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Tutti i subbugli del mondo cattolico per la nomina di Valeria Fedeli all’Istruzione

Ha fattoscalpore la copertina del numero di gennaio di National Geographic. Il primo numero del 2017 della rivista statunitense è intitolato Gender Revolution e mette in copertina una bella bambina con i capelli rosa. Quella ragazzina, però, è nata maschio e a soli 4 anni ha intrapreso la strada del mutamento di genere. Quella di Avery Jackson, la bimba in copertina, è solo una delle 80 storie di ragazzini transgender di tutto il mondo raccontate nel mensile scientifico. “Sia i disturbi della differenziazione sessuale, sia quelli dell’identità di genere sono problemi molto seri che interrogano medici e genitori perché, come si può facilmente intuire, riguardano la sfera più intima della persona e coinvolgono questioni etiche, morali e giuridiche“, scrive Luciano Moia su Avvenire. Lo scontro con il mensile scientifico è solo l’ultimo tassello di una lunga polemica che vede associazioni e movimenti cattolici contro la teoria del gender.

IL MONDO CATTOLICO PREOCCUPATO DAL MINISTRO VALERIA FEDELI

Proprio qualche giorno fa a finire nell’occhio del ciclone è stata la neo nominata ministra dell’istruzione Valeria Fedeli. Le associazioni cattoliche più intransigenti hanno contestato la scelta dell’ex sindacalista della Cgil per il ministero dell’Istruzione ed hanno inviato numerose lettere al quotidiano diretto da Marco Tarquinio. Il motivo del contendere è la presunta vicinanza della signora ministro alle teorie del gender. “Gentile direttore” – si legge in una lettera inviata ad Avvenire il 14 dicembre scorso – “sono un insegnante e oggi mi sento particolarmente indignato perché i cattolici Renzi e Gentiloni hanno affidato il ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca a una donna politica nota per la sua predilezione per la teoria gender“. Le realtà che hanno dato vita al Family day contestano al ministro Fedeli di essere stata la prima firmataria del disegno di legge numero 1680 del 2014, il ddl per l’insegnamento dell’educazione di genere. Come riportato dal sito dell’ex vicepresidente del Senato il disegno di legge si pone l’obiettivo di “integrare l’offerta formativa dei curricola scolastici, di ogni ordine e grado, con l’insegnamento a carattere interdisciplinare dell’educazione di genere come materia (…) Il ddl prevede che i piani dell’offerta formativa delle scuole adottino misure e contenuti di conoscenza ed educazione per eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla impropria “identità costretta” in ruoli già definiti delle persone in base al sesso di appartenenza“. Il ddl contestato è diventato legge dello Stato il 13 luglio 2015, inserito nella cosiddetta Buona scuola. A fare scaldare parte del mondo cattolico è stato il comma 16 che recita: “Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori“. I cattolici temono che nell’educazione alla parità di genere si nasconda il cavallo di Troia del gender” ovvero di quella nuova dottrina per la quale i generi biologici non devono necessariamente corrispondere al sentire individuale. Teoria ben esplicitata nell’editoriale di Susan Goldberg, direttrice del National Geographic, che accompagna il reportage sui ragazzini transgender. “Si può parlare di transgender, cisgender, gender non conforming, genderqueer, a-gender e di tutti gli altri 50 generi che Facebook permette di selezionare ai suoi utenti. [..] Liberata dalla “binarietà” maschile e femminile l’identità di genere sta modificando gli scenari“.

AVVENIRE “ASSOLVE” LA SIGNORA MINISTRO

Il direttore Tarquinio ha raccolto le perplessità dei suoi lettori ed ha indirizzato una lettera aperta al neo ministro fornendole un’apertura di credito. Il direttore nella missiva ricordava il caso Buttiglione, “euroministro designato e impallinato“, come scrive Tarquinio, da spinte “laiciste” che gli contestavano di avere espresso una chiara posizione contraria alla ratifica legale di unioni tra persone dello stesso. Proprio partendo da questo episodio il direttore chiede ai suoi lettori di dimostrare meno inclinazione ai pregiudizi ma promette di prestare attenzione all’operato del nuovo Esecutivo. Il ministro Fedeli ha risposto alle perplessità dei lettori di Avvenire con una lunga lettera nella quale cerca di rassicurare circa la sua volontà di rispettare a pieno il dettato costituzionale senza deviazioni di matrice “genderista”.”Il comma 16 (della legge “La buona scuola” ) dà attuazione ai princìpi di pari dignità e non discriminazione contenuti negli articoli 3, 4, 29, 37 e 51 della nostra Costituzione“, scrive il ministro Fedeli, che poi aggiunge: “Ma voglio essere ancora più chiara, sperando così di diradare alcuni dubbi. Non ho mai fatto riferimento a una supposta “teoria gender”, tanto meno a una “ideologia”, non solo perché il pensiero ideologico mi è strutturalmente estraneo, ma perché una simile ideologia, ammesso che esista, e non è mai stata d’ispirazione per l’operato mio, o del Parlamento o del governo. Vorrei che la parola gender uscisse dal nostro vocabolario in questa accezione minacciosa, e che tornassimo a parlare di uguaglianza tra donne e uomini, in linea con le normative nazionali e internazionali sui diritti umani“. Problema risolto? Sì per il direttore Tarquinio che conferma, nella risposta alla signora ministro, l’apertura di credito nei suoi confronti. “Credo che sia molto importante ciò che lei dice e molto interessante l’impostazione che dichiara di voler dare al suo lavoro di governo della scuola italiana sulla cruciale frontiera educativa della non discriminazione e della effettiva parità dei sessi“, scrive il direttore Tarquinio nella sua risposta: “Parità – non mi stanco, per la mia parte, di ripeterlo – che è riconoscimento della naturale diversità e della stessa altezza della donna e dell’uomo“. Meno convinti della bontà della risposta del ministro è sembrato il Forum delle Associazioni Familiari che, per bocca della sua vicepresidente Maria Grazia Colombo, chiede al ministro di dare seguito alla promessa di introdurre linee guida interpretative per il contestato comma 16.

GLI SBUFFI DI ADINOLFI

Per nulla convinto, invece, è sembrato Mario Adinolfi, direttore de La Croce e presidente del Popolo della famiglia, che dopo aver puntato il dito sul curriculum “impreciso” del ministro Fedeli ha aspramente criticato la replica pacata del direttore di “Avvenire”. “Vedi caro Marco, se qualche volta i toni si alzano e diventano poco “pacati”, è perché legittimando le falsità e le ipocrisie e il non detto delle Valeria Fedeli di turno, per paura di mettersi in urto con il potere, a chi di potere non ne ha resta solo l’urlo“, scrive Adinolfi dal suo profilo Facebook: “Vorrei che ti arrivasse forte quest’urlo, vorrei che tu lo facessi tracimare nelle pagine sempre “pacate” e qualche volta placate di Avvenire, vorrei che portassi un po’ di sconquasso e reale dibattito su un tema che pare essere secondario e invece è determinante“.

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