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Venezuela, viaggio nell’incubo socialista. Terza parte: la criminalità

Il sogno del Socialismo del XXI secolo si è trasformato nei peggior degli incubi. Persino l’ideatore del termine, il sociologo tedesco Heinz Dieterich, ha ammesso che il modello venezuelano è un vero disastro. Formiche.net cerca di raccontare a puntate la crisi sociale ed economica del Paese sudamericano attraverso storie di difficoltà quotidiana (i nomi sono di fantasia, i casi sono purtroppo reali). Dopo l’odissea per trovare farmaci e cibo, la terza puntata è sulla criminalità nella Venezuela socialista di Nicolás Maduro.

“Da quando vivo tra queste montagne, ho preso un’infinità d’insetti, serpenti, iguane enormi e altri animali. Oggi abbiamo preso anche due delinquenti. Non me lo aspettavo”. Con uno status su Facebook, Pedro, ingegnere del suono, ha raccontato l’avventura di aver catturato due ladri insieme ai suoi vicini nel quartiere di Guarenas, nella zona periferica della capitale socialista venezuelana. Pedro ha 36 anni. Insegnava audio e postproduzione in una scuola a Caracas. Per riuscire a passare del tempo con le sue figlie piccole, si è inventato un’accademia, che oggi è la più importante di Caracas.

PEGGIO DEI NARCOS IN MESSICO

Purtroppo, la crisi sociale ed economica del Paese l’hanno spinto ad emigrare. Era stanco di vivere con l’ansia di essere derubato o sequestrato, e di dovere spiegare alle bambine perché c’erano persone a rovistare tra la spazzatura sotto casa. Ora sta chiudendo l’Accademia, sta svendendo tutti i suoi strumenti musicali, apparecchi, casa e auto, e si prepara ad andare a cercare una vita più tranquilla a Puerto Vallarta, in Messico. “È vero, lì ci sono i Zetas e il Cartel del Pacifico, ma che vuoi che sia il narcotraffico per un venezuelano? Una passeggiata”, ha detto agli amici a mo’ di rassicurazione.

UNA GUERRA SILENZIOSA IN VENEZUELA

Pedro è uno dei due milioni di giovani che negli ultimi anni sono emigrati dal Venezuela. La diaspora venezuelana non conosce confini. Nuova Zelanda, Germania, Australia, Argentina, Spagna, Stati Uniti, persino Egitto ed Haiti sono destinazioni da considerare quando a spingere fuori dalla propria patria è la paura. Secondo l’Osservatorio Nazionale della Violenza, dal 2001 al 2016 il terrorismo ha ucciso 108.594 persone in tutto il mondo. Nella sola Venezuela socialista, dal 2001 al 2016 ci sono stati 276.562 omicidi. Soltanto nel 2016 il tasso di omicidi è stato di 96 morti ogni 100.ooo abitanti. I numeri di una vera e propria guerra.

OPERATIVO DI SICUREZZA PER REPRIMERE L’OPPOSIZIONE

Caracas è la città più violenta del mondo. Nonostante il clima mite durante tutto l’anno, le strade rimangono deserte alle sette di sera. Una metropoli di circa sette milioni di abitanti nelle cui notti si sentono l’abbaiare dei cani e il canto degli uccelli, ma anche spari e pochissime automobili che sfrecciano nel buio. C’è una specie di coprifuoco tacito imposto dalla criminalità. Purtroppo, in tutti questi anni in cui la violenza è aumentata, nella capitale venezuelana non si è mai vista un’operazione di sicurezza simile a quella messo in atto dal governo nelle ultime settimane per reprimere le proteste dell’opposizione nei confronti del governo.

TRA RAPINE E SEQUESTRI

È stato il timore di perdere la propria vita per un paio di scarpe, un cellulare e più recentemente una busta della spesa a far decidere allo scrittore Gerardo e a sua moglie di andare a vivere a Boston, negli Stati Uniti. Quando sono tornati a Natale per trascorrere le feste insieme alla famiglia, rimasta a Caracas, sono stati derubati nel parcheggio dell’aeroporto a colpi di pistola. Il giorno dopo sono ripartiti e hanno promesso, purtroppo, di non tornare.

Così come non potrà mai più tornare la Miss Venezuela e attrice Monica Spear (nella foto). Come ha raccontato Formiche.net a gennaio del 2014, la 30enne venezuelana era a casa per le feste di Natale. Da anni si era trasferita a Miami, dove era diventata un’icona delle telenovelas latinoameriche, tra cui la soap “Passione proibita” trasmessa da Rai Due in Italia. Sui social network, Spear aveva postato fotografie del lago di Mucubaji, la Gran Sabana e della pianura nei Llanos, insieme al marito irlandese Thomas Henry Berry e la loro figlia di cinque anni.

Il 6 gennaio del 2014, nel viaggio di ritorno verso Caracas la macchina ha avuto un guasto e in un tentativo di furto sono stati colpiti da armi di fuoco. Spear e il marito sono morti prima di arrivare in ospedale mentre la figlia è rimasta ferita ad una gamba. Orfana, la bambina ora vive con i nonni negli Usa.

“LA PAURA, UN’ANIMALE PIUTTOSTO INTERESSANTE”

A marzo, una banda di delinquenti chiamata “Los Cachorros” (I Cuccioli) ha ucciso a pugnalate due militari a Sabana Grande, un quartiere centrale di Caracas. Secondo Mariana, una giovane di 30 anni, mamma e chavista, la società è degenerata in Venezuela non per colpa del progetto socialista ma per la mancata umanità degli stessi venezuelani. Mariana ha un tatuaggio con la firma di Chávez sul polso destro. Nemmeno quando suo zio è stato rapito per tre giorni si è pentita del suo sostegno imperterrito a favore del presidente socialista.

Tibisay, invece, è una signora di 78 anni che partecipa ad ogni marcia dell’opposizione. Vive da sola a Catia, un quartiere popolare della città, con due cani. Gli animali, che continua ad avere in casa perché pensa siano una forma di sicurezza, sono diventati molto violenti negli ultimi mesi perché – come d’altronde anche lei – mangiano poco. Tutti i mobili di casa sono morsi e i cani hanno spesso mal di stomaco per il legno, la plastica, i vestiti e le riviste che divorano. Tibisay però non vuole disfarsi di loro. Come Lydia Cacho, giornalista e paladina dei diritti delle donne in Messico che crede che non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura: “La paura è un animale piuttosto interessante – dice Cacho-. È come un cane. Se la maltratti, ti morde, ma se cerchi di capirla e l’accogli in casa tua, può anche proteggerti”.

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