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Perché le scuse di Giuliano Poletti sono un po’ patetiche

Giuliano Poletti

“Questo Paese non soffrirà ad averli più tra i piedi’’. Non c’è dubbio. Il ministro Giuliano Poletti avrebbe fatto bene a risparmiarsi una considerazione tanto infelice (e ‘’politicamente scorretta’’ per il titolare riconfermato del Lavoro) rivolta ai giovani che lavorano all’estero. Ma le sue scuse, tramite un video in cui il ministro sembrava seduto sul banco degli imputati, sono state patetiche. Al suo posto mi sarei giustificato, più o meno, così. “E’ vero. Ho usato delle espressioni infelici di cui mi scuso. La mia, però, è stata una reazione alla retorica dei media che affrontano il problema dell’emigrazione dei giovani come se avesse le caratteristiche di quella dei loro bisavoli a cavallo a cavallo tra il XIX e il XX secolo e dei loro nonni alla fine della seconda guerra mondiale (quando Alcide De Gasperi invitò i giovani di allora ad imparare le lingue ed espatriare). Per nostra fortuna, oggi, nessuno fugge dall’Italia perché soffre la fame. E chi si reca all’estero spesso svolge i medesimi lavori che farebbe in Italia. La sua è pertanto più una scelta di vita, di formazione professionale e culturale, che di lavoro. Certo, c’è anche quella che chiamano la ‘’fuga dei cervelli’’. Ma è un bene che ci sia. Perché il lavoro dell’intelligenza – a differenza di quello delle braccia – travalica tutti i confini a prescindere da dove viene prestato’’.

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“Sull’eventuale referendum sul Jobs Act si ragiona da cittadini, i voucher sono una cosa mostruosa”. Così Pierluigi Bersani. Mi è venuto il dubbio che sia in circolazione una versione aggiornata dei “Protocolli dei Savi di Sion” dedicata ai voucher anziché agli ebrei.

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Si sta spegnendo la polemica sul titolo di studio di Valeria Fedeli. La conosco da anni, ho lavorato con lei e sono convinto che – per il tempo che durerà questo governo – Valeria sarà anche un buon ministro (continuo a pensare che usare la parola al femminile sia un errore ortografico). Non mi è piaciuto, però, che abbia promesso di avere “capacità di ascolto”. Proprio perché il ministro non ha la laurea dovrebbe trovare più facile trattare, come meritano, gli insegnanti che si considerano “deportati” e che hanno fatto di tutto per non prendere servizio nei posti loro assegnati. Segua l’esempio di Roberto Giachetti con un bel: “Avete la faccia come il culo”.

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Con l’aria che tira per il M5S a Roma, dove il sindaco Virginia Raggi e il suo entourage possono aspettarsi un avviso di garanzia anche se scappa loro uno starnuto, i “grillini” hanno un solo modo di difendersi: diventare garantisti. Ovviamente non solo per se stessi. E’ un principio di solidarietà elementare quello di non fare agli altri ciò che non vorresti accadesse a te.

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Silvio Berlusconi ha preso le distanze da Matteo Salvini. Forza Italia!

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