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Cosa ha detto Coats a porte chiuse sul Russiagate al Senato?

Giovedì il director della National Intelligence, Dan Coats, nominato dal presidente Donald Trump a capo della struttura che coordinata tutte le agenzie di servizi segreti americani, ha testimoniato davanti alla Commissione Intelligence del Senato.

L’INDAGINE

Coats già la scorsa settimana era passato sotto l’esame di quegli stessi senatori, che stanno conducendo un’indagine approfondita per valutare sia la profondità della penetrazione russa nell’ingerenza durante le presidenziali, sia se c’è stata qualche collusione tra i meccanismi messi in moto da Mosca e gli uomini della campagna Trump – ossia, di fondo, stanno verificando se il presidente attualmente in carica ha vinto le elezioni favorito da una cospirazione orchestrata con la Russia: una questione enorme, e per questo c’è molta attenzione su quest’indagine che giornalisticamente viene definita Russiagate (vi stanno indagando anche l’Fbi e la commissione gemella della Camera).

TRUMP HA FATTO PRESSIONI…

Coats giovedì ha parlato a porte chiuse per circa quattro ore, e questo è un dettaglio non da poco se si considera che il suo nome è tra quelli (insieme al capo dell’Nsa e al suo vice) che sono usciti la scorsa settimana in uno scoop giornalistico del Washington Post che dice: Trump ha cercato di fare pressioni su alcuni alti funzionari dell’intelligence affinché intervenissero sull’ex capo dell’Fbi James Comey (che poi Trump ha esautorato dall’incarico) per fargli allentare la presa sul Russiagate e su uno dei suoi protagonisti, l’ex capo del Consiglio di Sicurezza nazionale Michael Flynn (intimo, fidato amico di Trump). Quello scoop dice anche che il presidente avrebbe chiesto ai funzionari di tenere dichiarazioni pubbliche in merito al suo ‘non-coinvolgimento’ nell’indagine.

… E INTRALCIATO LA GIUSTIZIA?

L’argomento è interessante perché è, insieme a pressioni simili che Trump avrebbe fatto sullo stesso Comey, oggetto di un approfondimento che a quanto pare da altre indiscrezioni giornalistiche, lo special consuel Robert Mueller (nominato dal dipartimento di Giustizia per guidare l’Fbi sul Russiagate) ha in programma di fare, attraverso interrogatori che avranno proprio Coats (e gli altri due leader dell’Intelligence Community dell’Nsa di cui sopra) come protagonisti. Questo significa che Mueller ha iniziato a indagare sul conto di Trump, per verificare se il presidente con il suo comportamento ha cercato di ostacolare il corso della giustizia. Sembra quasi inutile aggiungere (se un po’ s’è capito del carattere di Trump) che il Prez non ha preso troppo bene quest’evoluzione che lo riguarda e giovedì ha sparato tre tweet velenosi tornando sul classico claim “è una caccia alle streghe”.

L’AUDIZIONE DI POCHI GIORNI FA

La scorsa settimana, Coats e il capo dell’Nsa Mike Rogers erano già apparsi davanti alla Commissione Intelligence del Senato, e alle domande a proposito delle conversazioni tenute con il presidente sul Russiagate – ossia, i senatori volevano capire se era vero quanto riportato dai giornali sulle richieste di Trump – si erano rifiutati di rispondere perché l’audizione era pubblica e di certe cose non se ne poteva parlare davanti alle telecamere; alla richiesta specifica del repubblicano Marco Rubio, Coats ha detto “non mi ero preparato per rispondere a questo genere di domande”. Il capo del Dni, che dei due è il più intimo di Trump, aveva però sottolineato che mai, in nessun modo, si era sentito sotto pressione da parte dello Studio Ovale; lo stesso aveva fatto successivamente Rogers. Probabilmente la commissione ha chiesto un approfondimento a porte chiuse per saperne di più.

 (Foto: Wikipedia, il giuramento di Dan Coats come Dni)

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