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Come funziona l’esperimento del reddito minimo in Finlandia

Di Gianfranco Nitti

Il 2017 rappresenta per la Finlandia un anno molto particolare, in cui ricorre il centenario dell’indipendenza del Paese dall’impero russo: un anniversario che Helsinki “festeggerà” sperimentando – primo paese dell’Unione europea – il reddito minimo garantito.

L’avvicinamento del centenario coincide con l’emersione di segnali positivi per un’economia che negli ultimi anni ha subito i colpi della recessione internazionale. Secondo una recente analisi previsionale del Ministero delle Finanze, il Pil nazionale fa registrare una crescita dell’1,6% nel 2016 e una previsione di più 0,9% nel 2017 e di più 1% nel 2018.

Nell’anno appena trascorso, la crescita è stata agevolata dalla domanda interna, in particolare grazie all’incremento dei consumi privati; gli investimenti nel settore delle costruzioni sono aumentati rapidamente, mentre la situazione del mercato del lavoro è migliorata, portando a una riduzione del tasso di disoccupazione all’8,6%.

Nel 2017, l’aumento dei consumi privati dovrebbe subire una battuta d’arresto, in risposta all’accelerazione dell’inflazione ed al conseguente rallentamento della crescita del reddito reale. La crescita degli investimenti privati diminuirà temporaneamente nell’anno corrente, con l’inversione di tendenza nella crescita degli investimenti in costruzioni.

Nei prossimi mesi, il volume dei consumi pubblici scenderà dello 0,5% e la spesa per gli stessi calerà a causa di tagli su bonus vacanza, riduzioni dei contributi previdenziali da parte del datore di lavoro e prolungamenti degli orari di lavoro annuali concordati dalle parti sociali nel patto di competitività. La crescita delle esportazioni accelererà nel 2017 e nel 2018, guidata da consegne di mezzi di trasporto già programmate.

Ma il patto di competitività prevede anche modifiche ai contributi previdenziali e tagli fiscali che comporteranno un deterioramento a breve termine delle finanze pubbliche. Il governo centrale e quelli locali sono saldamente in deficit, il settore delle pensioni legate al reddito è in surplus ed altri fondi di previdenza sociale marginalmente in deficit. Il debito pubblico in rapporto al Pil continuerà inevitabilmente a crescere nel prossimo futuro.

Se, da una parte, l’intesa fra le parti sociali rafforza la fiducia nella politica economica interna; dall’altra, ci vorrà tuttavia del tempo perché i benefici derivanti dal patto si trasformino in vero e proprio sviluppo economico.

CRESCITA E CAUTO OTTIMISMO 

Le prospettive dell’export restano significative, nonostante il rallentamento della crescita: anche se non ci sarà una forte domanda per le esportazioni finlandesi, la situazione appare migliorata rispetto agli ultimi anni.

Il patto stimolerà la competitività dei prezzi misurati in termini di costi unitari del lavoro, il che faciliterà la crescita delle esportazioni. Tuttavia, ci sarà un ritardo prima di vedere gli effetti positivi dell’intesa sui risultati economici; e il patto potrebbe finire per indebolire sia i consumi privati sia quelli pubblici nel 2017.

La crescita in molte delle economie emergenti è rallentata in modo significativo. Nei Paesi industriali, il recupero è ancora modesto, perché i livelli di investimento sono bassi, gli utili aumentano ma lentamente e, di conseguenza, la domanda dei consumatori è debole.

I consumi privati cresceranno ad un tasso più lento in quanto ci sarà solo un moderato aumento del livello dei redditi e l’inflazione intensificherà la propria pressione. L’andamento dei consumi privati potrebbe rivelarsi più favorevole di quanto previsto se l’indebitamento delle famiglie continuasse a crescere al ritmo degli ultimi anni.

Ma vi sono rischi negativi associati a i consumi privati che possono materializzarsi se la tendenza occupazionale risultasse più debole del previsto. Gli effetti frenanti sui consumi sarebbero evidenti attraverso la formazione del reddito e delle aspettative dei consumatori, che potrebbero sviluppare cautela.

DEBITO E DISOCCUPAZIONE

Lo scorso anno, la ripresa dell’economia finlandese ha sostenuto la finanza pubblica. Tuttavia, la lenta crescita economica dei prossimi anni non sarà sufficiente a correggere lo squilibrio tra entrate e spese, il che significa che le finanze pubbliche rimarranno in modo significativo in deficit.

Le misure di adeguamento, nell’ambito del programma di governo, rafforzeranno le finanze pubbliche durante il periodo di previsione; tuttavia, la crescita della spesa connessa continuerà ad essere rapida, ostacolando gli sforzi per raggiungere un equilibrio delle casse pubbliche, mentre i prossimi anni potranno far registrare al Helsinki un ulteriore aumento del rapporto debito pubblico-Pil.

Con la disoccupazione all’8,6% (e previsioni di lievi contrazioni), l’occupazione è in aumento, in particolare nel settore edile, e continuerà a migliorare; ma un suo ulteriore rapido miglioramento è impedito da problemi strutturali: i disoccupati in cerca di lavoro potrebbero non avere le competenze professionali necessarie per le offerte disponibili sul mercato, oppure i posti di lavoro potrebbero essere disponibili in luoghi diversi da quelli di residenza dei non occupati.

REDDITO DI BASE A SOSTEGNO DELLA RIPRESA

È in questo quadro economico che il governo di centrodestra ha avviato un periodo sperimentale di due anni per la concessione di un reddito di base che era fra i punti del programma del premier Juha Sipilä. L’esperimento è operativo dal 1° gennaio scorso.

A questa prima fase partecipano 2000 persone di età compresa tra 25 e 58 anni: un campione di disoccupati scelti a caso fra quelli che già ricevono sussidi pagati dal Kela, l’istituto nazionale per le assicurazioni sociali (omologo dell’Inps italiano).

L’esperimento prevede l’erogazione di 560 euro al mese, esentasse e ininfluenti sul reddito complessivo eventuale. L’obiettivo dichiarato è l’esplorazione degli effetti generali dell’istituzione di un reddito minimo garantito, e in particolare, delle conseguenze sullo status occupazionale dei partecipanti.

Secondo il Kela, il reddito di base incoraggia i beneficiari a cercare un’occupazione e riduce la burocrazia. Una particolarità di questo test è il fatto che l’importo del reddito di base rimarrà lo stesso per tutto il biennio: esso non viene ridotto da qualsiasi altro reddito da lavoro che i beneficiari possano avere; mentre i partecipanti che trovano lavoro durante l’esperimento continueranno a ricevere il reddito di base.

I guadagni saltuari, inoltre, non riducono l’importo del bonus, a sottolinearne la validità slegata dal lavoro, dipendente o autonomo: è questa l’idea chiave a sostegno del reddito minimo garantito finlandese, e la sua caratteristica innovativa rispetto alle tradizionali misure di sostegno ai disoccupati.

Gianfranco Nitti è giornalista, corrispondente di mass media finlandesi dall’Italia.

(Articolo pubblicato sul sito AffarInternazionali)

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