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Il caos dell’Europa fa risorgere il nazionalismo. Report Global Trends di Clapper

“La crisi esistenziale dell’Europa è destinata a continuare almeno per i prossimi anni”, dice il report “Global Trends” che l’ufficio del Director della National Intelligence (DNI) James Clapper rilascia annualmente come valutazione dei rischi strategici e opportunità per il mondo nei prossimi 20 anni. Quello di quest’anno è uno degli ultimi passaggi di Clapper: l’uomo che ha fatto da referente in ultimo sull’indagine delle intelligence americane riguardo l’hacking russo durante le ultime presidenziali lascerà l’incarico affidatogli da Barack Obama. Il presidente eletto Donald Trump al suo post0 ha già scelto l’ex senatore dell’Indiana Dan Coats.

I PROSSIMI CINQUE ANNI IN EUROPA

È una prospettiva buia quella delineata dall’ufficio che coordina tutte e 17 le agenzie dei servizi segreti statunitensi: “L’UE non è riuscita a creare il senso che tutti i cittadini europei condividano un comune destino” e questo potrebbe facilitare il “nazionalismo risorgente” tra i suoi membri, sentimento fluidificato dalla crisi economica e di cui non mancano esempio in giro per l’Europa, dalla Francia all’Olanda, all’Ungheria. “I partiti politici, i leader nazionali e i funzionari dell’UE continueranno a non essere d’accordo sulle funzioni proprie ed i poteri dell’Unione”, come la disciplina di bilancio, problemi del settore bancario, la differenza di crescita tra stati membri. E il sostegno pubblico all’Europa e ai partiti europeisti si indebolirà, scrivono i top analisti dell’intelligence americane, “in particolare” se Bruxelles non sarà in grado di dare risposte funzionali sui temi dell’immigrazione e del terrorismo.

L’INSTABILITÀ AI CONFINI

L’instabilità politica dei paesi dell’Africa centrale, dove tra le crisi politico umanitarie si muovono anche gli interessi delle aziende europee, creerà ondate migratorie, che sfrutteranno altre situazione di instabilità, come quella libica, per sfociare in Europa: e questo potrebbe alimentare il sostegno a partiti (o peggio ancora sentimenti) xenofobi. In più: “I nuovi partiti populisti sia di destra che di sinistra stanno approfittando proprio della forte opposizione all’immigrazione, insieme all’insoddisfazione pubblica per la crescita lenta, per i tagli alle prestazioni sociali, e del declino della distanza ideologica tra la stabilita destra e sinistra”. E questo crea volatilità elettorale e indebolimento dell’ordine che ha costruito l’Europa del Dopoguerra.

MINACCE ESTERNE E INTERNE

Ma alle minacce per lo Stato sociale si abbinano anche threat più imminenti: quello dello Stato islamico, per esempio, che allo stesso tempo è una problematica interna, come dimostrano le carte d’identità di attentatori e simpatizzanti ispirati o veicolati in Europa. O quella russa: “La Russia sta minacciando l’Europa direttamente attraverso propaganda, disinformazione, e il sostegno finanziario ai partiti anti-Usa anti-UE” scrive il report del DNI, che sottolinea come crescerà l’assertività di Mosca attraverso “tentativi deliberati di dividere il progetto europeo”. Una situazione che danneggerebbe non solo l’Europa – pensare ai risultati elettorali in Germania e Francia, o di più alla stabilità dei paesi baltici, o alla lotta per tenere dentro la Grecia nel 2015, per evitare appunto il disfacimento – ma anche la credibilità del rapporto Nato-UE e della Nato stessa. Con un altro enigma: la Turchia, Ankara che tesse accordi strategici con Bruxelles sui migranti è una di quelle periferie instabili d’Europa, guidata da un presidente dispotico con cui però, sia per i vincoli dell’Alleanza Atlantica sia per questioni geopolitiche, l’UE non può evitare di trattare. Secondo l’ufficio di Clapper inoltre “per i prossimi cinque anni almeno, la necessità di ristrutturare le relazioni europee alla luce della decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione rischia di compromettere il peso internazionale della regione e potrebbe indebolire la cooperazione transatlantica”.

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