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Peter Navarro, chi è l’economista anti Cina che Trump porterà alla Casa Bianca

Trump, Dollaro, Usa, Obamacare, G20

Il presidente eletto americano Donald Trump ha scelto Peter Navarro per guidare un nuovo ufficio della Casa Bianca che supervisionerà i commerci e la politica industriale statunitense: si chiama White House National Trade Council e sarà una sorta di consiglio di sicurezza a tema commerciale. La scelta ha un peso politico nei rapporti con l’estero, in particolare con la Cina: Navarro, economista accredito e professore presso la University of California, Irvine, è considerato uno dei più autorevoli critici del sistema economico globalizzato di Pechino. La cosa curiosa, ci dice una fonte, è che a quanto pare Navarro non è mai stato in Cina.

È l’autore del libro e documentario “Death by China“; per capirci quella di copertina può essere l’immagine che fa da infografica al suo pensiero, e riprende un coltello cinese che colpisce una mappa degli Stati Uniti, e il sangue americano scorre.

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Tim Worstall, fellow dell’Adam Smith Institute di Londra, ha scritto su Forbes che questo è la più preoccupante delle scelte di Trump. Citando dal Guardian: “Il governo cinese è spregevole, parassitario, brutale, volgare, insensibile, amorale, spietato” e ancora, la Cina è una potenza “totalmente totalitaria, imperialista che regna sopra i leader mondiali di fabbriche di cancro, la più prolifica propaganda e il più grande stato di polizia e prigione sulla faccia della terra. Queste sono le visioni di Peter Navarro”.

Navarro il 7 novembre, ossia il giorno precedente alle elezioni presidenziali americane, ha cofirmato con Alexsander Gray (altro consulente di Trump) un pezzo d’opinione per Foreign Policy in cui parlando degli accordi commerciali internazionali in essere e futuri scriveva: “Questi accordi indeboliscono solo la nostra base di produzione e [la nostra] capacità di difendere noi stessi e i nostri alleati”, e “Trump non sacrificherà mai più l’economia americana sull’altare della politica estera stipulando cattivi accordi commerciali”, come quello che ha permesso alla Cina di entrare nel Wto.

Le posizioni di Navarro sono in linea con gli annunci fatti da Trump durante la campagna elettorale: il piano, sintetizzato all’osso è far crescere l’economia americana rendendo più complicato quella che lui ha descritto come la concorrenza sleale dei produttori cinesi (e dunque l’import) – sulla stessa traiettoria si pone il prossimo segretario al Commercio scelto da TrumpWilbur Ross. Trump, che sul tema Cina ha usato Navarro come advisor per la pianificazione del programma elettorale anche se i due personalmente si sono incontrati per la prima volta solo a settembre, segue la linea dettata dal professore: la Cina sta aumentando l’export negli Stati Uniti, facilitata dalla mollezza degli accordi in essere, e sta bloccando l’import.

Il presidente eletto chiama la situazione “il più grande furto della storia del mondo” – un’idea, tra le altre, è imporre una tariffa del 45 per cento sulle importazioni cinesi, ricorda Beniyamin Appelbaum sul New York Times. È una politica rischiosa: molti economisti hanno già detto che c’è la possibilità di un aumento di prezzo per diversi beni e servizi.

Giovedì il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha detto in un’intervista al giornale del partito comunista, l’organo di governo People’s Daily, che le relazioni tra Stati Uniti e Cina sono “incerte”, ma che Pechino e Washington devono “rispettare e avere cura dei propri rispettivi core interest” per andare avanti, “instaurare stabili cooperazioni” e “ottenere mutui benefici”. Sei giorni fa una nave cinese ha sequestrato un drone sottomarino americano nelle delicate acque del Mar Cinese Meriodionale, dove Pechino rivendica la paternità di ampi tratti di mare e alcuni isolotti considerati strategici per i commerci e la ricchezza dei fondali. Gli Stati Uniti sono attivi nella supervisione dell’area anche come tutela di alcune nazioni alleate impegnate nella contesa territoriale con la Cina (Giappone, Filippine, Vietnam). L’incidente ha un carattere straordinario, il Pentagono ha subito denunciato la vicenda e richiesto indietro il mezzo, che tre giorni più tardi è stato riconsegnato, ma la tensione è molto alta.

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