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Voucher, testa di ponte per l’introduzione del salario orario minimo?

Usa mattei, Giuliano Cazzola, Trump, movimento 5 stelle

Probabilmente è merito della pausa natalizia dei talk show, sempre pronti a sparare su ogni Croce rossa di passaggio. Ma sulla questione dei voucher cominciano a farsi sentire ragionamenti di buon senso. Del resto era sufficiente consultare la mole di dati statistici ufficiali dedicati a questo fenomeno, per accorgersi delle sue effettive dimensioni, piuttosto ridotte nel contesto del mercato del lavoro.

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Nel WorkINPS dedicato al lavoro accessorio (ne abbiamo scritto più volte in questa rubrica) è contenuta una riflessione significativa che meriterebbe di essere approfondita. Possono i voucher costituire un’anticipazione del salario minimo? Leggiamo insieme: ‘’Si può pensare – diversi osservatori già lo pensano – che i voucher siano la testa di ponte per l’introduzione del salario orario minimo. Quasi una sorta di aperitivo o, se si vuole, di esperimento non dichiarato. In effetti il valore nominale del voucher – 10 euro, di cui 7,5 al lavoratore – non è lontano dal valore che potrebbe avere il salario minimo e che sarebbe per il mercato del lavoro un esplicito valore di riferimento. Alcuni – prosegue il documento – si aspettano che tale valore, una volta introdotto, diventi “il pavimento” sotto il quale non si può scendere determinando in tal modo una sorta di garanzia minima per i lavoratori, altri temono che definire un pavimento significhi indurre tutti i datori di lavoro a “schiacciare” i salari vicino ad esso. E’ certo che il valore del voucher corrisponde attualmente ad un importo inferiore a quello desumibile dagli schemi di qualsiasi retribuzione regolare alle dipendenze di un’impresa, come del resto abbiamo visto in precedenza considerando il costo orario minimo del lavoro somministrato’’. Se questa prospettiva ha un minimo di sbocco non avrebbe senso gettare – tramite il referendum abrogativo – il classico bambino con l’acqua sporca.

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