; quelli che confondono le “regole” con le gabbie burocratiche. Che sulla carta (la Costituzione “più bella del mondo” o lo Statuto) affermano che il lavoro è un diritto ma nella pratica creano disoccupazione e lasciano ai giovani solo due opportunità: lavoro nero o andare all’estero.

Passatevi, prima di abolire il Job Act, una mano sulla coscienza, politici bolsi e sindacalisti burocrati e primitivi! E non biasimate i nostri giovani che hanno l’occasione e la fortuna di andare a Berlino. Qui hanno solo le vostre inutili “regole”! Non mi sono sorpreso di aver letto sui giornali la frase, rivolta a Renzi, e scritta da Fabrizia dopo la vittoria del No al referendum: ” Peccato, Presidente…”.

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