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Gli americani smentiscono come propaganda la denuncia siriana per un raid su un deposito di armi chimiche a Deir Ezzor

Possibile che l’attacco aereo americano che avrebbe ucciso un centinaio di persone a Deir Ezzor, in Siria, dopo aver colpito un deposito di armi chimiche dell’Isis, non ci sia mai stato. La notizia è stata diffusa dall’agenzia di stampa del regime siriano Sana attraverso fonti governative, e ripresa da siti come Al Masdar News, tempi della disinformazione, nonché da alcuni outlet del Cremlino, per esempio Sputnik.

Al momento i dati disponibili oltre all’annuncio siriano sono quelli riportati nei report con cui l’Operation Inherent Resolve, la missione anti-IS americano, descrive gli attacchi giorno per giorno. Secondo quanto scrive Repubblica l’agenzia siriana dichiara che “il raid (americano a Deir Ezzor, ndr) è avvenuto ieri tra le 17.30 e le 17.50”, ma leggendo i documenti ufficiali diffusi dal Pentagono si può facilmente notare che il 12 aprile (“ieri”) non c’è stato nessun attacco americano nell’area di Deir Ezzor. I dati sono facilmente accessibili online come open source, e dicono che in Siria gli americani hanno colpito solo la zona di Raqqa, la roccaforte del Califfato in Siria, distante centinaia di chilometri da Deir Ezzor.

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L’account Twitter gestito dal colonnello americano John Dorrian, che si occupa di fare da portavoce dell’Operation Inherent Resolve, scrive che si tratta di “disinformazione intenzionale”, “ancora”.

 

Anche il ministero della Difesa russa, tramite il portavoce Igor Konashenkov, ha commentato di non disporre di informazioni a proposito, ma di aver mandato velivoli senza piloti per controllare la situazione.

ICYMI

Tutto avviene in una momento particolarmente delicato. Il 4 aprile c’è stato un attacco chimico in una cittadina controllata dai ribelli nella provincia di Idlib (Khan Shaykhun il nome). Gli Stati Uniti sono entrati in possesso immediatamente di dati secondo cui il bombardamento al sarin è stato ordinato ed eseguito dal regime siriano. Per rappresaglia Washington ha lanciato una salva di missili da crociera contro la base dell’esercito di Damasco da cui sarebbe partito l’aereo che ha compiuto il bombardamento al sarin (il tipo di agente nervino che ha mietuto decine di vittime è stato confermato anche dalle organizzazioni internazionali e dal ministero della Salute turco che ha curato alcuni pazienti visto la prossimità geografica del confine sud con l’area dell’attacco). L’azione unilaterale americana ha scatenato la reazione russa, molto più severa e nervosa di quella del regime siriano. I russi hanno definito l’attacco americano illegale e i rapporti tra Washington e Mosca sono scivolati ai minimi. La Russia continua a difendere l’alleato siriano sostenendo che c’è stato sì un bombardamento a Khan Shaykhun, ma i caccia di Bashar el Assad hanno colpito un deposito di composti per armi chimiche in mano ai ribelli; gli esperti internazionali spiegano che anche ammesso che fosse andata così, non sarebbe possibile produrre le intossicazioni viste sulle vittime, perché il sarin è un agente instabile che viene prodotto al momento della detonazione delle bombe in cui è immagazzinato con una tecnica particolare (Daniele Raineri sul Foglio l’ha spiegato con un metafora calzante: “Sostenere che il bombardamento ha sprigionato il sarin è come dire che dopo il bombardamento di un supermercato il risultato è stato un piatto fumante di spaghetti al pomodoro”).

Dire in questo momento che c’è stato un attacco americano contro lo Stato islamico che ha prodotto effetti analoghi a quelli chiamati in causa per Khan Shaykhun è una campagna propagandistica perfetta, che spinge su una ricostruzione che accomuna la vicenda che dovrebbe avere targa USA con quanto successo la scorsa settimana a Idlib e dice: vedete che anche a voi succedono cose del genere, è triste ma normale, sono danni collaterali nella lotta al terrorismo – visto che per gli assadisti il sanguinoso regime siriano è un male accettabile per combattere il terrorismo, e visto che per Assad tutti i ribelli sono terroristi, è un’ottima chiave retorica.

BONUS

Un attacco aereo americano (o alleato), invece, ha ucciso 18 combattenti delle Forze democratiche siriana a Tabqah, vicino Raqqa. Si è trattato di un caso di fuoco amico, perché le Sdf, un raggruppamento di milizie curde e arabe, sono i principali alleati americani nella campagna di riconquista della roccaforte califfale. Il New York Times sottolinea che da quando le operazioni militari contro lo Stato islamico hanno avuto un incremento – sotto l’amministrazione Trump scrive più avanti – si sono verificati diversi episodi di vittime tra i civili e martedì un caso grave di fuoco amico. Per il Nyt questo potrebbe essere anche collegato alla maggiore libertà che Donald Trump ha lasciato ai comandanti sul campo, che possono operare attacchi aerei senza ulteriori autorizzazioni per aumentare la velocità operativa. Questa nuova policy è comunque apprezzata dai militari, che ai tempi della Casa Bianca di Barack Obama erano spesso frustrati per le procedure autorizzative ritenute eccessivamente macchinose.

 

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