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Cosa sta orchestrando Donald Trump per il governo di Nicolás Maduro in Venezuela

“Gli Stati Uniti diventeranno come il Venezuela se vince Hillary Clinton”, disse Donald Trump quando era candidato alle presidenziali. Il confronto ha esasperato gli americani e offeso i venezuelani. Ma non è stato l’unico riferimento negativo del nuovo presidente americano nei confronti del Paese sudamericano. Il 16 settembre del 2016, durante un comizio a Miami, Trump approfittò la platea di venezuelani esiliati per dire che il Venezuela “è un Paese bellissimo, vivo e meraviglioso, che però è ferito terribilmente per colpa dei socialisti”. Aveva detto che il prossimo presidente degli Stati Uniti doveva essere solidale con le persone oppresse nella regione e che in Venezuela ce n’erano molte. “Loro vogliono essere liberi, vogliono essere aiutati. Il loro sistema è sbagliato, ma il popolo venezuelano è grande”, disse Trump. All’epoca, il presidente venezuelano Nicolás Maduro aveva detto che chiunque avesse vinto le elezioni americane, comunque non avrebbe portato buoni rapporti tra il Venezuela e gli Stati Uniti.

LA PRIMA MISURA DI TRUMP

A meno di un mese dall’insediamento, il presidente Trump ha annunciato la prima misura contro il regime venezuelano: la Casa Bianca ha confermato l’inclusione del vicepresidente del Venezuela, Tareck El Aissami, nella lista nera di collaboratori del narcotraffico internazionale. Secondo Univision, El Aissami è nell’elenco del Dipartimento del Tesoro e gli sarebbero stati bloccati i conti correnti negli Usa, vietate le transazioni finanziarie e commerciali con istituzioni americane e annullato il visto. Anche Samark José López Bello, venezuelano, presunto tesoriere di El Aissami, è nella lista di collaboratori del traffico di droga. Il Dipartimento del Tesoro pubblicò la lista delle 13 imprese controllate da López Bello e che in seguito saranno confiscate nelle Isole Vergini britanniche, Panama, Regno Unito, Stati Uniti e Venezuela.

LE ACCUSE DI NARCOTRAFFICO 

Nel testo della Casa Bianca, citato dalle agenzie di notizie Reuters e AP, si legge che El Aissami “facilitò l’invio di droga dal Venezuela e sorvegliò e controllò parzialmente la distribuzione di circa 1.000 chili dal Venezuela in diversi momenti, con destinazione finale Messico e Stati Uniti”. Inoltre, “aiutò altri narcotrafficanti che operano in Venezuela come Wallid Makled, il colombiano Daniel Barrera e il cartello messicano de Los Zetas”.

CHI È TARECK EL AISSAMI

Nato a El Vigía, Venezuela, nel 1974, El Aissami ha origini siriano-libanesi. La stampa venezuelana sostiene che ha legami con l’organizzazione terroristica Hezbollah. Un’indagine del Wall Street Journal nel 2015 ha segnalato il rapporto del vicepresidente venezuelano con reti di narcotraffico e il terrorismo internazionale. È stato ministro della Giustizia del governo di Maduro fino a quando è stato nominato vicepresidente con deleghe speciali. Come spiegò l’onorevole italo-brasiliana Renata Bueno in un’intervista per Formiche.net, la scelta di El Aissami non è stata casuale: di fronte alla possibilità di un referendum derogativo quest’anno, sarebbe lui il nuovo presidente in carica.

Il governo venezuelano non si è pronunciato ancora sulle nuove sanzioni americane. López invece ha accusato gli Stati Uniti di “rappresaglia politica” e ha annunciato un “ricorso legale, amministrativo e giudiziario”. Intanto, a López e a El Aissami verrà limitata la mobilità internazionale.

L’INCHIESTA “PASSAPORTI NELL’OMBRA”

La decisione di Trump arriva dopo che un gruppo bipartisan di 34 parlamentari americani hanno chiesto sanzioni contro funzionari venezuelani per corruzione e violazione dei diritti umani. Il senatore repubblicano, Marco Rubio, presentò pochi giorni fa l’inchiesta speciale della Cnn “Passaporti nell’ombra” sull’irregolarità nella consegna di visti e passaporti venezuelani a persone legate al terrorismo internazionale. Rubio ha informazioni sulla vendita di passaporti all’ambasciata venezuelana in Irak: “Secondo la Cnn, che ha accesso ad un report di intelligence, il vicepresidente del Venezuela, che potrebbe arrivare alla presidenza fra poco, ha legami con 173 passaporti consegnati a individui nel Medio Oriente, inclusi membri del gruppo terrorista Hezbollah”.

Il passaporto venezuelano apre le porte di 130 Paesi senza necessità di visto, tra cui gran parte dei Paesi latinoamericani e 26 Paesi dell’Unione europea. I media americani sostengono che tra pochi giorni il Venezuela sarà incluso nella lista di Paesi da cui è vietato l’ingresso negli Usa. Intanto, il governo venezuelano ha sospeso l’emissione di passaporti all’estero.

“Un Paese che traffica e vende passaporti e documenti di viaggio a individui legati al terrorismo rappresenta una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti – ha detto Rubio al Senato – Spero che nei prossimi giorni, con queste informazioni, si possa lavorare con il Dipartimento della Giustizia e il Dipartimento di Stato per nuove misure di sicurezza che proteggano il nostro Paese e il mondo”.

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