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Legge fine-vita, chi accelera e chi frena

ppe, LORENZO CESA UDC

La battaglia politica sulla legge che riguarda il  biotestamento si combatte su due fronti. Da un lato c’è chi spinge nella direzione di approvare “velocemente” il testo con la convinzione di sanare, al più presto, un presunto gap normativo. E dall’altro c’è chi guarda con profonda preoccupazione al documento in discussione in Parlamento perché convinto vada nella direzione contraria al principio “inviolabile di mettere al primo posto la difesa della cultura della vita”.

“È la vita il bene più prezioso che abbiamo, non la morte”, ha sottolineato il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, durante la tavola rotonda “Luci e ombre sul fine vita”, che si è svolta nella sede dell’Istituto Luigi Sturzo, in via delle Coppelle, a Roma. L’incontro è stato moderato da Paola Binetti, componente della Commissione parlamentare Affari sociali.

Secondo la Binetti, su un tema così delicato occorre cercare “una soluzione equilibrata che rispecchi una cultura condivisa”. E durante i lavori è stata la stessa Binetti a denunciare il “pericolo concreto”, sollevato anche da varie associazioni, che ci si possa “sbarazzare” dei disabili gravi. “Specie di fronte a cure costose e dispendiose per il servizio sanitario e per la famiglia -ha commentato Binetti – il tutore/fiduciario potrebbe esser tentato di liberarsi di quest’onere. Anche questo va esplicitamente vietato”.

Alla tavola rotonda, promossa dall’Udc, hanno partecipato anche Stefania Basile, presidente del Corso di laurea in medicina e Chirurgia della Sapienza; Alberto Siracusano, direttore del Dipartimento di Neuroscienze di Tor Vergata; Paolo Maria Rossini, direttore della Clinica neurologica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Chiara Mastroianni, direttrice del Servizio infermieristico di Antea.

“Il dibattito sul fine vita rappresenta sicuramente il tema etico maggiormente complesso e, allo stesso tempo, più sensibile della legislatura in corso -ha detto il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, durante i lavori – la sostenibilità, o meglio ancora, la liceità del fine vita e la possibilità di individuare chi possa o debba segnare il confine tra la vita e la morte fa sorgere molte domande. Cosi come molte altre ne sorgono di fronte al quesito su come si possa segnare questo confine. Legiferare giocando, come purtroppo molti hanno tentato di fare, sull’emozione dell’opinione pubblica scossa da un drammatico caso non è mai la scelta giusta – ha aggiunto – e forse il tema della vita, della sua indisponibilità, e della tutela che sempre merita, richiedeva un approccio maggiormente articolato, meno frettoloso e non influenzato dall’emotività suscitata dal singolo caso”.

Per Cesa “sarebbe stato più opportuno un testo che scongiurasse in maniera davvero inequivocabile timori di derive che per noi sono inaccettabili, visto anche quello che sta accadendo in alcuni Paesi dove sembrerebbe proprio si stia passando dal diritto al dovere di morire”. E per l’Udc, come sottolinea anche il segretario, il richiamo al diritto di libertà individuale contenuto in questa legge nasconde, in realtà, “un pericoloso principio di arbitrio incondizionato che contrasta con i valori riconosciuti come fondamentali dalla nostra stessa Costituzione”.

“Credo di non poter essere smentito – ha aggiunto – se anticipo fin d’ora che non sarebbe accettabile una legge sul fine vita che assegni tutto il potere all’autodeterminazione della persona. Non si può negare il riconoscimento al valore indiscutibile dell’alleanza di cura quantomeno tra paziente e medico (che andrebbe invece piuttosto rafforzata ed allargata anche alla famiglia) e che consenta, altresì, la possibilità di ottenere la sospensione di nutrizione e idratazione artificiali in grado di salvare la vita stessa. Il servizio sanitario – ha ribadito – non può assolutamente decretare la morte di una persona per la privazione di sostegni fondamentali”.

“Di sicuro noi dell’Udc – ha poi concluso il segretario – vigileremo. Oltre a intervenire attivamente nel dibattito parlamentare con nostre proposte concrete riservandoci poi tutte le valutazioni necessarie di fronte al voto. E lavoreremo in ogni sede istituzionale affinché ci sia quantomeno un effettivo e non pregiudiziale accoglimento di necessari emendamenti migliorativi alla proposta di legge come oggi la conosciamo. Una proposta di legge che ribadiamo non può essere licenziata in maniera frettolosa”.

La battaglia politica da parte dei centristi prosegue in Parlamento nonostante la Camera abbia respinto le pregiudiziali di costituzionalità (con 295 voti contrari e 19 a favore) e le questioni sospensive presentate da Udc, Idea e Lega contro la legge sul “fine vita”. Hanno votato contro Pd, Mdp, M5s, Si e parte di Ncd, mentre Forza Italia si è astenuta.

L’esame nel merito della legge (che introduce le Disposizioni anticipate di trattamento, Dat, autorizzando libertà di scelta anche su alimentazione e idratazione artificiali) sarà avviato martedì, mentre il voto conclusivo dovrebbe arrivare entro la fine della prossima settimana. Lo step successivo sarà il passaggio del voto in Senato.

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