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Ecco come Papa Francesco bastona i tradizionalisti

Due anni fa il Papa ha fatto il medico clinico, diagnosticando le quindici malattie della Curia. L’anno scorso ha vestito il camice del farmacista, proponendo dodici “antibiotici curiali”. Una cura che non deve essere risultata efficace, perché quest’anno, nel discorso per lo scambio di auguri natalizi con i suoi più stretti collaboratori, Bergoglio si è fatto chirurgo. Un bisturi operato sulle forze di resistenza al cammino di riforma che intende portare avanti. E alla fine ha consegnato a tutti i cardinali la terapia domiciliare, regalando il volume del gesuita Claudio Acquaviva “Accorgimenti per curare le malattie dell’anima”. Un libro, ha detto stamane in Sala Clementina, che aveva ricordato grazie alle parole di due anni fa del cardinal Walter Brandmüller, uno dei firmatari dei recenti recenti dubia.

BERGOGLIO CHIEDE OBBEDIENZA E SILENZIO

L’opera di riforma della Curia romana è un mandato che il Papa ha ricevuto dal pre-conclave 2013. E questa si verifica solo “se si attua con uomini rinnovati”. La riforma è un “delicato processo” che deve essere vissuto, tra l’altro, con “fedeltà all’essenziale, continuo discernimento, evangelico coraggio, ecclesiale saggezza, attento ascolto, tenace azione”. Ma anche (difficile non leggerci un riferimento alle polemiche e alle critiche al Papa uscite manifestamente dai sacri palazzi in questi mesi) con “positivo silenzio” e “incondizionata obbedienza”. Tutto sempre nell’abbandono “alla sicura guida dello Spirito Santo … E, per questo, preghiera, preghiera e preghiera”.

LUPI TRAVESTITI DA AGNELLI: CONTRO LE RESISTENZE DEI TRADIZIONALISTI

Duro l’elenco delle resistenze alle riforme. Resistenze che per Bergoglio sono di tre tipi: aperte, nascoste, malevole. Anche se tutte, concede, “meritano di essere ascoltate”, perché “l’assenza di reazione è segno di morte! Quindi le resistenze buone – e perfino quelle meno buone – sono necessarie”. Come già aveva abbozzato nella veloce omelia mattutina in Santa Marta il 1 dicembre scorso, i tre atteggiamenti di resistenza si accompagnano ad un crescendo di giudizio negativo. Le buone “nascono spesso dalla buona volontà”, ma quelle nascoste “da cuori impauriti o impietriti”, e sono segno di “gattopardismo spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima”. Le parole più crude le riserva a chi resiste in maniera malevola, come fossero lupi “in veste di agnelli”. Opposizioni “che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive”, fatte di parole “accusatorie”. Non manca una staffilata a chi si rifugia “nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare ‎tutto sul personale senza distinguere tra l’atto, l’attore e l’azione”. Papale papale, davanti a una Curia in cui siede un’eminenza – il cardinal Burke – che ha tirato fuori dall’armadio pezzi di abbigliamento ecclesiastico mai aboliti ma ormai fuori moda come l’ampio cappello porpora – il galero – e il lungo mantello detto “cappamagna”.

PROMESSA: NESSUN MAQUILLAGE

Parlando a un collegio cardinalizio inevitabilmente non giovanissimo, il Papa ha insistito sul fatto che il processo di riforma che ha guidato dalla sua elezione non è solo estetica, “come una sorta di lifting, di maquillage, oppure di trucco per abbellire l’anziano corpo curiale, e nemmeno come una operazione di chirurgia plastica per togliere le rughe”. “Cari fratelli – ha scandito – non sono le rughe che nella Chiesa si devono temere, ma le macchie!”. La nota al testo letto è ancora più squillante, con un riferimento a un discorso di Paolo VI – forse il predecessore più amato da Bergoglio e molto citato anche stamattina – nel quale il beato riconosceva come l’apparato curiale sia aggravato dalla “sua venerabile età”.

UNA SEGRETERIA DI STATO ALLA MONTINI

Sulla scia programmatica che fu già di papa Montini che, riferendosi alla Curia, auspicava un “bisogno di semplificarsi e decentrarsi e di allargarsi e abilitarsi a nuove funzioni” per stare al passo coi tempi, Bergoglio ha fatto capire che più dicasteri vaticani saranno accorpati, altri uffici eliminati nel segno della funzionalità e sobrietà. Passi già compiuti da Francesco, come ad esempio nella creazione del super dicastero per Famiglia, vita e laici. Quanto agli uffici, il pontefice richiama la necessità di assumere più laici e donne da ogni parte del mondo. Tra le righe emerge un’idea di riforma del cuore della Curia, la Segreteria di Stato, secondo il disegno di Paolo VI.

LICENZIAMENTI IN VISTA NEI SACRI PALAZZI

Pur insistendo sulla necessità che per una vera riforma “occorre portare i membri della Curia a rinnovarsi spiritualmente, umanamente e professionalmente”, Bergoglio ha avvisato senza mezzi termini i cardinali che cambiamenti di personale in Curia “avvengono e avverranno”: “L’alternanza delle persone è normale, necessaria e auspicabile”. E questo con la fine dell’antico schema d’Oltretevere di spostare da un incarico con una conseguente, apparente promozione, personaggi considerati scomodi o inadatti: “E’ indispensabile l’archiviazione definitiva della pratica del promoveatur ut amoveatur. Questo è un cancro”. Per la cronaca: al termine dell’incontro con i cardinali, Francesco non ha chiesto il suo consueto “pregate per me”. Forse questa volta per un apotropaico “non si sa mai per cosa preghino”.

LE DODICI STELLE DI FRANCESCO

Il pontefice ha illustrato dodici criteri guida che condurranno i prossimi passi della sua riforma: individualità (conversione personale), pastoralità (conversione pastorale), missionarietà (cristocentrismo), razionalità, funzionalità, modernità (aggiornamento), sobrietà, sussidiarietà, sinodalità, cattolicità, professionalità, gradualità (discernimento).

LA RIFORMA PROSEGUE

Il Papa promette: la riforma del Vaticano è cosa in divenire e va avanti, nonostante le resistenze. E lo dice elencando diciotto passi già realizzati “in attuazione dei criteri-guida, delle raccomandazioni espresse dai cardinali durante le riunioni plenarie prima del conclave, della Cosea, del Consiglio di cardinali, nonché dei capi dicastero e di altre persone ed esperti”.

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