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Fca e Volkswagen, ecco sbandate e amnesie di Merkel e Dobrindt

Non è la prima volta che il ministro tedesco per le Infrastrutture, il cristianosociale Alexander Dobrindt, va all’attacco di Fiat Chrysler. Già a maggio e poi a settembre dell’anno scorso, Dobrindt aveva scritto all’Unione europea denunciando manipolazioni delle emissioni nei modelli diesel di FCA e accusando il gruppo guidato da Sergio Marchionne di essersi a sua volta avvalso di software capaci di ridurre le emissioni in fasi di test. In settembre Dobrindt alle richieste aveva unito i test effettuati su due FIAT 500X, una FIAT Doblò e una Jeep Renegade. Ora il ministro è tornato all’attacco e, come si sa, ha chiesto che Bruxelles (qualora non lo facesse Roma) disponga il richiamo immediato di alcuni modelli FIAT sospettati di essere più inquinanti di quanto certificato ufficialmente.

A dire il vero, il nuovo attacco di Dobrindt ha fatto molto più clamore in Italia. I media tedeschi ne riportano al massimo il testo battuto dalle agenzie. A consigliare un atteggiamento più cauto è ovviamente il caso Volkswagen e le relative inchieste in corso. A suggerire prudenza è probabilmente anche il fatto che, come già scritto a dicembre 2016 da Formiche.net, proprio Berlino fino a ora non ha mai pensato di sanzionare VW. La casa automobilistica di Wolfsburg rischia di pagare una multa di 4,3 miliardi di dollari, per aver manipolato le misurazioni di alcuni suoi modelli diesel, ma è un’ammenda inflitta dalla giustizia americana. Solo questo dicembre, cioè un anno e mezzo dopo l’avvio ufficiale dell’inchiesta in America, la Commissione Ue ha aperto un fascicolo contro la Germania, per aver infranto la normativa dell’Ue relativamente alle emissioni delle automobili. Tornando nello specifico alla Germania c’è il sospetto­ “che le autorità tedesche preposte non abbiano vigilato a sufficienza”, scriveva in dicembre la Süddeutsche Zeitung. A parte il fatto che non si comprende come mai “non vi siano state sanzioni da parte del governo di Berlino”.

Infine, a consigliare cautela è probabilmente il ministro Dobrindt stesso. Anche lui, come ogni politico cristianosociale che si rispetti, ama i toni forti, gli annunci bellicosi. Così è stato per l’introduzione del pedaggio autostradale in Germania, che Dobrindt avrebbe voluto far pagare esclusivamente agli stranieri. Non gli è riuscito, per quanto la soluzione trovata ora con Bruxelles è alquanto pasticciata (ma questa è un’altra storia). Ora è tornato all’attacco di FCA anche se il perché non è chiaro. Forse Bruxelles è in procinto di fare un ulteriore passo nella vicenda emissioni di cui sopra?

Intanto il quotidiano di Monaco Süddeutsche Zeitung non tralascia una puntata del caso VW. E così, secondo quanto riportato all’inizio della scorsa settimana, ci sono dichiarazioni da parte di due tecnici americani degli impianti VW che potrebbero mettere ulteriormente in difficoltà l’ex grande capo Martin Winterkorn e Herbert Diess – arrivato invece da BMW solo i primi di luglio 2015 – per rimettere in sesto il marchio VW.

Secondo quanto riportato la SDZ, il 27 luglio del 2015 si era tenuta una di quelle riunioni cicliche nelle quali si analizzavano errori, guasti tecnici, e nelle quali tecnici responsabili dovevano darne conto in presenza di Winterkorn. Durante la riunione del 27 luglio 2015 era stato messo in luce anche il problema relativo alle emissioni di alcuni modelli VW in circolazione negli USA e che risultava sempre più difficile occultare. Quel giorno, dunque, i vertici e il management avrebbero appreso, che da anni un software impiantato segretamente nelle vetture permetteva di manipolare le misurazioni, aggirando così le autorità di sorveglianza e tutela dell’ambiente Usa (EPA). La data del 27 luglio risulta particolarmente importante, perché secondo quanto dichiarato dai vertici del gruppo, loro avrebbero appreso della truffa molto dopo.

A raccontare questa nuova versione sono stati due tecnici americani. La giustizia americana li reputa credibili e avendo i due collaborato con la giustizia, potrebbero uscire dalle indagini. Proprio questo “premio”, rende scettico sulle dichiarazioni un ex manager VW, totalmente estraneo alla vicenda dieselgate. Intanto, negli Stati Uniti è stato arrestato un manager VW e si sono presentati alla giustizia cinque supertestimoni. Se dovessero confermare quanto detto dai due tecnici, per la casa di Wolfsburg la vicenda assumerebbe tutt’altre dimensioni. E forse anche per le autorità di vigilanza in Germania.

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