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Isis, la crociata terroristica contro un Occidente in agonia

Mentre continua la caccia all’attentatore di Istanbul, il 2017 incomincia all’insegna della paura. Non soltanto, infatti, la Turchia è sotto attacco, ma, come avviene per le infezioni virali, il contagio del fondamentalismo islamico sembra cambiare forma e diffondersi altrove, man mano che crescono gli anticorpi.

In questo caso, com’è noto, il nodo politico è costituito dal presidente turco Erdogan, prima accusato dalla Russia di essere fiancheggiatore filo sunnita dell’Isis, e adesso di aver spinto il suo Paese a divenire baluardo con Vladimir Putin della grande guerra di liberazione nazionalista, ortodossa e sciita dal flagello dello Stato islamico. È chiaro che interessi di specie si mescolano ad obiettivi necessari; almeno tanto quanto è manifesta la deriva umanitaria che si sta consumando da Est a Ovest in tutto il mondo, a partire dalla Siria.

Il terrorismo, insomma, non muore, ma, come si diceva, cambia profilo e persevera nel medesimo copione omicida. D’altronde anche la recente rivendicazione non rivela nulla di nuovo: si continua a propagandare la guerra contro i crociati, e si continua a spingere l’emarginazione globale verso l’alternativa internazionale della violenza.

Finalmente, a cento anni quasi dalla Rivoluzione di Ottobre, tutto questo scenario del nuovo millennio fa pensare e genera inquietudine. In fondo sembra aver avuto ragione Augusto Del Noce quando profetizzava che qualora la forza brutale si fosse separata dall’ideologia materialista, non sarebbe rimasta che l’irrazionalità di una follia che si auto comprende come missionaria e disperata crociata di morte.

Crociata: già, il termine torna di continuo nelle rivendicazioni. Il riferimento religioso all’odio verso il Cristianesimo resta, in definitiva, l’ultimo e unico baluardo macabro di pseudo giustificazione islamista per l’ignominia: una campagna violenta contro un Occidente in agonia, il quale prima ha culturalmente eroso i fondamenti etici autentici del Cristianesimo, per oltre trecento anni, e oggi si trova sprovvisto di una credibilità sufficiente per essere ciò che dovrebbe essere, vale a dire la civiltà che per essenza esclude totalmente ogni alternativa alla pace e spedisce negli archivi della storia la violenza del Medioevo islamico.

Alla fine quell’idea di democrazia che ha permesso all’Occidente di battere il Comunismo orientale è oggi la stessa democrazia malata che non riesce ad avere risorse sufficientemente moderne e ambiziose da conquistare i cuori e i progetti di vita ordinaria e politica dei disperati del mondo.

La vera sfida per noi è etica, è antropologica. Come non vederlo e perché non dirlo. Ma, prima ancora, conviene capirlo in profondità. L’Europa, più di tutti gli altri Continenti, dovrebbe ritrovare l’intelligenza di liberare nella sua identità qualcosa di diverso dall’individualismo secolarizzato e settario imperante nelle nostre società; afferrare l’anima comunitaria e solidale del suo universalismo perduto, rintracciare il proprio spirito cristiano ed espanderlo nella realtà presente, diffondendo di nuovo quel valore positivo della vita umana che supera ogni confine e ogni miraggio di potere chiuso in se stesso.

Se, infatti, il dramma del fondamentalismo è l’ideologia disumana di morte che ne ispira le gesta miserabili dei suoi aderenti, la grandezza dell’Occidente non consiste nel culto del potere a senso unico, ma nella tradizionale, alta e umana concezione della vita personale, purtroppo spesso dimenticata o assecondata ad altro fine.

Il terrorismo continua la sua marcia di distruzione della civiltà, in ultima istanza, nel tempo in cui la civilizzazione stenta a immunizzarsi dal male perché sprovvista culturalmente dell’unico valido antidoto etico costituito da un’autentica visione cristiana della democrazia.

Meglio non farsi illusioni: l’Isis si combatte con le armi; ma si sconfiggerà definitivamente soltanto se l’Occidente saprà uscire dalla sua agonia, ritrovare la forza delle proprie radici, tornando ad essere l’unica vera speranza del mondo: un futuro ordine globale in cui vita, persona, libertà e comunità solidali siano preferibili senza cedimenti a potere, egoismo, volontà di potenza e perdita di umanità.

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