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PD, iscrizioni e i vari Rondolino

Abbiamo ascoltato e letto la narrazione favolistica che l’ex Presidente del Consiglio ci ha proposto per quasi due anni e mezzo. Ci è stato detto che c’era una maggioranza silenziosa nel Paese che era con l’azione del governo e con il Premier/Segretario. Le persone sarebbero arrivate a fiumi!

Ad ogni commento critico che invitava alla prudenza la risposta è sempre stata la stessa: palude! Gufo! Freno! L’apice della comunicazione 2.0 in politica. E in tanto iscritte ed iscritti calano pericolosamente. Secondo il Vice-Segretario Nazionale, che ha prorogato alla fine di febbraio le iscrizioni 2016, fatto assai assurdo, la flessione sarà “contenuta”: massimo un -10% rispetto al 2015. Insomma, un ottimo risultato a prescindere, no? Perché obiettivo di un partito è perdere gli iscritti di anno in anno non guadagnarli. Ma tale trend non si può dire essere una novità eclatante.

Il 4 dicembre 2016, infatti, il PD ha preso la sua sonora batosta. In quel momento ho pensato: un NO che aiuterà a far crescere. Anzi, lo speravo vivamente dopo le continue sconfitte raccolte a vari livelli. Invece niente. L’arroganza è sconfinata in stupidità. Una campagna referendaria banale, a tratti populista o grillina, per essere post-moderni e anche un po’ di basso livello. Ci dicevano che avremmo sbancato grazie a Renzi. Si dicono che il 40% preso dal Sì è di Renzi e del PD. Continuano con la narrazione favolistica. E certo, la colpa della sconfitta è della sinistra del PD: di D’Alema e Bersani. Sottovalutati allora, capaci di mobilitare 14 milioni di persone per votare tutti contro la meravigliosa e rivoluzionaria politica 2.0. Qualche cosa non torna. Nei vari forum online ho provato a chiedere a chi scrive queste baggianate se ci credono veramente… Non ho avuto alcuna risposta.

 

Oggi la ciliegina sulla torta: leggo Rondolino accusare Staino di aver distrutto L’Unità. Non ho condivido le posizioni di Staino degli utimi mesi. Un appiattimento, per me, sulla linea di Renzi. Assai poco piacevole. Si dice che per il partito lo si fa. Lo credo. Ma fino a un certo punto. Il renzismo è diventato quasi una fede per certi soggetti. Rondolino si definisce “il migliore dei renziani” un po’ come il migliore della classe, il miglior cattolico, il miglior padre, il miglior non so cosa. Ho i brividi.

A me la voglia di leggere L’Unità è venuta meno da quando ho visto gli articoli proprio di Rondolino and Co. Un misto di becero populismo, di propaganda standard pro-governo. Sempre in difesa. Sempre lì a fare da megafono per Renzi. Per dirsi appunto il “migliore” tra quelli che son allineati. Sempre pronti a bastonare o insultare chi diverge dal pensiero unico. Una deriva assai spiacevole per quello che è stato un grande giornale di critica, lotta, di rappresentanza. Un percorso assai brutto per un partito che si dice plurale e democratico.

Le colpe son tante e ben distribuite, ci mancherebbe. Ma a distanza di anni ormai, quello che in molti definiscono come “renzismo”, per me altro non è che la più grande beffa del centro sinistra italiano degli ultimi tempi. Spero andremo oltre, per il bene del PD e del Paese. La scelta è lì: basta personalismi, basta opportunismi, basta a chi fa a gara ad essere più “renziano” (o bersaniano, o dalemiano o qualsiasi altro nome verrà) degli altri. Questa non è politica per me, ma un triste teatrino.

Non è certo una cosa sola del PD, ma si è persa credibilità e senza di essa è impossibile riguadagnarsi la fiducia delle elettrici e degli elettori, le tante e i tanti che abbiamo perso per strada. Riflettiamoci bene: se il PD non impara e cresce, e cambia, non sarà meritevole del loro voto. E la responsabilità di chi sarà?

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