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Il 25 aprile, l’ANPI e la comunità ebraica

Il 25 aprile dovrebbe essere una celebrazione che unisce. Unisce non per mettere insieme una massa informe di individui, ma tutte/i coloro che si riconoscono nei valori della resistenza e dell’antifascismo.

Il 25 aprile è la festa della liberazione dal nazi-fascismo. Una festa internazionale, anche se è una ricorrenza italiana. Sì, perché la fine dell’orrore nazi-fascista è un qualche cosa che va oltre il nostro recinto.

Ho letto che il PD romano non parteciperà alla manifestazione così come la comunità ebraica. Penso che sia un’occasione persa di stare insieme, di rifondare una comunità ampia che si riconosca in valori condivisi, come appunto quelli della resistenza e dell’antifascismo.

Ho letto il comunicato rilasciato dalla comunità ebraica e sono rimasto allibito. Riporto fedelmente il testo di seguito:

“Il 25 aprile, nel 72° anniversario della festa della Liberazione, la Comunità Ebraica di Roma assieme all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane si riunirà in via Balbo, di fronte all’allora sede della Brigata Ebraica, per tornare a celebrare la liberazione d’Italia dal nazifascismo da parte delle forze partigiane e dei Paesi Alleati. La Brigata Ebraica fu un corpo militare inquadrato nell’esercito inglese composto da ebrei che vivevano nelle colonie sotto il mandato britannico nell’odierna Israele. A causa dell’impossibilità di partecipare al corteo del 25 Aprile a seguito della scelta dell’ANPI Roma di cancellare la storia e far sfilare gli eredi del Gran Mufti di Gerusalemme che si alleò con Hitler con le proprie bandiere e delle ripetute aggressioni, avvenute negli anni passati, ai danni dei rappresentanti della Brigata Ebraica, il mondo ebraico ha deciso di organizzare una propria manifestazione per onorare la storia della Resistenza italiana e del contributo ebraico alla Liberazione.

“Vogliamo che il 25 aprile torni ad essere la festa di tutti gli italiani che credono nella Costituzione e nei valori dell’antifascismo. Per questo invitiamo le istituzioni, i rappresentanti delle varie associazioni, i partiti e tutti i cittadini ad essere con noi di fronte a via Balbo alle ore 10.30 per una Festa della Liberazione che torni ad essere di tutti – dice Ruth Dureghello Presidente della Comunità Ebraica di Roma che continua –. L’ANPI che paragona la Comunità Ebraica di Roma a una comunità straniera è fuori dalla storia e non rappresenta più i veri partigiani. Oggi c’è bisogno di celebrare questa giornata senza faziosità e senza ambiguità.”

Link: http://www.romaebraica.it/25-aprile-comunicato-della-comunita-ebraica-di-roma/

Credo che ci sia molto di sbagliato in questo comunicato:

1) dovremmo essere felici che a una manifestazione che celebra la libertà, che rifiuta il nazi-fascismo, possano sfilare la comunità ebraica e quella palestinese. Vincolare la partecipazione all’esclusione di una delle due, a me sembra l’opposto dei valori che in quella manifestazione si vorrebbe celebrare;

2) se i palestinesi sono gli eredi del Gran Mufti che si alleò con Hitler, noi italiani siamo eredi di Mussolini che si alleò con Hitler, i tedeschi che oggi manifestano insieme a noi per celebrare la liberazione, e la fine della dittatura, dovrebbero portare il marchio a vita dell’essere tedeschi e quindi essere discendenti dei nazisti?

3) la liberazione è una celebrazione italiana, sì, ma noi siamo europei, siamo oltre il nazionalismo. La liberazione dal nazi-fascismo è anche la festa di tutte le comunità che compongono l’Italia, oggi come ieri, ed è un simbolo per tutte/i, del coraggio di un popolo che nelle sue differenze, si è unito e ha reagito;

4) la retorica dei “veri partigiani” è offensiva e mi ricorda la propaganda usata conto l’ANPI da Maria Elena Boschi e Matteo Renzi perché l’associazione aveva deciso, a torto o a ragione, di schierarsi per il NO al Referendum.

La festa della liberazione è un patrimonio di tutti, dovrebbe essere l’occasione per costruire un terreno di incontro e confronto, di sviluppo, che necessita di mutuo rispetto. La brigata ebraica ha tutto il diritto di sfilare nel corteo, come dovrebbero aver questo diritto tutte e tutti coloro che si riconoscono nell’antifascismo. L’ANPI, da parte sua, deve affermare con forza che la partecipazione al corteo deve essere rispettosa delle sensibilità di tutte e di tutti. Ma non è possibile gettare sulle sue spalle la responsabilità di garantire che non ci siano facinorosi, che si infiltrano nelle manifestazioni volutamente per creare scompiglio. Questa è attività di polizia. Spetta alle istituzioni e alle forze dell’ordine garantire che tutto “vada liscio”.

Non ho mai letto dichiarazioni da parte di ANPI contro la comunità ebraica. Se tra i manifestanti palestinesi emergesse un atteggiamento astioso o contrario allo spirito della manifestazione, basato su questioni politiche contingenti, allora chi ne sarà autore dovrà essere isolato e la polizia dovrà fare il suo mestiere.

Dal punto di vista politico, credo che il PD abbia commesso per me un errore, l’ennesimo, perdendo l’occasione di creare un momento di unione anziché di divisione.

Spero che queste divergenze si ricompongano: da una parte e dall’altra è indispensabile stare insieme, per poter cambiare in meglio il mondo. Troviamo i punti di incontro, sui valori della resistenza, e stringiamoci la mano, affinché ogni distinzione etnica, religiosa, politica venga superata.

Cogliamo l’opportunità del celebrare insieme, invece del dividerci. Non esistono due feste della liberazione, ne esiste una sola, universale.

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