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Nola e non solo. Perché i Pronto soccorso sono andati in tilt

BEATRICE LORENZIN, lea

La settimana passata si è conclusa con diverse novità, tra queste c’è stata senza dubbio l’acuirsi del grande freddo che ha creato non poche difficoltà agli italiani. Il gelo ha colpito le popolazioni da Nord a Sud, da Est a Ovest. La macchina dei soccorsi e degli aiuti, per fronteggiare questa condizione straordinaria di temperature bassissime, che in alcune zone della Penisola hanno provocato nevicate molto abbondanti, ha risposto bene quasi dappertutto, alleviando privazioni e disagi. Non tutto è andato però per il meglio, in alcune zone gli ospedali sono stati letteralmente invasi da pazienti impauriti, per la propria salute o per quella di persone care. Le patologie cardio-respiratorie, con il forte e intenso freddo, sono state la principale causa dell’intasamento delle attività dei Ps, al punto che il personale ospedaliero è stato costretto a ricoverare e a visitare tutti, anche per terra, perché mancavano letti e barelle, ormai esauriti, come è successo a Nola. Alle normali preoccupazioni per le sindromi influenzali e respiratorie si è aggiunta anche la psicosi derivante dall’allarmismo, diffuso irresponsabilmente dai mezzi di informazione, su una impossibile epidemia di meningite. La salute della gente è il bene più prezioso che si possa avere, a nessuno è permesso di specularvi con tanta superficialità, come è avvenuto nelle settimane scorse e ancora oggi.

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