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Il secondo semestre dell’anno sarà più duro sul mercato automobilistico statunitense a conferma che il picco del ciclo è stato superato. Parole e musica del top management di General Motors che a Detroit ha presentato i conti della seconda trimestrale (chiusa con un utile netto in calo del 42% a 1,7 miliardi di dollari) tratteggiando un quadro che è lecito pensare si ripercuoterà inevitabilmente su tutte quelle case che hanno negli Stati Uniti un importante mercato di riferimento. Ivi inclusa Fca, che ha negli Usa la sua roccaforte mondiale e che proprio domani presenterà i conti della seconda trimestrale.

“Sia la produzione che i guadagni caleranno nella seconda parte del 2017”, ha spiegato il cfo di General Motors, Chuck Stevens, facendo notare come Gm ha programmato 13 settimane di inattività nel secondo semestre in modo da smaltire un po’ di scorte e nello stesso tempo ristrutturare alcuni di questi impianti per la produzione di Suv e pickup (i modelli più richiesti sul mercato statunitense).

Entrando nel dettaglio dei conti, invece, gli utili netti di General Motors sono calati del 42% a 1,7 miliardi di dollari nel secondo trimestre, soprattutto a causa dei costi straordinari di ristrutturazione (770 milioni di dollari) legati all’uscita dal mercato europeo (il colosso di Detroit sta completando il processo di cessione di Opel a Psa).

I profitti si sono così attestati a 1,89 dollari ad azione, 20 cent più delle attese degli analisti. Se si escludono questi costi, il trimestre si sarebbe concluso con un utile di 2,4 miliardi, in calo di solo l’11% rispetto al 2016. I ricavi sono arretrati dell’1,1% a 37 miliardi di dollari ma questo non impedirà all’amministratore delegato, Mary Barra, di continuare la sua opera di razionalizzazione del business nel tentativo di dare maggior spinta al titolo a Wall Street.

“Continueremo a trasformare Gm in modo da capitalizzare le opportunità di crescita e da restituire più valore agli azionisti”, ha spiegato Barra, consapevole che il titolo di Detroit ha avuto una performance inferiore a quello dell’indice S&P del settore.

In particolare nel secondo trimestre Gm ha venduto in totale 725mila vetture negli Stati Uniti e 879 mila unità nell’intero Nordamerica, in virtù di un incremento del 24% dei crossover, che hanno messo a segno il risultato migliore di sempre. A livello globale, le vendite retail sono state 2,34 milioni e la quota di mercato è stata del 10,2%, mentre quella negli Stati Uniti del 16,1%. “L’attenzione disciplinata e costante messa sul miglioramento della performance aziendale ha portato a un trimestre e a una prima metà dell’anno solidi”, ha spiegato Barra.

Intanto l’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, (nella foto), ha reso noti i conti della seconda trimestrale del Lingotto; sarà interessante capire se il quadro delineato da Barra sarà condiviso anche dal numero uno della casa automobilistica italo-statunitense.

(Articolo pubblicato su MF, settimanale diretto da Pierluigi Magnaschi)

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