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I miei auguri a Mattarella, Gentiloni, Renzi, Grillo, Salvini e Berlusconi

Farage BEPPE GRILLO, Virginia Raggi

Auguri di buone feste al presidente della Repubblica perché le Camere lo mettano il più rapidamente possibile nelle “condizioni” da lui stesso indicate -la cosiddetta omogeneizzazione o armonizzazione delle due diverse leggi elettorali oggi in vigore – per mandare gli italiani alle urne. E sanare così il “disallineamento”, lamentato sempre dal capo dello Stato e verificatosi fra il Parlamento e gli elettori il 4 dicembre con la bocciatura referendaria della riforma costituzionale.

Per quanto allenato alla pazienza, forse più ancora del predecessore, che ogni tanto faceva sentire la sua insofferenza per l’abitudine dei partiti di preferire lo scontro al confronto, mi risulta preoccupato, e giustamente, di una troppo lunga campagna elettorale. Che di fatto è già in corso.

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Auguri al presidente del Senato Pietro Grasso perché si rassegni anche lui alla fine anticipata di una legislatura miracolosamente già vissuta troppo a lungo, visto il fortunoso avvio: tanto fortunoso da avere procurato allo stesso Grasso la seconda carica dello Stato, diversamente da tutti gli scenari previsti prima delle elezioni del 1993. Allora si scommetteva, per il vertice di Palazzo Madama, su Anna Finocchiaro. Che sarebbe stata la prima donna presidente del Senato e, conseguentemente, la prima presidente supplente della Repubblica, in caso di assenza o impedimento del capo dello Stato effettivo.

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Auguri alla presidente della Camera Laura Boldrini perché si rassegni anche lei, ma non solo alle elezioni anticipate, bensì anche alle proteste sfuggite al presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano contro la sua abitudine o pretesa di declinare al femminile cariche neutre come quelle di presidente, vice presidente, ministro, sottosegretario, sindaco. Mi risulta che la signora Boldrini, che ha voluto fare ristampare tutte le carte da lettera e altri moduli della Camera per certificare la sua svolta, ci sia rimasta un po’ male. E se ne sia doluta anche con l’Accademia della Crusca, che le aveva sino ad ora coperto le spalle.

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Auguri all’augusto e illustrissimo presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi perché trovi il coraggio di annunciare un ulteriore rinvio dell’esame dei ricorsi contro la legge elettorale della Camera, nota come Italicum, per non interferire nella riforma elettorale per la quale si è impegnata la maggioranza parlamentare accogliendo, con la fiducia accordata al governo Gentiloni, l’invito del nuovo presidente del Consiglio a provvedervi.

La sconvocazione dell’udienza alla Consulta, già spostata da ottobre scorso al 24 gennaio, dissiperebbe il sospetto di una pretesa della Corte di sostituirsi al Parlamento confezionando con un taglio qua e uno là una nuova legge elettorale pronta per l’uso anche per la Camera, come quella già confezionata così per il Senato e chiamata non a caso Consultellum, da Porcellum che era. Al tempo stesso Grossi, lavandosene le mani, toglierebbe alibi a chi nelle Camere ha rinunciato da tempo a fare le leggi, lasciandole scrivere dai magistrati, ordinari o speciali che siano.

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Auguri al presidente del Consiglio, il simpatico conte Paolo Gentiloni Silverj, perché non si lasci tentare dalla guerra a San Marino per prolungare una legislatura così generosa con lui, avendolo fatto arrivare prima alla Farnesina e poi a Palazzo Chigi.

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Auguri all’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi perché riesca a salvare dopo la “strasconfitta” referendaria, come lui stesso l’ha definita in un’autocritica pronunciata al singolare e al plurale, almeno la carica di segretario del Pd, già messa prudentemente al riparo per quasi un anno rinunciando alla voglia di un congresso anticipato.

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Auguri al più smanioso aspirante alla segreteria del Pd, paragonatosi a Davide, per cui Renzi sarebbe il perdente o perduto Golia, perché non venga punito dal suo stesso cognome a rimanere una Speranza. Così infatti si chiama il giovane lucano e bersaniano ex capogruppo del Pd alla Camera.

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Auguri a Pier Luigi Bersani perché torni quello bonario di una volta, prima che Maurizio Crozza non gli facesse perdere la testa imitandone dal vivo le caricature, magari in groppa a una mucca portata di notte nella sede nazionale del suo partito per godersene di giorno gli effetti.

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Auguro a Massimo D’Alema di avere il coraggio di mantenere la promessa, fatta prevedendone e promuovendone la sconfitta nel referendum costituzionale, di difendere Renzi dai “cani”, che l’avrebbero azzannato, o più semplicemente dai classici calci dell’asino.

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Auguri a Beppe Grillo, anche nell’ultima versione lepenista o leghista contro gli immigrati irregolari, perché, stanco pure lui della politica, specie dopo le arrabbiature procurategli dall’avventura capitolina di Virginia Raggi, torni a fare davvero a tempo pieno il più divertente e proficuo mestiere di comico. Il Paese gliene sarebbe davvero grato.

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Auguri a Matteo Salvini perché riesca a sopravvivere politicamente alle sue ambizioni.

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Auguri alla sorella dei Fratelli d’Italia Giorgia Meloni perché non perda la testa dopo che Claudio Martelli ne ha sorprendentemente annunciato o auspicato “l’ora”. Sorprendentemente, per i trascorsi non certo di destra dell’ex guardasigilli socialista, che ancora si sta godendo l’imitazione che fa la sinistra della conciliazione fra “meriti e bisogni” da lui enunciata in un famoso convegno a Rimini da vice segretario del partito craxiano del garofano.

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Auguri a Silvio Berlusconi perché si meriti il soprannome montanelliano di “Rieccolo”, già del compianto Amintore Fanfani ma generosamente attribuito ora al presidente di Forza Italia dall’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini per il ritrovato vigore dell’ex Cavaliere e per la conversione al vecchio e disprezzato sistema elettorale proporzionale. Esso gli permetterebbe di sottrarsi all’Opa, o scalata, di Salvini, come se non bastasse quella di Vincent Bollorè alla sua Mediaset, per giunta col compiacimento di un amico di vecchia data come Giuliano Ferrara.

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Auguri al capogruppo forzista della Camera Renato Brunetta, che è alla prova di fedeltà chiestagli da Berlusconi elogiando Romano Prodi, lamentando i trascorsi comunisti, per quanto giovanilissimi, di Salvini, e reclamando per il governo Gentiloni un tipo di opposizione collaborativa cui certo lo stesso Brunetta non è portato, diciamo così, per temperamento.

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Auguri al giovane ministro dello sport Luca Lotti, la cui delega ad occuparsi anche di editoria, come faceva già da sottosegretario nel governo del suo amico Renzi, gli ha appena permesso di capire finalmente a cosa servano i giornali, pur accomunati in una enorme crisi di vendite nelle edicole. Che non a caso chiudono più degli stessi giornali, non disponendo di provvidenze.

I quotidiani e settimanali, come ha appena sperimentato lo stesso ministro, servono a informare gli indagati per via breve, avendo le Procure della Repubblica problemi, diciamo così, di posta.

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Auguri, infine, a Napoleone. Che non è naturalmente Bonaparte: quello di Ajaccio, di Parigi, dell’Elba e di Sant’Elena. E neppure quello un po’ anonimo che la buonanima di Giulio Andreotti vedeva in chiunque si proponesse in Italia di risanare le Ferrovie dello Stato e di farne viaggiare in orario i treni.

Il nostro è Delio Napoleone, il presidente facente funzione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, salvato dalla ghigliottina renziana grazie ai quasi venti milioni di italiani che hanno bocciato la riforma costituzionale, a dispetto dei tredici milioni e più di sì , fra i quali quello – ahimè – del genero dello stesso Napoleone.

Salvato il Consiglio, che il presidente ritiene addirittura “rafforzato” dal voto popolare, ora l’omonimo di Bonaparte deve salvarne la sede. Che è la luminosa Villa Lubin, nel parco di Villa Borghese, dove vorrebbe trasferirsi, dagli uffici un po’ catacombali di Piazza Indipendenza, il potente Consiglio Superiore della Magistratura. Dove si erano evidentemente venduta la pelle dell’orso a caccia ancora aperta.

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