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Perché è ingiustificato l’allarme sui conti dell’Inps di Boeri

Non sono in grado di giudicare se siano state le agenzie di stampa ad amplificare le osservazioni della magistratura contabile sul bilancio dell’Inps. Ma l’allarme sociale che ne è derivato a me pare assai ingiustificato. Soprattutto, mi è sembrato singolare che la terapia suggerita per affrontare una situazione finanziaria ritenuta grave, si limitasse a chiedere un’urgente riforma della governance che liberasse l’Istituto da una gestione sostanzialmente monocratica. Per quanti danni possa aver fatto il presidente Tito Boeri e per quanto sia in ritardo l’integrazione degli enti incorporati è una forzatura ritenere che il ripristino del Consiglio di amministrazione e il conferimento di maggiori poteri al direttore generale – come suggerisce la Corte – possano risanare il bilancio più grande dopo quello dello Stato. Absit iniuria verbis, ma nella relazione si avvertono gli echi della polemica in atto da tempo tra gli organi dell’Inps e tra la presidenza e la Corte.

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I telegiornali hanno riferito che sarebbe stata la prima volta di una situazione patrimoniale negativa da quando è stato istituito l’Inps. Al che quanti un po’ se ne intendono hanno fatto un salto sulla poltrona, dal momento che l’Istituto è nato nel 1933 (sia pure in presenza di enti e casse risalenti alla fine del secolo precedente). Senza andare troppo indietro, nel dopoguerra vi sono stati momenti in cui il “rosso” dei conti era assai più sfavillante di adesso. Si pensi che, alla fine degli anni ’90 e in vista dell’ingresso nel club della moneta unica, venne cancellato un debito di 160mila miliardi di lire che l’Inps aveva con lo Stato. E’ evidente allora che l’istituto di cui parla la Corte dei Conti nella sua relazione non può che essere il super Inps, risultante dall’incorporazione dell’Inpdap e dell’Enpals, a partire dal 2012 in seguito alla riforma Fornero.

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Qualche inventore di acqua calda farà notare che la situazione dell’Inps (versione super) dipende dal passivo dell’Inpdap (il quale ha comunque dei motivi non sempre riconducibili all’istituto) e accuserà l’ente di previdenza del pubblico impiego di aver contaminato l’integrale purezza dell’Inps. Ma se anche l’Inpdap fosse rimasto autonomo non è che sul piano della spesa pensionistica le cose sarebbero cambiate. Anche la previdenza dei travet entra a far parte del conto complessivo.

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L’operazione super Inps si sta rivelando sbagliata da un altro punto di vista. Il suo gigantismo – sostanzialmente di matrice ideologica – ne ha reso più difficile l’operatività, tanto che l’integrazione è ancora di là da venire.

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Un’altra stranezza del nostro sistema di sicurezza sociale sta nel fatto che, a fronte di un “mostro” amministrativo come il super Inps, resta una vera e propria balcanizzazione delle Casse dei liberi professionisti, mentre sarebbe logico e necessario promuovere dei processi di razionalizzazione e di unificazione anche in questo delicato ed importante settore.

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