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Vaticano e Ordine di Malta, ecco le ultime tensioni

Volano gli stracci tra Aventino e Colle Vaticano. Panni lavati in pubblico, nel bel mezzo del Tevere che separa la sede dell’Ordine di Malta da San Pietro. Una questione che, se non è rottura, sa tanto di crisi diplomatica tra il più antico ordine cavalleresco di Santa Romana Chiesa e la Chiesa.

BOTTE DIPLOMATICHE

È consuetudine che il giorno seguente all’incontro del Papa con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, sia il Sovrano Ordine Militare di Malta a incontrare i suoi ambasciatori accreditati. Il rapporto è di 182 feluche in Vaticano, 106 rappresentanti presso l’Ordine di Malta. Che è, per statuto, “sovrano”. Così nel suo discorso di martedì nella Cappella della Villa Magistrale il Gran Maestro Fra’ Matthew Festing ha salutato gli ambasciatori passando in rassegna le sfide umanitarie che l’antico ordine ospitaliero affronta in tutto il mondo. Porte spalancate alla carità, ma ben serrate alla commissione istituita dal Vaticano dopo il siluramento a inizio dicembre del numero tre dell’Ordine, il gran cancelliere Albrecht von Boeselager. Una destituzione che parecchi malumori ha creato tra i cavalieri, tanto che prima di Natale il Vaticano aveva disposto la costituzione di un gruppo di cinque membri con l’incarico “di raccogliere elementi atti ad informare compiutamente e in tempi brevi la Santa Sede in merito alla vicenda”. Equivoco della Segreteria di Stato aveva commentato a caldo l’Ordine. Che ora attacca pubblicamente: “Vorrei sottolineare a voi e ai governi che rappresentate – ha detto martedì il Gran Maestro Festing – che la sostituzione del gran cancelliere è stato un atto di amministrazione interna al governo del Sovrano ordine di Malta”.

NOT IN MY GARDEN

Molto più esplicita la presa di distanza dalla commissione vaticana in quanto si legge nel lungo comunicato stampa pubblicato nella serata di martedì: “Attesa l’irrilevanza giuridica del Gruppo e dei suoi atti nell’ambito dell’ordinamento giuridico melitense, l’Ordine ha ritenuto di non dover collaborare, anche al fine di tutelare la propria sfera di sovranità rispetto ad iniziative che si atteggiano quali forme volte obiettivamente a porre in discussione o comunque a limitare detta sfera”. La nota ricorda che “l’Ordine ha una rappresentanza diplomatica presso la Santa Sede, secondo le norme del diritto internazionale”. Come attesta lo stesso Annuario Pontificio, “là dove l’Ordine è citato un’unica volta e non già tra gli Ordini religiosi, quanto piuttosto tra le Ambasciate degli Stati, accreditate presso la Santa Sede”.

DISOBBEDIENTI O SOVRANI?

“Alla luce di queste norme fondamentali è evidente che, in punto di stretto diritto, il rifiuto di obbedienza non giustifica in alcun modo il coinvolgimento di superiori religiosi, tanto più in quanto essi non appartengano all’Ordine”, incalza la nota. Della commissione pontificia con la quale l’Ordine non ha intenzione di collaborare, fanno parte il nunzio mons. Silvano M. Tomasi, il canonista Gianfranco Ghirlanda, l’avvocato Jacques de Liedekerke, Marc Odendall e Marwan Sehnaoui. Non risulta il card. Raymond Burke, patrono del Vaticano presso i cavalieri.

RICHIAMO DEGLI AMBASCIATORI ANZICHÉ NO

“La mancata collaborazione con il Gruppo – precisa l’Ordine cavalleresco, da secoli fedele alla Sede Apostolica – ha pertanto motivazioni strettamente giuridiche, sicché non è e non può essere in alcun modo giudicata quale mancanza di riguardo nei confronti del Gruppo stesso, né tanto meno della Segreteria di Stato”.

IMBARAZZO EVIDENTE E SUBBUGLIO

Che ci sia confusione lo dimostra un rigo della nota. Si legge nel comunicato del Gran Maestro: “Le testimonianze che i singoli membri (dell’Ordine, ndr) ritenessero di poter rendere al Gruppo (del Vaticano, ndr), non potranno per le loro modalità e per i contenuti espressivi di giudizi, porsi in contrasto, direttamente o indirettamente, con la decisione del Gran Maestro e del Sovrano Consiglio relativa alla sostituzione del Gran Cancelliere”.

MA IL VATICANO NON CI STA

Stando ad una indiscrezione pubblicata lunedì dal britannico The Tablet, dalla Segreteria di Stato c’è la certezza di non avere invaso nessun campo sovrano. In un documento che il settimanale scrive di avere avuto modo di leggere, monsignor Tomasi che guida la commissione di indagine, conferma “il potere del Vaticano di indagare il licenziamento” del barone Albrecht von Boeselager. L’arcivescovo spiega che la Santa Sede ha tutto il diritto di approfondire la questione, visto che l’estromissione di von Boeselager è avvenuta per un presunto rifiuto di obbedienza come religioso”. Quindi, come tale, un’obbedienza dovuta al Papa. Il nuovo Gran Cancelliere nominato in sostituzione del barone tedesco, aveva scritto ai Cavalieri dicendo loro che non possono collaborare con il processo a causa della sua “irrilevanza giudiziaria”. Monsignor Tomasi gli ha risposto che questa è un’affermazione inesatta “che ha profondamente turbato alcuni membri dell’Ordine ed è in contraddizione con i desideri di Francesco per l’unità e la riconciliazione tra i cavalieri”. Il punto, rileva il nunzio, non è la sovranità dell’Ordine, ma la legittimità del licenziamento di von Boeselager.

GIALLO CONDOM

Ma perché il Gran Maestro ha deposto il suo Gran Cancelliere? Sempre secondo The Tablet, i gravi motivi sarebbero da ricercare nel periodo in cui von Boeselager era grande ospitaliere: non avrebbe fatto nulla per impedire che i volontari dell’Ordine attivi in Africa e Asia distribuissero profilattici come prevenzione contro l’Hiv, in violazione della morale cattolica. Il Gran Maestro avrebbe chiesto due volte le sue dimissioni. Non ottenendo risultati ne avrebbe parlato con l’interessato insieme al patrono, il cardinale Burke, citando anche una lettera del Papa in cui quelle dimissioni si invocavano. Una lettera, però, che non sarebbe mai esistita. Così avrebbe confermato monsignor Tomasi: “Il Papa e la Santa Sede non hanno mai chiesto l’estromissione per Boeselager”.

UNA DOMANDA, ANZI TRE

Come rileva Il Sismografo in un editoriale a firma Luis Badilla e Francesco Gagliano, “la vicenda al centro della crisi risale al 2009-2010”, quando Albrecht von Boeselager ricopriva il ruolo di grande ospitaliere: “Come è possibile che una controversia così delicata, avvenuta sette anni fa, possa emergere a così grande distanza di tempo, solo quando nel frattempo l’imputato è diventato Gran Cancelliere dell’Ordine?”. Da rilevare, come mero dato di cronaca, che negli stessi giorni in cui esplodeva il caso, il Vaticano rendeva noti i nomi dei nuovi membri del Consiglio di sovrintendenza dello Ior. Tra le nuove nomine, anche quella di Freiherr von Boeselager, fratello del cavaliere Albrecht. È infine noto come il cardinal Burke, patrono dell’Ordine di Malta su mandato del Papa, sia tra i più attivi tra i quattro cardinali firmatari della lettera inviata a Francesco sull’interpretazione di alcuni passaggi dell’esortazione post sinodale Amoris laetitia.

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