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Ecco perché Trump manda in Europa gli F-35 americani

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“Un piccolo numero” di caccia di quinta generazione dell’Aeronautica statunitense raggiungerà a breve il Vecchio Continente, e lo farà per condurre esercitazioni con gli alleati Nato. Ad annunciarlo è stato il Pentagono, senza però specificare quale sarà la destinazione degli F-35A, versione a decollo e atterraggio convenzionale del velivolo su cui l’Usaf, così come l’Aeronautica militare italiana, ha puntato per il futuro del proprio potere aereo.

Secondo quanto riporta DefenseNews, gli F-35 in partenza appartengono alla 388th Fighter Wing dispiegata presso la base aerea di Hill (Utah) e, con tutte le cautele del caso, potrebbero venire ospitati dalla base inglese di Lakenheath, una delle prime a ricevere gli F-35 al di fuori degli Usa, e destinata ad accogliere 54 velivoli dal 2020. Quello che è certo, è che i Joint Strike Fighter statunitensi si fermeranno in Europa per alcune settimane, all’interno dello sforzo americano denominato European Reassurance Initiative, in risposta a quella che è ancora considerata l’aggressione russa all’Europa orientale.

Nonostante la notizia arrivi dopo una settimana particolarmente turbolenta, non è da intendersi come il nuovo atto dell’amministrazione Trump per l’affermazione del ritorno dello “Sceriffo del mondo”. Il programma, deciso durante la presidenza Obama, era previsto da tempo. Certo, la coincidenza con i fatti degli ultimi giorni non facilita la riduzione di una tensione che resta palpabile dopo l’attacco Usa in Siria, dopo il dispiegamento della portaerei Uss Carl Vinson verso la penisola coreana, e il debutto della Madre di tutte le bombe in Afghanistan, senza considerare poi le reazioni (soprattutto russe, siriane e nordcoreane) a questo risveglio statunitense.

Ora, “il dispiegamento per il training rappresenta un traguardo importante e la naturale progressione del programma F-35, che consente alla Us Air Force di dimostrare ulteriormente le capacità operative del velivolo da combattimento di quinta generazione”, si legge nel comunicato. Il programma prevede attività addestrative con altri velivoli Usa e Nato, con la finalità di integrare gli F-35A nel sistema difensivo dell’aerea, la stessa in cui verranno dispiegati “nei primi anni del 2020” .

Recentemente, anche l’Aeronautica italiana ha sperimentato un’attività addestrativa congiunta per l’F-35. Ad Amendola, sede del 32° Stormo, primo Reparto in Europa a ricevere il JSF, gli F-35 in dotazione al 13° Gruppo si sono addestrati con assetti T-346A provenienti dal 61° Stormo di Galatina e con uno dei due G550 CAEW (Conformal Airborne Early Warning) in forza al 71° Gruppo volo del 14° Stormo di Pratica di Mare. L’attività congiunta, ha spiegato l’Arma Azzurra, “è stata organizzata allo scopo di approfondire i principali temi di interesse comuni nel campo dell’addestramento avanzato, al fine di preparare al meglio i piloti neo-brevettati destinati ai sistemi d’arma di quarta e quinta generazione”.

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