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Programma Difesa M5S, analfabetismo strategico e bufale su F-35

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La bozza del programma di Difesa e sicurezza del Movimento Cinque Stelle contiene talune proposte condivisibili, quali il rafforzamento della sicurezza informatica e dell’intelligence. La sua credibilità è però compromessa da uno “scivolone” concettuale che dimostra come il movimento non abbia difficoltà solo con la geografia e la sintassi, ma anche con la storia militare e la strategia.

Gli F-35 vengono contestati perché sarebbero “armi offensive”, incompatibili con il “ripudio” costituzionale della guerra. Varie puntualizzazioni vanno fatte al riguardo. La “guerra ripudiata” è quella di aggressione, volta a occupare territori e a colpire la libertà di altri popoli. Poi, i Costituenti furono ben consapevoli che legittimo era l’uso della forza effettuato ai sensi del capitolo VII della Carta dell’ONU, organizzazione internazionale, in cui ritenevano che l’Italia avrebbe dovuto partecipare. Infine, l’art. 11 della Costituzione parla anche di giustizia: l’uso della forza è legittimo per realizzare la giustizia internazionale, non solo per l’autodifesa individuale e collettiva, attaccando quindi l’“ingiusto”, cioè il colonialista e secondo l’interpretazione marxista-leninista, l’imperialista e capitalista che opprimeva le masse proletarie anche dell’Occidente.

La distinzione fra armi difensive e offensive ha sempre avuto nella storia un significato propagandistico. Di per sé non ha senso. Qualsiasi operazione militare comporta un insieme di atti tattici di attacco e di difesa. Offensivi o difensivi sono gli obiettivi politici e, al limite, gli assetti generali delle struttura e dello schieramento delle forze. Nel primo caso, mirano a modificare lo status quo; nel secondo, a mantenerlo. Solo nel caso delle armi nucleari strategiche la distinzione ha un significato e, infatti, è alla base degli accordi fra Washington e Mosca. I sistemi antimissili sono tecnicamente difensivi, ma politicamente e strategicamente possono essere offensivi, poiché mutano i rapporti di forza. Basti pensare alle polemiche sullo schieramento di sistemi antimissili NATO in Europa centrorientale e di quelli THAAD in Corea del Sud.

Di fatto, nella propaganda, armi offensive sono sempre quelle del nemico; difensive sono le proprie. La stessa logica è utilizzata per convincere i cittadini ad acquistare i buoni del Tesoro per finanziare il proprio sforzo bellico. Il termine “difesa della Patria” è molto più pregnante di quello di “sconfitta del nemico”. Tale logica risuona anche nell’“Inno del Piave”. Decidendo di attaccare l’Austria il 24 maggio 1915, si dice che l’Esercito deve “creare contro il nemico una barriera”, non travolgerne le forze e puntare su Vienna, come sarebbe stato auspicabile.

Criticare gli F-35 perché sarebbero offensivi è una sciocchezza. Questo beninteso non esclude una discussione del programma per il suo costo o per la sua priorità rispetto ad altri. C’è da augurarsi che anche altri punti del programma scelto nella rete da poco meno di 20.000 sostenitori del movimento si basino su valutazioni più accurate.

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