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Giulio Regeni e la verità detta ma non accertata

Regeni

Si è riaperto il caso Giulio Regeni. A fronte di novità (peraltro molto generiche) nelle indagini, il Governo ha deciso di rimandare l’ambasciatore al Cairo. Intanto, da autorevoli fonti giornalistiche Usa (smentite in Italia: incautamente?) si è sostenuto che Obama avrebbe informato l’esecutivo delle responsabilità degli apparati di sicurezza egiziani nella morte del ricercatore. Il dramma di questo ragazzo e della sua inconsolabile famiglia è uno solo: tutti sappiamo chi lo ha torturato ed ucciso, ma la verità ufficiale non verrà mai a galla.

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Stamane mi sono recato in un poliambulatorio della Azienda sanitaria della mia città (Bologna) per un’analisi di routine del sangue e delle urine. Ero prenotato per il turno delle 8,05. Alle 8,20 avevo già finito. Qualcuno potrebbe pensare che questa efficienza sia dipesa dal fatto che siamo in agosto e che in tanti sono partiti per le ferie. La città infatti è abbastanza vuota. Eppure io avevo il numero 24. Ciò significa che c’era – nonostante il periodo estivo – un numero adeguato di operatrici, in grado di sbrigare il lavoro con professionalità, gentilezza e cortesia. Non è detto quindi che la pubblica amministrazione sia ovunque un “cane morto”, nemico dei cittadini. Con il trascorrere dell’età mi sono convinto che la qualità dei servizi pubblici dipende in larga misura dalla qualità della società civile, che è un dato complesso: la risultante di processi educativi, di solidarietà e di cultura che vengono da lontano e costituiscono la fibra di una comunità, i cui componenti conoscono i loro diritti ma anche i doveri. E che imparano a rispettarsi; che in autobus timbrano il biglietto non per timore della multa ma perché si sentono custodi dei beni comuni; che raccolgono le feci del cane che conducono a passeggio perché se non lo facessero incorrerebbero nel biasimo della prima persona che incontrano. Mi sono convinto che, ad un certo punto, queste attitudini finiscono per diventare caratteristiche antropologiche di una popolazione e che contribuiscono moltissimo a fare la differenza nella quotidianità del vivere civile.

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L’Orsa Kj2 è stata abbattuta perché recidiva: aveva ferito per ben due volte degli esseri umani. Nessuno si è chiesto per quali motivi si era comportata così e da quale comportamento umano fossero derivate le sue reazioni violente. Nessuno si è domandato se, per caso, non ci fossero in una tana degli orsetti che attendevano il cibo. C’erano altri modi per neutralizzare l’animale, senza ucciderlo. Ma quattro fucilate sono sembrare la soluzione più facile e meno costosa. Del resto che cosa è un animale ? Una res nullius e basta. Speriamo che giunga presto un’ordinanza che autorizzi la polizia urbana a sparare contro i pirati della strada recidivi e le pattuglie di militari a fucilare sul posto i piromani sorpresi in flagranza di reato.

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