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Tutti gli ultimi dettagli sull’omicidio di Kim Jong-nam

Emergono nuovi, inquietanti, dettagli nell’assassinio di Kim Jong-nam, fratellastro del leader nordcoreano Kim Jong-Un ucciso lunedì all’aeroporto di Kuala Lumpur. Secondo quanto riporta il quotidiano inglese The Guardian la polizia malese avrebbe arrestato un uomo nordcoreano coinvolto nell’uccisione di Kim Jong-nam.

L’ARRESTO DI RI JONG CHOL

L’uomo arrestato, identificato come Ri Jong Chol, 46 anni, è la quinta persona sospettata nell’omicidio e una delle menti principali dietro il caso. I dettagli dell’operazione sono stati riassunti in un breve comunicato: l’uomo è stato rintracciato venerdì sera a Selangor, vicino alla capitale, e gli è stata ritrovata una carta “i-Kad”, tessera di riconoscimento data dal governo malese ai lavoratori stranieri residenti.

Il quotidiano malese New Straits Times spiega che la polizia è sulle tracce di altri quattro uomini identificati come Ri Hyon Ji, (33), Hong Hac Quindi (34), O Jong Gil, (55) e Ri Jae Nam, (57 anni), tutti provenienti dalla Corea del Nord.

LA CONFERENZA STAMPA CHE SVELA L’IDENTITÀ DEGLI ALTRI 4 SOSPETTATI

Il capo della polizia nazionale, Vice Noor Rashid Ismail ha svelato l’identità dei sospettati nordcoreani proprio oggi, durante una conferenza stampa, e ha spiegato che i quattro uomini hanno lasciato la Malesia lunedì scorso, esattamente nel giorno in cui Kim Jong-nam è stato ucciso, specificando che questi sarebbero in possesso «di passaporti normali, non passaporti diplomatici».

SOSPETTI E ACCUSE CONTRO IL REGIME NORDCOREANO

Dettagli questi, che hanno portato il portavoce del Ministero dell’Unificazione di Seul a puntare il dito contro Kim Jong-Un: «Riteniamo che ci sia il regime nord-coreano dietro questo episodio, considerando che i cinque sospettati sono tutti nordcoreani», riporta la BBCPersone vicine a Kim Jong-nam, infatti, sostengono che l’uomo temeva fortemente il fratello, a tal punto da pensare che avrebbe potuto attentare alla sua vita.

ALTA TESNIONE TRA MALESIA E COREA DEL NORD

La Corea del Nord ha cercato di ostacolare le indagini della Malesia, nel tentativo di bloccare l’autopsia sul corpo di Kim Jong-nam, pretendendo che la Malesia rilasciasse il cadavere. Ma le autorità malesi si sono rifiutate fino a che la famiglia di Kim avesse fornito un campione di DNA per l’identificazione. Venerdì sera, l’ambasciatore della Corea del Nord in Malesia, Kang Chol, aveva rotto il silenzio sull’assassinio rilasciando una dichiarazione molto forte ai giornalisti in cui accusava Kuala Lumpur di forzare e fare pressioni sull’autopsia. «Rigetteremo in modo categorico l’esito dell’autopsia condotta unilateralmente senza la nostra presenza», ha scandito il diplomatico leggendo una nota e denunciando «un complotto politico» e di «forze ostili». Kang Chol ha accusato la Malesia di aver violato «le elementari leggi internazionali e le leggi consolari» negando la presenza di rappresentanti nordcoreani.

Il vice ministro della Sicurezza interna malese, Nur Jazlan Mohamed, ha ribattuto spiegando che si tratta delle regolari procedure: «La polizia deve capire le cause della morte e decidere i passaggi seguenti». Il diritto a richiedere il corpo spetta alla famiglia. In caso contrario, potrebbe essere anche affidato all’ambasciata.

GLI ALTRI SOSPETTATI

Oltre ai 4 uomini nordcoreani attualmente ricercati e a Ri Jong Chol, altre tre persone si ritiene siano coinvolte nell’omicidio: una donna indonesiana, un uomo malese, e una donna con un passaporto vietnamita. La donna di nazionalità indonesiana, identificata come Siti Aisyah, ha spiegato alla polizia malese di essere stata pagata per eseguire quello che pensava fosse «uno scherzo».

Gli inquirenti ritengono che Kim Jong-nam, 45 anni, sia stato colpito a morte da due donne che gli hanno lanciato un liquido sul volto mentre era in procinto di salire a bordo di un aereo che lo avrebbe portato a Macao. L’uomo, dopo aver lamentato forti mal di testa e dolori lancinanti era deceduto durante il trasporto all’ospedale.

LE TENSIONI DIPLOMATICHE CON LA CINA

Non solo tensioni con la Malesia. Un altro fronte rischia di aprirsi tra Pechino e Pyongyang. La Cina, l’alleato storico, ha annunciato lo stop all’import di carbone dalla Corea del Nord per tutto il 2017, in base a un comunicato sul sito web dal ministero del Commercio. La mossa, già provata dall’11 al 31 dicembre scorsi, punta a rafforzare le sanzioni decise dall’Onu dopo i test balistici e nucleari. Pechino, per gli osservatori, sarebbe fortemente irritata per le ultime vicende del Nord, come il test missilistico di domenica e l’assassinio in Malesia di Kim Jong-nam. A Macao risiede la sua famiglia dove gode della protezione del governo cinese, secondo l’intelligence di Seul che ha sempre considerato Kim Jong-nam l’opzione possibile della Cina per guidare la Corea del Nord in caso di collasso del regime di Kim Jong-un.

 

 

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