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Che cosa sta combinando Donald Trump

Dimmi chi è il tuo nemico e ti dirò chi sei. Applichiamo per un momento questa saggia regola a Donald Trump, teoricamente l’uomo più potente del mondo.
Da settimane guerreggia (via Twitter) con Kim Jong-un, feroce ed improbabile leader nordcoreano (che non potrebbe nemmeno ordinare un caffè senza il benestare cinese).
Così facendo l’uomo Maga (Make America Great Again) si colloca a quel livello, finendo per ridimensionare se stesso.

È l’ultimo dei pasticci di questo avvio di presidenza caratterizzato da molte sparate retoriche sui social accompagnate da pochi fatti e molte sconfitte politiche (a cominciare dalla débâcle al Senato sull’abolizione della riforma sanitaria di Obama).
Ora Potus (così è chiamato dai servizi segreti) è a un bivio: continuare a cincischiare fragorosamente senza fare nulla di concreto o provare a prendere in mano la situazione.

I segnali sono decisamente contraddittori però. Trump si è infilato nella polemica sui “suprematisti bianchi”, finendo per scontentare tutti, alleati e avversari.
Qui si è vista plasticamente la debolezza dello staff, che non ha saputo minimamente proteggere il Presidente da una polemica sterile e polverosa, ben lontana dalla vere questioni d’attualità.
Al tempo stesso ha consentito al suo nuovo capo di gabinetto, il generale dei marines John F. Kelly, di completare il repulisti negli uffici di più diretta collaborazione, allontanando quello Steve Bannon tanto creativo quanto tossico.
Errori e tentativi di aggiustamento dunque, per un mandato presidenziale che si avvia al primo anno passato alla Casa Bianca con un bilancio modesto (l’economia va bene ma qui poco o nulla contano le scelte di questi mesi). Trump però non è un stupido ed il suo ego monumentale difficilmente sopporterà un fallimento senza combattere.

Per questo dobbiamo aspettarci da lui reazioni forti, che allo stato si possono sintetizzare in una scelta precisa: appoggiarsi ai due più potenti apparati della federazione americana, cioè la finanza e il Pentangono. Jared Kushner e Steven Mnuchin (marito di Ivanka Trump il primo e segretario al Tesoro il secondo, entrambi con una storia importante dentro Goldman Sachs) da un lato.
James Mattis, Raymond McMaster e John F. Kelly (segretario alla Difesa, consigliere per la sicurezza e capo di gabinetto, tutti generali di massimo livello) dall’altro.

Con questi due appoggi forti “The Donald” si avvia all’autunno più difficile della sua breve carriera politica. Basterà? Non è detto. Nel mondo prevale lo scetticismo, ma la mossa non è stupida.

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