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Chi ha vinto e chi ha perso le elezioni in Albania

Di Cristian Barbieri

Si continua a votare nei Balcani: dopo Serbia e Kosovo, anche l’Albania è stata chiamata alle urne, domenica scorsa, per il rinnovo del Parlamento di Tirana giunto a fine legislatura.

La consultazione ha visto prevalere con una vittoria schiacciante il Partito socialista di Edi Rama con il 48% dei voti: la formazione di centrosinistra ed europeista ha raccolto la maggioranza delle preferenze in 10 dei 12 collegi elettorali in cui è suddivisa l’Albania. Il centrodestra, rappresentato dal Partito democratico, ha raccolto solo il 28% dei voti, con una flessione inaspettata, mentre un buon risultato è stato ottenuto dal Movimento socialista per l’integrazione, formazione distaccatasi nel 2004 dal Partito socialista, che ha raggiunto il 15% dei voti, migliore risultato dalla sua nascita.

Le elezioni dello scorso 25 giugno hanno avuto un’affluenza del 45%: il risultato più basso della storia delle consultazioni albanesi, con un milione e 500 mila votanti su un totale di tre milioni e 400 mila circa di aventi diritto. Questa bassa affluenza denota un’intrinseca sfiducia verso la classe politica, accusata più volte di corruzione endemica, ma è stata anche correlata da alcuni osservatori alla concomitanza con la fine del Ramadan, giornata festiva per il 60% circa della popolazione albanese di fede musulmana.

UNA VITTORIA CONCRETA

Il premier uscente Edi Rama, ex sindaco della Tirana liberata dal comunismo negli anni ’90, fervente europeista e da molti accostato a figure come Emmanuel Macron e Tony Blair, pare abbia giocato bene le sue carte. Lo scorso marzo, in preparazione alle elezioni, Rama aveva promosso un rimpasto di governo, non facendosi scrupoli a sostituire, tra gli altri, anche il suo fido ministro Saimir Tahiri, reo di avere presunti legami con la criminalità organizzata.

Il mese scorso invece, in piena campagna elettorale, Rama ha gestito bene la crisi che aveva portato l’opposizione a minacciare il boicottaggio delle elezioni. Sostenuto anche da Unione europea (Ue) e Stati Uniti, il premier ha deciso di rinviare di una settimana le elezioni inizialmente previste per il 18 giugno al 25 dello stesso mese; una scelta rivelatasi azzeccata.

Al secondo mandato consecutivo da primo ministro, Rama potrà contare sulla maggioranza assoluta in Parlamento: i socialisti dovrebbero avere infatti almeno 75 seggi su 140 totali. Questo risultato permetterà al partito di Rama di governare senza bisogno della storica alleanza con il Movimento socialista per l’integrazione: per quanto le idee condivise siano molte, la formazione di scissionisti è un collaboratore scomodo per il premier perché tende a promuovere un sentimento avverso ai partiti tradizionali.

IN CAMMINO VERSO L’EUROPA

Una spinta positiva per l’Europa e verso l’Europa; il risultato delle urne porterà molto probabilmente stabilità al Paese adriatico per i prossimi quattro anni, il che permetterà conseguentemente di continuare a passo spedito il cammino europeo presente nei programmi dei due maggiori partiti albanesi.

L’adesione all’Ue è molto ambita dai cittadini albanesi, e appare un traguardo sempre più a portata di mano dopo un 2016 lodato dagli osservatori e ricordandosi che dal 2019 il blocco delle nuove membership dovrebbe giungere a conclusione.

Nell’ultimo report annuale  della Commissione europea, l’Albania ha fatto registrare passi avanti nei negoziati relativi ai 35 capitoli in cui è ripartita l’implementazione dell’acquis europeo.

Una delle richieste più stringenti, la comprensiva e profonda riforma costituzionale di un sistema giudiziario ritenuto carente e facilmente corruttibile, è stata realizzata lo scorso anno e i suoi frutti iniziano ad essere evidenti. Nella lotta alla corruzione rimangono molte lacune, ma a livello legislativo un forte impulso a riguardo è dimostrato dalla recente adozione della legge per la protezione dei whistleblower, di cruciale importanza in un Paese in cui la forte identità e compattezza culturale rendono difficili lo svolgimento delle indagini.

Nella lotta al terrorismo, l’Albania – da cui si stima circa 150 cittadini siano partiti come foreign fighter in Siria – ha un ruolo chiave come partner nel Mediterraneo e membro Nato. Molti, infatti, sono gli scambi di informazione giornalieri con autorità italiane ed europee – Europol su tutte -mentre recentemente una svolta nello scambio di dati sensibili è arrivata grazie ad un trattato di cooperazione firmato a marzo fra Tirana e Bruxelles.

L’Italia, anche attraverso le dichiarazioni del ministro degli Esteri Angelino Alfano, è tra le più ferventi sostenitrici dell’ingresso dell’Albania nell’Ue, dimostrando il suo impegno verso i Balcani anche nella preparazione del meeting intergovernativo del Processo di Berlino che si terrà il prossimo 12 luglio a Trieste, dove l’Albania sarà presente con Edi Rama, rappresentante di un Paese sempre più compatto verso il futuro europeo.

Cristian Barbieri è Assistente alla Ricerca del Programma Sicurezza e Difesa dello IAI (Twitter @Barbiericr)

(Articolo tratto dal sito AffarInternazionali)

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