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Tutti i dettagli sull’ondeggiante posizione di Donald Trump sulla Russia

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Putin (Vladimir, il presidente russo) è “un killer”, ha detto il giornalista della conservatrice Fox News Bill O’Reilly al presidente americano Donald Trump, O’Reilly stava intervistando Trump e il colloquio era finito su uno dei punti importanti dell’amministrazione: la volontà espressa dal presidente, e cavalcata a corrente alternata, di aumentare i rapporti con la Russia.

SIAMO ASSASSINI ANCHE NOI

“Boy” risponde Trump (sì, dice “boy” a un giornalista ultra navigato di 67 anni, ma d’altronde sminuire i media, anche quelli più o meno amici, è uno dei principali obiettivi attuali della Casa Bianca) “tu pensi che il nostro paese sia innocente?”. Un’affermazione forte, molto ripresa già da domenica grazie alle anticipazioni dell’intervista, ma non è la prima del genere fatta da Trump (certo, ora però è presidente). Nel 2015 durante un’altra intervista, quando Joe Scarborough della Nbc disse a Trump che Putin “faceva uccidere i giornalisti che non sono d’accordo con lui”, l’ancora candidato repubblicano disse: “Credo che anche il nostro paese è pieno di uccisioni, Joe”. Durante la stessa settimana di un anno e mezzo fa, Trump alla ABC che tornò sulla questione disse che non aveva mai sentito parlare di Putin che ha preso una pistola e ha sparato a qualcuno, e spiegò che uccidere giornalisti di opposizione è una cosa “terribile”, ma lui (Putin) ha sempre negato e dunque è innocente fino a prova contraria. Full disclosure, il punto nello specifico: secondo il Committee to Protect Journalists, 36 giornalisti sono stati uccisi misteriosamente in Russia dal 1992, 23 da quando Putin è diventato il primo presidente nel 2000. La più famosa, Anna Politkovskaja è stato ucciso nel 2006 mentre indagava sulle torture in Cecenia e si crede che su questa e su altri morti ci sia la mano governativa.

TRA FATTI ALTERNATIVI E RUSSIA…

Durante la conversazione con O’Reilly Trump ha spiegato la sua affermazione dicendo che gli Stati Uniti hanno commesso tanti errori, errori che hanno prodotto tanti morti, e per questo “ci sono parecchi killer in giro, credimi”. Lato grottesco: la prima operazione militare firmata da Trump è stato un blitz in Yemen contro un leader locale di al Qaeda, col danno collaterale di diversi morti tra i civili. Ma il presidente americano ha preso di nuovo come esempio la guerra in Iraq (lo aveva fatto già per attaccare le intelligence che indagavano sulle interferenze russe pro-Trump durante le presidenziali, criticandone le capacità visto che erano “gli stessi” che avevano detto che Saddam Hussein possedeva armi di distruzione di massa e invece non c’erano). Trump ha detto nel conflitto sono state uccise molte persone e di essersi opposto all’invasione fin dall’inizio, ma così non è (dev’essere anche questo uno dei famosi alternative facts). Tuttavia la chiacchierata pre SuperBowl (consuetudine presidenziale) con Fox News ha il valore di essere uno dei tasselli da registrare sul file “Trump-Russia”.

… UNA LINEA DIFFICILE DA SEGUIRE

Una situazione complicata e spesso confusa. Il partito repubblicano, di cui Trump è espressione di governo, tiene una linea molto severa con Mosca, e infatti le parole di domenica sono state criticate a giro da esponenti di spicco. Lo ha fatto Marco Rubio e poi Mitch McConnell, due elementi di spicco al Senato (il secondo è il capogruppo) che hanno attaccato Trump seguendo più o meno la stessa traiettoria: le nostre azioni non sono minimamente paragonabili a quelle russe. I repubblicani sono abbastanza contrari alla possibilità di collaborare con Mosca su qualsiasi piano, perché non si fidano di Putin, ma anche alcuni elementi dell’entourage di Trump sono scettici. Per esempio, giovedì scorso nel primo discorso all’Onu, l’ambasciatrice americana voluta da Trump, Nikki Haley, ha detto che lei lavorerà sì per “migliorare le relazioni con la Russia”, ma è evidente che “la disastrosa situazione in Ucraina orientale (in cui in questi giorni s’è tornati a sparare, ndr) richiede una condanna chiara e forte delle azioni della Russia”. O ancora: sabato Trump ha avuto una conversazione telefonica con l’omologo ucraino Petro Poroshenko e nel readout della conversazione si legge che tra i topic della chiacchierata c’era anche la “lunga guerra che l’Ucraina sta combattendo con la Russia”. Una dichiarazione piuttosto singolare, dato che ufficialmente la Russia nega coinvolgimenti diretti in Ucraina. Dunque la posizione della Casa Bianca, e dell’amministrazione, sulla volontà di ricostruire i rapporti con Mosca non è solidissima: lo stesso Trump ha detto in passato che potrebbe non riuscire in questa sua volontà espressa invece con più forza in campagna elettorale.

CHIUSURE E APERTURE

Nelle scorse settimane sia il capo del Pentagono che quello della Cia avevano espresso posizioni non troppo morbide verso Mosca: Mike Pompeo, il direttore dell’intelligence, aveva detto che la Russia “non sta facendo niente” per combattere lo Stato islamico. A conferma di quanta ambiguità (o indecisione? O divisione?) ci sia sulla questione, arrivano le parole del vice presidente Mike Pence. Intervistato sempre domenica a “This Week” della ABC ha detto di seguire le evoluzioni di quello che sta succedendo in questi giorni in Ucraina con molta preoccupazione. Ma quando il giornalista George Stephanopoulos gli ha chiesto “allora le sanzioni saranno in piedi fino a che la Russia non cesserà le sue azioni ostili in Ucraina?” ha risposto che l’amministrazione americana potrebbe prendere in considerazione di toglierle se loro decidessero di tenere “una nuova postura” e collaborare maggiormente nella lotta al terrorismo. Questo però non è proprio un bilanciamento contrattuale, perché entrambi i punti sono esplicite richieste russe: Mosca vuole che le sanzioni commerciali alzate a seguito della crisi ucraina vengano eliminate, e da tempo offre agli americani piani per lavorare insieme contro IS e al Qaeda, quanto meno in Siria (dove però i russi più che dei terroristi si occupano di mantenere in piedi il regime amico).

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