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La lezione per l’Occidente che arriva da Manchester

Theresa May

GRAN BRETAGNA, CUORE DOLENTE
L’orribile attentato di Manchester è particolarmente odioso perché colpisce un pubblico di giovani e giovanissimi, il futuro della Gran Bretagna. La Gran Bretagna è il cuore dolente dell’Europa Occidentale. L’era dell’ottimismo cameroniano e della Big Society sembra tramontata definitivamente. Gran parte dell’elettorato e dell’establishment però crede ancora nella scelta conservatrice. Non si affida cioè a fughe in avanti (o indietro) di tipo nazional-radical-sovranista. Da qui bisogna ripartire.

LA TEMPISTICA
Non sfuggirà la tempistica dell’attentato di Manchester. Siamo in piena campagna elettorale in UK. E Theresa May ha parlato chiaramente di un periodo pericoloso di instabilità nelle prossime settimane. Inoltre, è in corso il primo viaggio di Donald Trump all’estero, passando per Israele. Dove non mancano le visioni apocalittiche cui il suo predecessore Obama si è sottratto con un abile e cinico gioco diplomatico. Gioco grazie al quale Washington non si è fatta risucchiare nell’escalation contro Teheran nel 2012-2013. Che, per inciso, è stata probabilmente dietro alla difficoltà obamiana di concentrarsi con rigore sul fronte siriano.

SIAMO IN BUONE MANI?
Theresa May non ha ancora avuto una piena investitura elettorale. Quella di Donald Trump invece è acclarata, ma mancano i riscontri interni ai circoli strategici sulla sua capacità di “apprendere rapidamente” il lavoro che gli elettori gli hanno affidato. Un benefit di cui invece avrebbe goduto, e fin dall’inizio, Hillary Clinton. Ragione in più perché il neopresidente faccia presto.

L’ATLANTISMO UNICA RISORSA
Dopo Manchester non è il momento di “sante alleanze” improvvisate, tantomeno con una Russia che agisce da agente disturbatore in sottofondo, soffiando sui sovranismi nazionalisti di stampo ottocentesco che rendono l’Europa piccola e l’Occidente iper-conflittuale. La tentazione in diversi movimenti c’è ed è forte anche per la debolezza di una cosiddetta “sinistra” che di fronte all’orrore balbetta un gergo internazionalista. Come per esempio quando accetta, anche solo per controbatterla, la narrazione che unisce accoglienza degli immigrati al tema del terrorismo.

L’EUROPA E’ SEMPRE PIU’ NECESSARIA
Nella tempesta dei primi anni Ottanta l’accoppiata Reagan-Thatcher seppe tenere la barra dell’Occidente in termini di solidarietà, unità atlantica, ripresa dalla tarda offensiva del sovietismo. Commise però un errore fatale nel lasciare margini eccessivi al fondamentalismo islamico – errore soprattutto reaganiano, ma che Londra non ebbe la forza di contrastare. Oggi un altro binomio lady di ferro+presidente alle prime armi necessita dei consigli di un’Europa forte e sicura delle proprie ragioni storico-strategiche, senza eccessivi rimorsi e tormenti. E proprio in questo momento, la “sinistra post-socialista” che era stata il bastione dell’europeismo fino alla crisi greca, si fa cogliere da scrupoli di ogni tipo. In quell’altra stagione Manchester, roccaforte labour, avrebbe avuto la solidarietà di un vasto “partito di sindaci” di grandi città socialiste. Oggi, invece, è il tempo delle veglie e delle lacrime. Ma non basta più.

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