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L’Italia, il rischio disgregazione e il compito della classe media

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E’ un’Italia che rischia di disgregarsi. Se guardiamo la carta geografica, le differenze tra le diverse aree si sono accentuate. Un nord sempre più europeo, seppure con qualche zona di sofferenza. Un centro che ha riscoperto, nel “made in Italy”, antiche vocazioni risorgimentali. Quasi la riproposizione della “consorteria” di una volta, che fu forza consistente nell’epoca di Cavour. Un Mezzogiorno decisamente fuori dal radar, sebbene con qualche piccolo segno di risveglio.

E’ la stessa unità politica del Paese che rischia di perdersi. Mentre i suoi confini sono insidiati da una presenza straniera che non concede sconti e fa valere tutta la sua potenza di fuoco. Il caso francese ne è solo l’ultima dimostrazione. Quasi inavvertitamente stanno tornando i tempi di Nicoló Machiavelli nella disperata ricerca di quel Principe “che non c’è”. Di quel soggetto in grado di erigere una barriera che eviti che si inveri la vecchia profezia di Metternich, secondo il quale l’Italia era una semplice “espressione geografica”.

Ma quel principe moderno altro non può essere che il partito politico. O meglio una forza – qualunque ne sia la forma che possa assumere – in grado di interpretare le pulsioni profonde del popolo e trasformarle in una forza organizzata, capace di resistere alla deriva che si preannuncia. E’ forse giunto il momento per le stesse forze che si ispirano ai principi liberali di leggere o di rileggere, in chiave moderna, alcuni scritti di Antonio Gramsci. E di meditarvi con la necessaria attenzione.

La sua concezione del partito – appunto come “moderno principe” – trascendeva gli insegnamenti e la metodica della Terza Internazionale per affondare le sue radici nei limiti del Risorgimento italiano. Il partito era lo strumento di emancipazione della classe operaia. Ma la necessità della sua presenza era vista in una chiave nazionale. Come tale destinata a prevalere, nel contrasto con lo stesso Togliatti, nel momento in cui il rapporto con l’insorgente stalinismo diventava conflittuale. Le trasformazioni sociali in atto, che hanno portato al “trionfo della borghesia”, non hanno fatto venir meno queste elementi fondativi. Ancora oggi il “moderno principe” rimane l’infrastruttura indispensabile per la difesa dei grandi interessi nazionali.

Sebbene la classe media italiana sia, oggi, maggioranza assoluta del Paese, essa non ha tuttavia lo strumento per tradurre questa sua forza oggettiva nel necessario deterrente, contro le pretese o l’indifferenza degli altri. Vedi l’Europa e l’immigrazione. Le sue fratture interne di tipo ideologico, figlie di un tempo arcaico, che ancora la dividono, ne impediscono l’amalgama politico, trasformando l’Italia in terra di conquista. Com’era, appunto, al tempo del Machiavelli. Nuovi Papi stranieri ne contendono le spoglie – quelle ancora appetibili – mentre il resto è lasciato alla sua logica consunzione.

Si può reagire di fronte a simili pericoli? Non sarà facile, ma il passaggio obbligato è quello di una preventiva presa di coscienza. Dobbiamo consegnare al passato le vecchie divisioni, isolando coloro che le agitano in modo strumentale, alla ricerca di una piccola rendita di posizione. Lo stesso richiamo all’antifascismo, quando assume la virulenza irragionevole, fa parte di questo triste armamentario. E’ tempo, anzi siamo in ritardo, per ricordare a tutti la ragionevolezza storica dell’insegnamento di Renzo De Felice, e farne tesoro.

Comunismo e fascismo sono stati il nerbo del ’900. La loro dialettica ha prodotto immani tragedie che è indispensabile considerare con il necessario distacco, senza volerle far rivivere nella prospettiva futura. Oggi i problemi sono d’altra natura: figli di una discontinuità profonda, nel frattempo intervenuta. La classe media italiana ha dentro di sé gli anticorpi necessari per storicizzare il proprio passato. E guardare in avanti. Ponendo al centro della propria riflessione i drammatici problemi del proprio tempo storico. Problemi che richiedono tempo e dedizione. Dai quali non possiamo farci distogliere inseguendo le ubbie di qualche nostalgico del tempo passato. Che vive prigioniero di un mondo che esiste solo nei suoi incubi notturni.

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