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Cosa combina la Russia in Occidente

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“Recentemente si assiste a una riscoperta dell’espressione ‘active measures’, aktivniye meropriyatiya in russo (“misure attive” in italiano, ndr) sull’onda di una crescente attenzione ai temi della disinformazione e dei tentativi da parte russa di influenzare le società di un crescente numero di attori occidentali”, dice a Formiche.net Alessandro Pandolfi, analista dell’Osservatorio di politica internazionale (Opi), specializzato in questioni militari e nell’area post-sovietica.

CHE COSA SONO LE ACTIVE MEASURES

Di che cosa parliamo? “Le misure attive consistono nell’impiego coordinato di vari strumenti, soprattutto politico-informativi ma all’occorrenza anche più operativi, per esercitare influenza sulla politica o la società di attori terzi e così supportare la propria politica estera. Gli strumenti possono essere palesi o occulti e includono la propaganda, la disinformazione, l’uso di fronti e agenti mascherati, il finanziamento a soggetti amici, la provokatsiya, la coercizione. La guerra politica“. Per inquadrare la situazione nel contesto attuale si pensi alle accuse americane alla Russia per l’interferenza durante le elezioni presidenziali, oppure la costruzione di un network di partiti occidentali amici da parte di Russia Unita (formazione politica fondata e guidata da Vladimir Putin, ormai diventata organo di governo), le ingerenze nei Balcani, le provocazioni con voli di bombardieri strategici e viaggi sottomarini al nord Europa (lo Swedish Institute of International Affairs ha prodotto ad inizio anno un approfondito studio sull’impiego di misure attive contro lo Stato scandinavo consistente in una campagna coordinata per influenzare la società e colpire i decision-making svedesi), o ancora il dibattito sull’impiego di fake news per influenzare le elezioni europee.

IL RUOLO, CENTRALE, DEI MEDIA

“Questa attività, talvolta fatte rientrare in categorie simili – prosegue Pandolfi — come la guerra psicologica, la guerra informativa, le operazioni politiche o la deception (l’inganno), costituiscono l’approccio russo-sovietico alla political warfare (letteralmente “guerra politica”) e sono tradizionalmente una specialità di Mosca”. In questo articolato teatro di guerra, pare centrale il ruolo dei media, della comunicazione e della propaganda. “Certamente. Uno studio approfondito della RAND Corporation ha sottolineato tra caratteristiche peculiari dell’attuale propaganda russa l’alto numero di canali per diffondere le proprie falsità, un letale mix di reattività, continuità e ripetitività, e infine una straordinaria mancanza di attenzione alla realtà oggettiva o alla ricerca della credibilità. Il messaggio trasmesso dalla regia del Cremlino è che non esiste affatto una univoca ‘verità’ in nessun ambito, ma solo interpretazioni. Ed ecco allora che la realtà si rivela fluida, dinamica e del tutto discrezionale”. A questo punto un ruolo centrale sembrano averlo media come Sputnik e Rossia Today e la galassia a loro collegata. “Sono network trasmettono 24 ore su 24 un caleidoscopico flusso di posizioni ideologiche differenti, che spaziano dall’estrema destra all’estrema sinistra, passando per le principali star delle cospirazioni, i libertari e i secessionisti, con l’unico scopo di indebolire i principali media internazionali e fratturare la società, di conseguenza, i governi e le istituzioni euro-atlantiche”.

I CONTATTI CON PARTITI STRANIERI

In questo periodo assistiamo a tentativi di contatti — tentativi riusciti, per altro — di attori politici russi, tutti della cerchia putiniana, con particolare controparti europee: anche queste sono active measures? “Non a caso Anton Shekhovtsov, uno dei maggiori esperti dei rapporti tra Russia ed estrema destra, ha evocato proprio le misure attive per inquadrare questa dinamica. Un contesto che, dopo i recenti accordi di cooperazione tra Russia Unita e l’FPÖ austriaco da un lato, e la Lega Nord dall’altro (con un possibile allargamento anche al M5S), va oltre la consueta rete di opachi rapporti sotterranei e supporto mediatico/finanziario, verso la creazione di una coalizione internazionale pro-russa”. C’è indubbiamente un background favorevole e diffuso a tutti i livelli della società. Ieri (durante la Guerra Fredda) come oggi le misure attive capitalizzano trend già esistenti. “Direi di sì. Tra i casi più evidenti spicca la coltivazione di sentimenti anti-sistemici in Occidente, il supporto alle spaccature socio-economiche europee o la crescente polarizzazione politica statunitense, il successo dei media che si pongono contro il mainstream sfruttando disillusione e sfiducia della popolazione, l’impiego del cospirazionismo e della relativa sotto-cultura quali narrativa e canale disinformativi, le nuove tecniche del trolling (di cui si era già parlato su Formiche.net, ndr)”.

UN’ATTIVITÀ MILITARE

“L’attenzione va posta anche sul fatto che accanto alla sovversione, che secondo Mark Galeotti, ricercatore tra i più quotati sul mondo russo, opera oggi principalmente tramite SVR e GRU (rispettivamente l’intelligence esterna e i servizi militari), si colloca l’apparato bellico preposto all’Informatsionnaya Voyna, la guerra informativa” specifica Pandolfi. Proprio al 22 febbraio il, annunciata dal ministro russo della Difesa Sergei Shoigu ha annunciato la riorganizzazione delle info-truppe russe, il comando dedicato all’info war che si deve occupare di una propaganda “ingegnosa, intelligence ed efficiente”. Si ricorderà che il GRU e l’SVR sono le due agenzie che considerate coinvolte negli attacchi cyber che hanno colpito i democratici americani durante le elezioni. “Ma anche qui: la lettura che per lungo tempo è prevalsa in seguito all’hackeraggio del Partito democratico e ad altri interventi durante le elezioni USA è stata ccessivamente sbilanciata sul versante cyber. Si è infatti confuso lo strumento (quello informatico) con lo scopo, che è consistito da un lato in una comune raccolta informativa da parte dell’intelligence russa e dall’altro da un’operazione in fin dei conti politico-informativa, più che meramente cyber”, secondo Pandolfi.

LE CONTROMISURE POSSIBILI

Come stiamo lavorando per contrastare queste misure attive russe? “Ci sono organismi specifici, alcuni nuovi e funzionali. Penso alla recente creazione dell’Abwehrzentrum gegen Desinformation (Centro di Difesa contro la Disinformazione) tedesco, del Centre Against Terrorism and Hybrid Threats ceco e le crescenti attività di istituzioni come la EU East StratCom Task Force e il Centro di Eccellenza della NATO per la Comunicazione Strategica (NATO STRATCOM)”. EU East StratCom si fa redattore di una newsletter in cui spesso si ritrovano i debunking di argomenti che nei giorni precedenti sono passati anche su media seri e sufficientemente accurati, che a volte scivolano anch’essi sulla narrazione impostata da Mosca. “Viviamo un momento in cui la tecnologia e il più ampio panorama del mondo dell’informazione forniscono nuove potenzialità manipolatorie: questa è l’era in cui un leak può contribuire ad alterare l’esito di un’elezione o la diffusione virale di una notizia”. Sembra che occorra fare di più? “L’incertezza persistente sulla natura, sul funzionamento e sullo scopo delle active measures è una delle conseguenze della generale perdita di expertise occidentale in materia di Russia. Lo dimostra il fatto che il recente recupero di concetti e terminologia derivanti dalla Guerra fredda si inserisce in un quadro piuttosto povero dal punto di vista teorico, con la principale letteratura degli anni Ottanta che è tuttora quella di riferimento”.

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