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Ecco le vere novità che arrivano dalla Camera e dal Campidoglio

Arriva in Aula alla Camera la legge elettorale nel testo approvato dalla Commissione Affari costituzionali. A prescindere dalla valutazione di merito (che si darà alla fine) vi è un aspetto che merita di essere segnalato. Da quanti decenni non si realizzava una convergenza così ampia sulle regole comuni?

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Nell’arco di un mese la sindaca Virginia Raggi ha sottoscritto per due protocolli con Cgil, Cisl e Uil: uno riguardante il personale dell’Amministrazione; l’altro l’assetto, le procedure e i reciproci impegni nel campo delle relazioni sindacali per quanto concerne il complesso delle politiche della Giunta. Certo, le confederazioni sindacali non sono più quelle del bel tempo che fu, ma un’apertura di credito così ampia da parte loro nei confronti di un’amministrazione criticata da tutti è un po’ una sorpresa. Si vede che avranno avuto la convenienza.

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Il Conte Paolo Gentiloni Silverj è veramente un signore. Come presidente del Consiglio sta operando bene, è stimato da tutte le Cancellerie e meriterebbe di continuare la sua opera, con l’educazione, lo stile, il garbo e la competenza che il suo predecessore non aveva. Eppure, è disposto a dire “obbedisco” e a farsi da parte, non appena glielo chiederanno. Se si andrà alle urne in autunno sarà un’operazione rocambolesca che potrebbe interferire con il percorso della legge di bilancio e creare seri problemi al Paese.

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Ha un senso che in politica si debba fedeltà ad una persona pervicacemente convinta che gli interessi della nazione coincidano con i suoi?

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La Suprema Corte di Cassazione ha riconosciuto a Totò Riina “il  diritto di morire dignitosamente”. È una sentenza corretta. La giustizia non ha nulla da spartire con la vendetta e la pena non deve essere crudele anche per i peggiori assassini. Certo, si potrebbe recriminare che, in altri casi, quando il carcerato (o il condannato) non era un capo dei capi di Cosa nostra, ma una personalità politica, la magistratura non è stata altrettanto sensibile. A Bettino Craxi  non fu concesso quel salvacondotto che gli consentisse di farsi operare in Italia. Ma due torti non hanno mai fatto una ragione.

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