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Trasporti, ecco perché pure il Garante sbuffa contro la scioperite dei sindacati

Per un’autorità che prova a sparigliare le carte c’è sempre qualcuno che difende lo status quo. E’ successo ieri mattina in occasione della presentazione della relazione annuale del Garante degli scioperi è andato in scena più o meno questo copione.

NUOVE REGOLE…

Alla Camera, Giuseppe Santoro Passarelli, che ha preso il posto di Roberto Alesse alla guida dell’authority, ha sollevato un problema: in Italia ci sono troppi scioperi e troppo spesso vengono infrante le regole. Tradotto, ognuno fa come vuole (lunedì, per la cronaca, è in programma a Roma una sciopero dell’Atac). I tempi “sono maturi per una nuova regolamentazione degli scioperi nei servizi pubblici essenziali basata sulla rappresentatività dei sindacati. Senza voler pregiudicare il diritto costituzionale dei sindacati a poter proclamare lo sciopero sarebbe opportuno collegare il potere di proclamazione dello sciopero, nel settore dei servizi pubblici essenziali, al raggiungimento di parametri di rappresentatività“. In pratica, incrociare le braccia solo se si è sufficientemente rappresentati, non se si è una sparuta pattuglia. ma bisogna mettere mano alla legge 146 del 1990 “che proprio quest’anno compie 27 anni”, ha ricordato Passarelli.

VECCHI MURI

Passarelli non si è certo sbilanciato, d’altronde cambiare le leggi spetta a chi governa. Eppure la relazione è parsa ai più come un assist a chi, nell’esecutivo, caldeggia una correzione dell’attuale legislazione, come il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. Chi ha fiutato aria di cambiamento è Susanna Camusso, leader della Cgil. Per la quale non bisogna “assolutamente intervenire sul diritto di sciopero”, visto che il grosso degli stop, per esempio nel settore dei trasporti deriva “dalla mancata retribuzione dei lavoratori e dal mancato rinnovo del contratto”. E’ un no a qualsiasi intervento migliorativo della legge. Sì. “Mi paiono tutte ragioni rispetto alle quali non c’è alcuna motivazione che possa far intervenire sul diritto di sciopero. Diversamente, e lo abbiamo già detto in tante occasioni, ritengo che bisogna accelerare e trasformare in legge la rappresentanza”.

I NUMERI

Ma pro o contro un cambiamento della legge, bisogna fare i conti con la dura realtà degli scioperi, mitigata in parte dall’azione dell’Authority. Che restano piuttosto elevati nel settore del servizi pubblici essenziali: le proclamazioni di sciopero sono salite a 2.352 nel 2016 rispetto alle 2.261 dell’anno prima. Secondo Passarelli, tale aumento delle proclamazioni dovuto alla crisi non è stato accompagnato da un parallelo aumento degli scioperi, scesi a 840 da 939, a seguito delle revoche prodotte dalle indicazioni della Commissione. La causa maggiore degli scioperi è rappresentata ancora dal mancato rinnovo dei contratti nazionali, seguito dai mancati pagamenti delle retribuzioni ai lavoratori.

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