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Vaccini, ecco come il Garante della privacy ha stoppato le Asl

L’attuazione della legge sui vaccini si sta rivelando più macchinosa del previsto. Dopo le polemiche sulla costituzionalità di imporre una vaccinazione, dopo le proteste su sanzioni e multe per gli inadempienti, dopo i dubbi sulle coperture finanziare del provvedimento, ora si discute di privacy. Ovvero della possibilità che Asl e scuole si scambino i dati personali – e in qualche caso sensibili – dei bambini per sveltire le procedure. Venerdì è dovuto intervenire il Garante della privacy, che ha chiarito cosa è lecito fare e cosa non lo è. Via libera alla trasmissione degli elenchi degli iscritti dalle scuole alle Asl ma stop al flusso inverso: le aziende sanitarie non potranno comunicare alle scuole l’elenco dei bambini non vaccinati.

COSA PREVEDE LA LEGGE
La legge, in vigore da agosto, impone ai minori da 0 a 16 anni che si iscrivono a nidi, materne, elementari, medie e superiori dieci vaccinazioni: tetano, difterite, polio, haemophilus influenzae B, epatite B, pertosse, morbillo, parotite e rosolia. Chi non si adegua, se iscritto a nidi e materne, non può frequentare, se iscritto alla scuola dell’obbligo viene sanzionato fino a 500 euro. All’atto dell’iscrizione le famiglie devono presentare il certificato vaccinale o quello di esonero firmato dal medico. Vanno bene anche la prenotazione del vaccino o un’autocertificazione, ma in quest’ultimo caso occorrerà produrre i documenti entro il 10 marzo.

A dispetto dell’apparente semplicità della legge, adeguarsi sta risultando piuttosto macchinoso. Prima di tutto i genitori devono essere messi nelle condizioni di sapere quali vaccinazioni devono effettuare, e questi dati sono in mano alle Asl. In teoria, la procedura sarebbe totalmente in carico delle famiglie: il genitore, autonomamente deve mettersi in regola nelle Asl e poi deve presentare la relativa documentazione a scuola. Ma per sveltire le procedure molte Asl hanno iniziato a inviare lettere ai minori coinvolti, indicando a quali vaccinazioni devono provvedere.

COSA HA DECISO IL GARANTE DELLA PRIVACY
Per semplificare ulteriormente l’iter, la Regione Toscana ha proposto due ulteriori passaggi: le scuole avrebbero dovuto trasmettere l’elenco degli iscritti alle Asl e queste ultime, dopo gli opportuni controlli, avrebbero comunicato alle scuole i nominativi dei bambini non in regola con le vaccinazioni. Un modo per consentire che le comunicazioni e i solleciti passassero tramite la scuola e fossero dunque più rapidi.
Il problema è che la trasmissione di dati personali e sensibili fra le pubbliche amministrazioni è soggetto a vincoli di privacy. Ecco perché venerdì è intervenuto il Garante, che ha dato il via libera alla trasmissione dell’elenco degli iscritti alle Asl ma ha stoppato, almeno per il momento, la procedura inversa. Dunque le aziende sanitarie potranno comunicare direttamente con le famiglie inadempienti, ma quei dati non potranno passare attraverso le scuole. Questo perché l’aver effettuato o meno una vaccinazione è considerato un dato sensibile, e come tale soggetto a maggiori restrizioni. In sostanza, il personale delle scuole non è titolato a venirne a conoscenza, almeno secondo l’interpretazione attuale. È vero, infatti, che essendo le famiglie obbligate a presentare i certificati, le scuole possono acquisire i dati sulle vaccinazioni dei bambini, ma il Garante ha specificato che “se il trattamento dei dati sensibili non è espressamente previsto da una disposizione di legge i soggetti pubblici possono richiedere al Garante di esprimersi solo dopo aver adottato una norma regolamentare che specifici i tipi di dati e operazioni resi pubblici”. Traduzione: se le pubbliche amministrazioni si doteranno di un regolamento specifico per potersi scambiare i dati, non è escluso che il divieto possa in futuro decadere.

LE AUTOCERTIFICAZIONI
Infine continua a far discutere la possibilità di iscrivere i propri figli non vaccinati con l’autocertificazione. Il Miur ha diramato una circolare in cui specifica che, per chi non riesce ad accedere alla prenotazione del vaccino, basterà attestare di aver telefonato al Cup (purché, evidentemente, ci siano riscontri) oppure di aver richiesto la vaccinazione all’Asl tramite mail, pec o raccomandata. “È praticamente impossibile non dimostrare la volontà del genitore di voler vaccinare il figlio” ha argomentato il ministro della salute Beatrice Lorenzin, ribadendo la necessità di aumentare le coperture vaccinali. “È un tema di sicurezza – ha proseguito – abbiamo epidemie in corso, il morbillo continua, i dati sono molto allarmanti e nonostante il calo fisiologico di agosto siamo preoccupati per l’inizio dell’anno scolastico”.
Le scuole, dopo il 10 marzo, segnaleranno alle Asl i bambini non in regola, dopodiché dalle Asl partiranno richieste di colloqui e, se le famiglie si ostineranno a non vaccinare i figli, scatteranno le sanzioni.

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