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Taxi, ambulanti, Bolkestein e la democrazia

Daniele Capezzone Taxi

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull’ordine dei lavori il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente, mi rivolgo proprio a lei, che è custode del Regolamento e anche della sacralità di un’Aula nella quale siamo tutti ombre in transito, ma quest’Aula dovrebbe restare…

Signora Presidente, non è in questione il merito dei provvedimenti. Questo provvedimento si può condividere o non condividere: sulle milleproroghe, millederoghe e – sia consentito – sui millepasticci di questo provvedimento si può essere d’accordo o in disaccordo, così come si può essere in accordo o in disaccordo sugli emendamenti che vengono presentati: anche fra i colleghi del mio gruppo ci sono, come è naturale, sensibilità diverse. Chi le parla personalmente non è favorevole né al provvedimento né alle ragioni di tanti dei manifestanti che sono fuori.

Quindi mettiamo da parte il merito. Ma c’è un punto di metodo, di diritto e di certezza del diritto. Un conto è se quest’Aula decide di modificare i suoi lavori per il libero determinarsi dei Gruppi in interlocuzione con l’Esecutivo. Altra cosa, totalmente inaccettabile – e sarebbe un precedente che graverebbe su di lei e su tutti noi – è invece se, siccome c’è la città mezza assediata e ci sono le bombe carta, allora il Parlamento cambia e modifica i suoi lavori… Ma dove siamo?

Quando si cavalca la tigre – lo dico a tutti i “tigrotti” presenti in sala, di maggioranza e di opposizione – è la tigre che guida e, se passa il principio che si usa la violenza per una causa giusta o per una causa sbagliata, e poi magari quella violenza viene premiata da una scelta del Parlamento, che precedente si crea per la volta successiva, per il provvedimento successivo, quando magari si sarà a maggioranze invertite, gli uni, quelli che oggi sono in maggioranza, all’opposizione, e viceversa?

E se poi, in questa escalation, c’è un incidente più grave? E se ci scappa il morto? Che si fa?

Allora colleghi, scusate, siamo tutti ombre su un palcoscenico, ma questo Parlamento dovrebbe essere una cosa seria e non dovremmo troppo vergognarci, tra qualche mese, quando saremo fuori di qui. Siamo liberissimi di sospendere o di proseguire – ci mancherebbe altro! – ma sulla base delle libere decisioni parlamentari, giuste o sbagliate, che i gruppi prenderanno in interlocuzione col Governo. Ma guai se fosse una bomba carta, uno schiaffo o un pugno a piegare un Parlamento repubblicano. Grazie.

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