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La strage di Bologna e le proteste settarie

Il 2 agosto è una ricorrenza tragica nella storia d’Italia. Nel 1980 un ordigno esplosivo collocato in una valigia nella sala di attesa della seconda classe devastò un’intera ala della stazione di Bologna provocando decine di morti e centinaia di feriti ed invalidi. La rievocazione di quell’evento è divenuto un obbligo morale per la città e le sue istituzioni. Dopo l’incontro riservato alle autorità nella sala del Consiglio comunale, nello scenario di Palazzo d’Accursio ha luogo una manifestazione che arriva puntualmente nel piazzale della stazione qualche minuto prima che alle 10,25 precise (l’ora dello scoppio della bomba) il suono struggente di una sirena dia l’avvio ai discorsi. Di solito parlano il sindaco, il rappresentante del governo e chiude il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime. Da alcuni anni a questa parte il rappresentante del governo (di solito un ministro) viene sonoramente fischiato. Tanto che partecipa soltanto alla cerimonia in Comune.

Quest’anno l’Associazione ha contestato la presenza del ministro designato (il bolognese Gian Luca Galletti) come protesta per le promesse non mantenute da parte di tutti gli esecutivi succedutisi nel tempo. Anzi sono state persino adottate (in una riunione a porte chiuse, sic!) delle forme di contestazione esplicita, consistenti nell’abbandono – in bellavista, davanti alle telecamere – della sala del Consiglio quando ha preso la parola Galletti. I familiari e la loro Associazione hanno senza dubbio delle buone ragioni da far valere (si tratta soprattutto dell’applicazione di norme di risarcimento economico e di protezione sociale), ma, ad avviso di chi scrive (che il 2 agosto del 1980 dirigeva la Cgil dell’Emilia Romagna da pochi mesi), non è giusto che un’Associazione fondata sul dolore e la solidarietà si trasformi in un gruppuscolo settario, in polemica con tutti (compresa la Procura bolognese, rea di essersi permessa l’archiviazione delle indagini sui mandanti).

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Se i familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980 vogliono scoperchiare quella che il loro presidente, il deputato Paolo Bolognesi, ha definito nel comizio “la cupola eversiva” e scoprire finalmente i mandanti di quel tragico atto terroristico, farebbero bene a non accontentarsi della “verità giudiziaria”, ma a chiedere che siano esplorate altre piste, compresa quella indicata con dovizia di argomenti da Rosario Priore nel saggio “I misteri di Bologna”. La versione sostenuta dall’ex magistrato è assai più credibile di quella contenuta nella sentenza di condanna nel processo FioravantiMambro. Ovviamente questa è solo l’opinione di chi scrive. Ma un ex magistrato della competenza, dell’esperienza e della serietà di Priore non avrebbe messo la faccia sulla denuncia di un probabile depistaggio (concetto tanto caro all’Associazione) che è stato alla base delle indagini sulla strage alla stazione.

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“Cari Amici Dell’Esodo, finalmente iniziano le proiezioni in anteprima del nostro film, che ne anticipano una degna distribuzione nelle sale del prossimo autunno/inverno. Il Primo Festival che ospiterà L’Esodo è l’XIII edizione del Santa Marinella Film Festival. La proiezione avverrà il 1° Agosto alle ore 21 presso la casa degli autori del cinema in Via Aurelia 363 – Santa Marinella. Alla proiezione sarà presente il regista produttore Ciro Formisano, l’attrice protagonista Daniela Poggi e altri membri del cast”. Proprio così. Avete letto correttamente il brano tratto da un comunicato delle associazioni di categoria: una delle più grandi e riuscite montature della recente storia della previdenza è salita persino all’onore degli schermi. Per spiegare meglio la trama del film era preferibile un titolo differente. Magari “Audace colpo dei soliti noti”.

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Chi ha scritto il soggetto e la sceneggiatura del film “Esodo”? Cesare Damiano?

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Fa un caldo torrido. Governo ladro!

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