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Come cambia il mercato del welfare

fogliani

“Con la legge di Stabilità del 2016 il welfare è stato aperto alle aziende in maniera propulsiva. Oggi l’innalzamento delle soglie di retribuzione ricomprese nella detassazione rende ancora più interessante il mercato”. A dirlo a Formiche.net è Chiara Fogliani (nella foto), consigliere di amministrazione di Welfare Company, controllata di QUI! Group, che è leader nazionale nei settori del welfare aziendale e pubblico, buoni pasto, programmi di loyalty e sistemi di pagamento, con oltre un milione di carte prepagate in circolazione e prospettive di sviluppo molto interessanti, proprio grazie alla nuova legge.

“Adesso hanno accesso alla detassazione i redditi fino a 80 mila euro – spiega Fogliani – e lo sgravio vale sia per l’azienda, sia per il lavoratore. Questo ha consentito di ricomprendere i quadri in tutti gli strumenti di welfare erogabili”. Ma non solo. La legge ha elevato anche l’ammontare delle quote destinabili in premi di produttività, passato da 2500 a 4mila euro, “dando la possibilità di erogare premi più importanti e ampliando i possibili risparmi, ancora sia per l’azienda, sia per il lavoratore”.

IL MERCATO DEL WELFARE DECUPLICA IN TRE ANNI

QUI! Group ha fondato una società specializzata in servizi di welfare 5-6 anni fa, la Welfare Company, appunto, la prima del settore a capitale interamente italiano e “abbiamo messo a fattor comune la nostra offerta di gruppo, in particolare quella in buoni pasto, in cui siamo i primi e i più grandi di volume – racconta Chiara Fogliani – con una rete di 180mila esercizi su tutto il territorio che accettano i nostri buoni. Un’offerta variegata che garantisce capillarità e spendibilità”. Che è una caratteristica importante per essere scelti dalle aziende. Ma, ampliando la platea di destinatari dei benefit, cambia anche la tipologia dei servizi richiesti. “Per questo – spiega la manager – abbiamo ampliato la strategia andando a ricomprendere servizi con importi più importanti. E diversificando: garantiamo un’offerta che va dai bisogni primari di lavoratori e famiglie, dal mondo della sanità alle benzine, alla GDO, alla telefonia fino ad arrivare a quelli che sono gli ambiti ricreativi come lo sport, la cultura e il tempo libero”. Il mercato, secondo Fogliani, è destinato a esplodere. “Noi, che oggi fatturiamo 10 milioni di euro, contiamo di arrivare a 100 milioni di volume di business in tre anni – continua Chiara Fogliani – il boom c’è stato l’anno scorso, ma le ricadute in termini di fatturato cominciano quest’anno e continuano negli anni a venire”.

BISOGNA FARE CULTURA NELLE PMI

Eppure il welfare aziendale fatica ad affermarsi nelle PMI, come attestato dalla ricerca sul futuro del welfare aziendale condotta da Welfare Company in collaborazione con l’Università Cattolica e dal rapporto Welfare Index PMI di Generali, secondo cui quasi il 70% delle PMI attua formule solo embrionali di welfare. Il che non vuol dire che siano disinteressate al tema, ma che lo affrontano in maniera non ancora strutturata. Come si evolverà la situazione? “Le PMI sicuramente faranno accordi di aziende sul territorio, reti di imprese attraverso associazioni di categoria che diventeranno un collettore di offerte – prevede Chiara Fogliani – Noi abbiamo chiuso recentemente un accordo importante con un’associazione di categoria del Lazio. In generale, gli accordi tra provider e chi raccoglie la domanda saranno sempre più frequenti. Vedo anche la crescita di reti di imprese che si mettono insieme per diventare una centrale di acquisto. Un mercato interessante per noi, a cui prestare attenzione. Un mercato che è diverso dalla grande impresa che vuole alta personalizzazione. Le PMI chiedono estesa accessibilità, fruibilità e servizi completi con strumenti che rendano immediato accesso al welfare. Per le PMI stiamo puntando su un prodotto innovativo, una carta prepagata che ha caricato a bordo un sistema di cashback a sconto, un sistema di loyalty che permette di avere sconti in denaro. E dunque di aumentare in maniera significativa il potere di acquisto dei lavoratori. Strumenti che sfruttano i flexible benefit, i portali di loyalty dinamica e di e-commerce con sconti e promozioni che andranno a diffondersi sempre più per questa ragione. E sul tema abbiamo di recente vinto la gara di Regione Lombardia per l’integrazione al reddito di cittadinanza”.

UN RISPARMIO E NON UN COSTO

Le aziende piccole e medie, dal canto loro, anche se stanno cominciando a capire l’importanza del welfare, devono nella maggior parte essere guidate passo dopo passo nell’adesione a questa cultura. “Devono capire – conclude Fogliani – che l’introduzione di un piano di welfare non è un costo, ma un risparmio. L’azienda accede a una detassazione del 35% su importi che già eroga ai dipendenti. Così, su mille euro risparmia 350 euro e il lavoratore non percepisce 800 euro, ma mille euro netti che valgono 1300 perché il provider fa aumentare il potere di acquisto con gli strumenti già descritti. Il piccolo costo che si paga per accedere al provider è ampliamente compensato dal risparmio fiscale”. E, probabilmente di più, dalla soddisfazione de lavoratori che, quando sono felici, ormai questo è un dato acclarato, lavorano meglio e di più.

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