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Matteo Renzi e quelle domande senza risposta sulle banche popolari

Già da tempo, dato il gran battage pubblicitario, fra anticipazioni e annunci, si aspettava l’uscita del libro di Matteo Renzi: chi scrive lo attendeva con grande premura, in particolare per quanto riguarda il tema delle Banche popolari, con la speranza di poter finalmente trovare le risposte alle molte domande che da anni si attendono dall’ex premier sull’argomento.

Purtroppo, così non è stato.

Anzi, invece di fornire i chiarimenti che da più parti e reiteratamente sono stati posti, il libro si preoccupa solo di ripetere per l’ennesima volta la “bufala”, ogni volta puntualmente smentita, di un fantomatico, inesistente decreto Draghi-Ciampi di riforma delle Popolari.

Che il Presidente Ciampi abbia sempre guardato con favore ed attenzione al mondo delle Banche popolari, essendo peraltro anche stato promotore, realizzandola, della legge del 1992 che ne consentì la quotazione dei titoli, non è un mistero per nessuno e io stesso l’ho più volte evidenziato e scritto all’ex premier.

Dispiace, dunque, non trovare le risposte alle richieste di chiarimenti circa gli aspetti ancora oscuri di una Riforma – forse anche necessaria ma sicuramente sbagliata nel metodo e negli strumenti utilizzati – che provengono non solo dal mondo delle Popolari ma anche dalla stampa e da diversi parlamentari.

Basta consultare gli atti di Camera e Senato, oltre ad una mole impressionante di articoli comparsi in questi anni sulla stampa, per avere un’idea anche solo di alcune delle domande rimaste ad oggi inevase:

Il provvedimento riguardante le Popolari è stato o no “caldeggiato” dal Fondo monetario internazionale e inserito nel pacchetto delle misure che lo stesso premier Renzi avrebbe garantito alla Troika?

La riforma delle Popolari è stata “resa necessaria” anche per salvare MPS con Ubi “alleato naturale”?

E’ stato dato corso e con quale esito alle rogatorie internazionali richieste dalla Procura di Roma?

Quali sono i motivi che hanno reso necessario secretare il verbale dell’interrogatorio dell’allora Presidente del Consiglio?

C’è stato un collegamento o no fra l’acquisto delle azioni di Banca Etruria e il fallimento della società Eutelia?

E’ stata fatta la necessaria chiarezza sul ruolo svolto nella vicenda da alcuni finanzieri italiani operanti sul mercato londinese?

Quali esiti hanno avuto i 15 filoni di indagine aperti dalla magistratura? Che fine ha fatto l’indagine aperta dalla Consob?

Quali sono i 25 fondi e con quali strumenti finanziari hanno posto in essere le operazioni speculative?

L’Autorità di vigilanza ha ampliato la propria indagine alle operazioni in derivati? Qual è stata l’entità di queste operazioni? In quale periodo sono state poste in essere?

La lista potrebbe continuare ma su queste e altre domande il silenzio continua ad essere assordante.

Mi auguro che questi quesiti possano trovare una risposta nel prossimo libro di “memorie” dell’ex premier. È tradizione della politica, specialmente internazionale, che gli ex politici che hanno svolto ruoli di rilievo nel loro paese, una volta libera da impegni, occupino il proprio tempo con libri di memorialistica che servono loro, non tanto per raccontare storie inedite, ma per dare un senso e una giustificazione delle loro sconfitte.

Giuseppe De Lucia Lumeno, segretario generale associazione nazionale fra le banche popolari

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