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Appunti sull’attentatore di Istanbul, “uiguro cinese” (forse)

Sembra, dalle poche informazioni diffuse dalle autorità turche, che l’attentatore del Reina sia un uiguro. Si scrive “sembra” perché in Turchia spesso le cose sono molto diverse da come vengono raccontante e niente è quel che appare: per esempio, all’inizio le stesse autorità turche erano sufficientemente convinte che il baghdadista che ha compiuto la strage fosse uzbeko (al più kirghizo), poi hanno cambiato linea.

Sicuramente s’è trattato di un approfondimento di indagine, che ha permesso ai poliziotti di Ankara di stringere il campo, però non c’è nemmeno da escludere che sia stata una mossa per allentare un po’ le tensioni che l’attentato s’è portato dietro. In molti hanno notato che se fosse stato un russofono, uzbeko, kirghiso (ceceno), si sarebbe riprodotto uno schema simile a quello visto con l’attacco di giugno all’aeroporto Ataturk. A quei tempi, Erdogan e Putin facevano le prove per un riavvicinamento fino a qualche settimana prima impensabile: e terroristi di area-russa (lo dico tagliato con l’accetta, capiamoci) colpirono il principale scalo aereo del paese. Ora un altro attentatore di origini simili colpisce un locale notturno molto en vogue di Istanbul, a pochi giorni da una traballante pax siriana firmata sempre da Russia e Turchia.

Dire che è uiguro alleggerisse questo backstage, forse. Però, in generale, la cosa potrebbe pure non cambiare: gli uiguri sono un’etnia, che vive principalmente nello Xinjiang cinese, ma non è detto che essere uiguri significhi matematicamente essere cinese. Potrebbe essere uzbeko comunque, oppure kirghiso, oppure turco, perché gli uiguri vivono anche in Turchia.

Oppure potrebbe essere kazako: una buona comunità uiguri vive anche in Kazakhstan, dove tra un paio di settimane dovrebbe prendere il via il processo politico che avvierà la road map di risoluzione del conflitto siriano. Parteciperanno Russia e Turchia, insieme all’Iran (e poi si uniranno altre nazioni, forse da subito l’Egitto), e sul lato delle opposizioni iniziano già le prime defezioni – inquiete per le varie violazioni del cessate il fuoco per mano dei miliziani sciiti governativi, dicono.

Speculazioni e fantasia, ma se fosse un uiguro kazako sarebbe una mossa politica enorme quella organizzata dal Califfo, che sfrutterebbe la confusione nell’opinione pubblica turca, che in un paio di mesi ha visto il proprio governo rovesciare completamente le carte sulla situazione in Siria. Tra l’altro, fosse un uiguro kazako (sono appunti, speculazioni, non di più), questo dimostrerebbe una capacità impressionante del network interno dello Stato islamico in Turchia, in grado di scegliere il “killer migliore” in base al momento politico internazionale o nazionale che coinvolge il paese (pensare a quando venivano colpiti i raduni curdi, nei giorni successivi all’annuncio di Erdogan di riaprire il fronte interno).

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